Elezioni palestinesi, terrorismo, diritti umani
una settimana in Medio Oriente vista dal quotidiano gratuito. Con molta disinformazione.
Testata:
Data: 17/01/2005
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: Notizie da Israele e Anp
Lunedi e martedi City dedica mezza pagina alle elezioni palestinesi. Visto lo stile di quand'era in vita Arafat, ci si poteva aspettare di peggio: non ci sono grandi demonizzazioni di Israele, infatti, sebbene l'atteggiamento poco imparziale rimanga sia nei termini ("gruppi radicali" per indicare Hamas e altre organizzazioni terroristiche, "militanti", ecc.) usati sia nel porre le questioni.
Per esempio lunedi scrive:

L'Autorità palestinese ha dovuto accettare questa soluzione imposta da Israele, la stessa che era stata adottata nel '96. Anche allora la percentuale di votanti a Gerusalemme Est fu molto bassa. Ma l'ex presidente Usa Jimmy Carter, a capo degli osservatori internazionali, ha detto "di non aver constatato nessuna forma di intimidazione".
Insomma City vorrebbe dare l'impressione che di Israele non c'è da fidarsi e che farebbe di tutto per impedire le elezioni palestinesi...
Martedi invece nel trafiletto: "Voto difficile con l'occupazione" scrive:

Un giudizio d'insieme positivo quello che gli osservatori europei hanno dato ieri delle elezioni palestinesi che si sono svolte in condizioni rese difficili dalla situazione militare. La delegazione si è dichiarata "soddisfatta", nonostante i problemi riscontrati. Il presidente, Michel Rocard, ha comunque sottolineato la difficoltà di "tenere elezioni democratiche sotto occupazione
Si può facilmente notare una certa ossessione di City di andare a cercare qualcuno che parli delle difficoltà causate dall'"occupazione", senza poi spiegare ai lettori di quali difficoltà si tratta.
Mercoledi mette al condizionale ipotetico le intenzioni di Sharon che, secondo "una fonte della sicurezza israeliana, rimasta anonima",

sarebbe disposto a riconsegnare la maggior parte dei territori occupati al controllo palestinese, ponendo fine ai raid militari e eliminando molti check point, in cambio di un 'impegno al 100%' contro i terroristi.. Dal canto suo Abu Mazen, storicamente il volto moderato della leadership palestinese, tenterà di disinnescare gli estremisti (che chiama 'combattenti per la libertà')"
Se un moderato chiama così gli "estremisti", c'è da chiedersi come li definirà un fondamentalista...
Inoltre il giornale tenta di sminuire la gravità l'esito dell'attacco palestinese confrontandone l'esito con quello dell'operazione di difesa israeliana:

E la sfida di Hamas non si è fatta attendere: ieri sette razzi sono stati sparati contro un insediamento israeliano a sud della Striscia di Gaza, provocando danni ma nessuna vittima (in Cisgiordania, intanto i soldati israeliani uccidevano in una sparatoria due militanti)

Giovedi dà la notizia del "colono ucciso e dei soldati feriti" mentre gli "estremisti della Jihad Islamica hanno sfidato il nuovo presidente(...) e anche Hamas ha lanciato il suo avvertimento" Da notare il peggiorativo per Israele e gli aggettivi edulcorati per i terroristi
Infine venerdi in un trafiletto dal titolo <> inserisce anche Israele pescandolo tra i 60 Paesi criticati:

La tragedia del Darfur e le torture nella prigione irachena di Abu Ghraib. Secondo il rapporto annuale di Human Rights Watch sono i due eventi che più hanno indebolito la salvaguardia dei diritti umani nel mondo. Sotto accusa però le situazioni critiche in almeno 60 Paesi, tra i quali Russia, Cina e Israele.

Naturalmente nessuna citazione, da parte di City, per i Paesi arabi dove vige tuttora la Shaaria e la pena di morte (ANP compresa), per i Paesi dittatoriali come Cuba o il Vietnam, ecc. ecc.

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