Voglio questo e voglio quello!
ripete Abu Mazen, ma le sue preoccupazioni dovrebbero essere altre: un commento di Deborah Fait
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Data: 10/01/2005
Pagina: 1
Autore: Deborah Fait
Titolo: Voglio questo e voglio quello!
Il lupo perde il pelo ma non il vizio e in questo giorno di elezioni nei territori palestinesi abbiamo visto il pellegrinaggio degli osservatori internazionali che pare non abbiano fatto granche' se non andare a sbattere i tacchi e i tacchetti davanti alla tomba del defunto e a rilasciare dichiarazioni di ammirazione per quello che molti definiscono stupidamente "grande esempio di democrazia" per tutti i popoli arabi.
Oltre al prosciutto sugli occhi questi osservatori hanno anche qualche tappo nelle orecchie poiche' non hanno visto ne' sentito gli spari dei gruppi di palestinesi in giro per le varie citta' in cui si votava.
In quale democrazia si va a votare sparando? Ci sono state minacce, ricatti, brogli, gruppi di giovinastri appartenenti a organizzazioni varie che andavano di casa in casa a "consigliare" il voto col Kalashnikof in spalla.
Abbiamo persino visto giovani e meno giovani entrare nei seggi elettorali armati fino ai denti e questo insano particolare ha fatto esclamare a una romantica osservatrice italiana "che fierezza".
Altro che prosciutto sugli occhi, siamo di fronte a un vero e proprio transfer psichiatrico, un amore folle per questo popolo prima inventato e poi adottato dagli europei per poter rompere meglio le scatole a Israele.
Alcuni media italiani, per non venir meno al loro imperituro odio, hanno scritto le solite bugie, hanno avuto la sfrontatezza di informare l'ignaro pubblico italiano, costretto da sempre a bere le piu' grandi palle giornalistiche, che Israele impediva il normale flusso verso i seggi elettorali quando Israele si era gia' ritirato, come promesso, da tutte le citta' palestinesi e, semmai, era di aiuto per i famosi osservatori che non sapevano bene cosa dovevano osservare.
Non hanno mai scritto pero' , questi stessi giornali, delle provocazioni cui i vari gruppi terroristici hanno sottoposto Israele, tirandolo per i capelli, nella speranza di far scoppiare un incidente che avrebbe fatto saltare le elezioni dando tutta la colpa, come sempre, a Sharon e a Zahal.
Attentati, bombardamenti su Sderot, sui Kibbuzim della zona e insediamenti vari, soldati ammazzati e , gravissimo, l'attacco degli hezbollah al confine col Libano, un'aggressione pericolosissima quanto inutile rimasta nei limiti solo grazie al sangue freddo di Israele.
Tutto e' successo , in escalation, in quest'ultima settimana, tutto per ottenere una reazione israeliana, tutto per ritornare al caos tanto caro al defunto, ai suoi protetti e a qualche paese arabo interessato a null'altro che all'annientamento di Israele, il nemico sionista.
E' questo che il mondo chiama "grande esempio di democrazia"?
Si certo, i palestinesi sanno cosa sia la democrazia, ne sentono l'odore che arriva da Israele ma non sanno bene come si ottenga ne' come si pratichi, per troppi anni sono stati sotto il giogo di una delle dittature piu' feroci al mondo e non credo proprio che possa bastare una votazione per trasformare in democratica e civile una popolazione che fino a ieri smembrava esseri umani colle mani nude e portava i bambini a tagliuzzare, con i coltellacci da cucina, i cadaveri penzolanti dai lampioni o saltellava di felicita' alla notizia di una trentina di ragazzini ebrei fatti a pezzi da un kamikaze.
Deve passarne di acqua sotto i ponti per lavare tutta la barbarie e tutto il sangue di cui si sono macchiati.
Abu Mazen ha vinto, tutto come da copione. Certo e' il meno peggio ma anche il demonio sarebbe stato meno peggio del defunto che giace la' a Ramallah dove vanno a sbattere tacchi e tacchetti i suoi ex ammiratori e ammiratrici.
Abu Mazen ha vinto, parla di pace, la sua pace che pretende Gerusalemme Capitale e Israele dietro i confini del 67.
Sara' dura, signor erede del defunto, se, a fronte della buona volonta' israeliana di creare dolore e disperazione portando via gli ebrei dalle loro case e dalle loro aziende e dalla sabbia che hanno amato tanto da farne spuntare fiori, lei non sara' in grado di ammorbidire le sue posizioni ... sara' dura.
Forse lei, dopo tanti anni passati all'ombra del defunto, si sara' convinto che Gerusalemme sia una citta' palestinese ma si sbaglia. Non lo e' mai stata, semmai e' stata per 20 anni giordana, per il resto dei suoi 3000 anni di storia Gerusalemme e' stata ebraica e che vi vivano degli arabi non ne fa una citta' palestinese, anzi, ho il dubbio che i cittadini arabi della Citta' facciano ogni mattina gli scongiuri perche' questo non avvenga mai.
Tanti auguri, Abu Mazen, si ricordi pero' che prima di dire "voglio questo e voglio quello" il suo compito , molto duro, sara' di riportare milioni di palestinesi, resi belve dal suo predecessore, allo stato di esseri umani.