La cronaca sull'attentato al valico di Karni manca di un' informazione essenziale
dalla quale non si vogliono trarre sgradevoli conseguenze?
Testata: Corriere della Sera
Data: 00/00/0000
Pagina: 9
Autore: Alessandra Coppola - un giornalista
Titolo: Tornano i kamikaze, terrore in Israele - Tre sigle per una sola sfida
Il CORRIERE DELLA SERA di venerdì 14 gennaio 2005 dedica all'attentato al valico di Karni una cronaca di Alessandra Coppola, "Tornano i kamikaze, terrore in Israele" e un analisi firmata da P.Sal. "Tre sigle per una sola sfida. Il dialogo resta nel mirino".
L'articolo della Coppola non fa cenno all'appartenenza delle Brigate dei martiri di al Aqsa ad al Fatah, il partito di Abu Mazen.
Per scoprire questo fatto così rilevante il lettore che non ne sia già a conoscenza deve leggere l'altro articolo, il quale per altro manca di un'osservazione fondamentale: la strage di Karni dovrebbe spingere almeno a considerare l'ipotesi che la strategia di accordo politico con i terroristi per un cessate il fuoco, promossa da Abu Mazen, sia inattuabile e che non vi sia alternativa all'impiego delle forze di sicurezza palestinesi, per altro ampiamente finanziate dalla comunità internazionale proprio, in teoria, per renderle in grado di assolvere questo compito, contro Hamas, brigate di al Aqsa e altri gruppi "irriducibili".
Ecco l'articolo della Coppola:

— Alzano la posta gli estremisti palestinesi: 120 chili di esplosivo, un camion bomba che fa saltare il muro di cinta, tre kamikaze che penetrano nel fortino e si fanno saltare tra i soldati. Un attacco complesso e ben coordinato sul versante israeliano del valico di Karni, ingresso commerciale alla Striscia di Gaza. Il conteggio, provvisorio, delle vittime è di cinque morti israeliani e quindici feriti, oltre a tre morti nel commando palestinese.
L'esplosione, fortissima, si avverte alle 23, ora locale, le dieci di sera in Italia.
« Un'operazione di martirio » , nella rivendicazione delle Brigate Al Aqsa: due gli « shahid » . Ambulanze e vigili del fuoco provano ad avvicinarsi: non ci riescono.
In azione almeno un altro commando che ha aperto il fuoco contro il check point. Per oltre un'ora è battaglia. Intanto alle agenzie di stampa internazionali arriva anche la telefonata di Hamas e dai Comitati di resistenza popolare.
L'azione è stata condotta sul versante israeliano del valico, in un'ora in cui il passaggio è chiuso, sorvegliato da militari, ma anche da personale civile. A Nord- Est della Striscia, molto vicino a Gaza City, Karni è gestito a metà dagli israeliani e dai palestinesi.
Obiettivo sensibile ( e anche simbolico), è stato più volte colpito da attentati, l'ultimo ad agosto. Al punto che l'architettura e l'organizzazione del transito di merci è fatta in modo da subire i minimi danni in caso di esplosione: hangar senza tetto, edifici bassi e distesi su superfici ampie, cemento rinforzato. Il materiale diretto a Gaza passa da una parte all'altra senza che ci sia contatto tra i due versanti: la merce viene depositata in un'ampia stanza, si chiude la porta sul lato dello Stato ebraico, si apre il cancello dalla parte opposta. Quando i palestinesi hanno finito di caricare il materiale sui loro camion, la barriera si richiude. Tutto sotto il controllo di telecamere. Appena si riapre la porta israeliana i primi a entrare sono gli addetti alla sicurezza, fucile puntato, per assicurarsi che non ci siano « sorprese » .
La tensione era già salita nel pomeriggio ieri a Gaza: nella colonia Kfar Darom era stata fatta brillare un'autobomba. E un'azione in grande stile era comunque nell'aria da giorni.
Il neopresidente Abu Mazen, che si insedierà ufficialmente domani, ha però messo in chiaro anche ieri, in un incontro con il presidente dei Ds Massimo D'Alema, che la via della nuova leadership palestinese è assolutamente pacifica.
« Il suo primo punto in agenda — ha spiegato D'Alema — è la sicurezza » , da applicare a entrambe le parti in conflitto. Su questa via il nuovo leader intende procedere per riaprire il dialogo con gli israeliani. « Incontrerò Sharon non appena avrò formato il governo » ha detto ieri Abu Mazen alla fine dell'incontro con il leader politico italiano.
Qui anche in veste di vicepresidente dell'Internazionale socialista, D'Alema ha visto ieri mattina il leader della sinistra israeliana Yossi Beilin ( grazie al cui appoggio esterno è stato varato il nuovo governo di unità nazionale) e il presidente del Labour Shimon Peres ( da due giorni di nuovo nell'esecutivo e come numero due). Tutte persone, ha lasciato intendere D'Alema, disposte al dialogo e che ora, inaspettatamente ricoprono ruoli chiave nello Stato ebraico: la speranza che si possa aprire una nuova fase nonostante la violenza. In nottata elicotteri israeliani hanno lanciato missili contro un campo profughi a Gaza.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
lettere@corriere.it