Intervista a Bernard Lewis
il pensiero del grande studioso di Islam
Testata: La Repubblica
Data: 07/01/2005
Pagina: 43
Autore: Susanna Nirenstein
Titolo: Il secolo dell'Euroislam
Protagonista involontario di un clamoroso errore giornalistico del CORRIERE DELLA SERA che gli ha attributo un articolo non suo (sul quale Informazione Corretta aveva a suo tempo espresso riserve) il grande islamista di Princeton Bernard Lewis esprime ora il suo vero pensiero in un'intervista a Susanna Nirenstein pubblicata da REPUBBLICA di venerdì 7 gennaio 2005. Per chi volesse approfondire il pensiero dello studioso segnaliamo, oltre all'imponente serie dei suoi saggi, pubblicati anche in italiano, il volume
pubblicato da Rizzoli "Islam", a cura di Fiamma Nirenstein
Ecco l'articolo:

Ci arrivano via internet il testo di un sermone sullo Tsunami tenuto da Sheik Ibrahim Mudeiris e mandato in onda dalla tv dell´Autorità palestinese ed un pezzo di intervista dell´imam saudita Muhammad Al-Munajjid: sostengono che il maremoto e le sue devastanti conseguenze fanno parte di una vendetta divina per la corruzione operata dall´Occidente (per Mudeiris «dall´America e dagli ebrei») sulle coste dell´Asia. «Incredibili» diciamo mentre li mostriamo a Bernard Lewis, di passaggio a Roma per una breve vacanza (poi volerà per incontri e lectures in Israele ed Oman). Ottantasette anni, professore emerito all´università di Princeton, massimo studioso di storia mediorientale, ascoltato da Washington quanto da alcuni governi arabi, legge attentamente e commenta, «terribili, ma non incredibili».
Professore lei di recente ha detto in un´intervista a Die Welt, che l´Europa "al più tardi entro la fine del secolo, sarà islamica". Cosa voleva dire?
«Che la presenza dei musulmani nell´Europa occidentale sta diventando sempre più importante. E che se questo trend immigratorio e demografico continuerà la maggioranza sarà presto islamica».
Un fatto solo numerico?
«Poiché siamo in democrazia, è probabile che diventi anche un fattore politico».
Non si tratta quindi di un´invasione volontaria paragonabile a quella della Spagna nell´VIII secolo o all´assedio a Vienna del 1683?
«La tendenza ha un carattere evidentemente demografico, ma i risultati sono imprevedibili. Sa come si dice in inglese "The third time lucky", magari la terza volta saranno più fortunati».
Come deve reagire l´Europa?
«Sono uno storico, non un politico. Ma posso vedere gli elementi di frizione».
Ad esempio? Quanto sono compatibili i valori islamici con quelli occidentali?
«Alcuni sono assolutamente incompatibili. La posizione della donna prima di tutto. E´ una differenza profonda a partire dal fatto che l´Islam permette 4 mogli, mentre la cristianità è fin dai suoi esordi monogamica: e credo che questo elemento sia alla base del progresso dell´Occidente».
In che senso?
«Lo scrisse nell´XIX secolo un viaggiatore turco: "paragonata all´Occidente, la nostra società è come un essere umano privato della metà del suo corpo", una metà che per di più è madre dell´altra metà. Kemal Ataturk quando nel 1923 istituì la repubblica turca ed abolì il sultanato, disse subito che bisognava andare verso la parità delle donne. Allora non c´era niente di più rivoluzionario, ma Ataturk affermò immediatamente con poche parole, chiare e semplici, che per raggiungere il mondo moderno c´era bisogno di quella metà della popolazione fino ad allora ignorata. Uno scrittore americano, Henry Louis Mencken, ha detto una volta che ad ogni grande problema della vita c´è sempre una risposta semplice, chiara e sbagliata. In questo caso la risposta di Ataturk al gap con l´Occidente era chiara e giusta».
Non c´è anche il problema della divisione tra potere e religione?
«Mi faccia dire ancora qualcosa sulla posizione della donna. In Inghilterra, e suppongo anche negli altri paesi europei, la poligamia e il concubinaggio sono illegali. Ma se arrivi da un paese dove la poligamia è legale con le tue quattro mogli allora vengono legalizzate. Se sei un immigrato con il permesso di soggiorno puoi venire con la famiglia, ma cosa significa famiglia, 4 mogli e 15 figli? In Olanda c´è stato il caso di un musulmano immigrato senza lavoro che richiedeva un assegno di disoccupazione che tenesse conto delle sue numerose consorti. Stanno ancora discutendo come risolverlo. Voglio dire che il problema non è solo ideale, morale, ma concreto, legale, sociale, economico. E´ un test del tipo di questioni che si presentano all´Europa del futuro: un test per vedere se avrà la meglio il nostro modo di vita o il loro. Perché al fondo il problema è: ci troveremo di fronte a un´Europa islamizzata o a un Islam europeizzato?».
Non crede che anche l´Islam vada lentamente verso la monogamia?
«Poco tempo fa ho letto su un giornale saudita un pezzo in difesa della poligamia: chi scriveva diceva che l´uomo ha un istinto sessuale più forte di quello delle donne, e che per di più la donna è indisponibile per lunghi periodi, o per via delle mestruazioni o delle gravidanze. L´Occidente, asseriva l´autore dell´articolo, affronta la questione con l´adulterio e la promiscuità, "l´Islam, con la poligamia, che è migliore perché rispetta la donna". Insomma forzeranno l´Europa ad accettare la loro poligamia o adotteranno lo stile europeo? E´ un problema fondamentale perché riguarda la sfera privata di ognuno e ha implicazioni e conseguenze legali ed economiche».
E come stanno le cose per quel che riguarda la divisione tra religione e Stato?
«C´è un libro in persiano della fine XVIII secolo di un musulmano indiano di ritorno dall´Inghilterra e la Francia. Andò anche al Parlamento britannico, che descrive come due alberi dai lati opposti della strada, due alberi stracolmi di pappagalli che litigano tra loro, e riflette: gli inglesi non accettano la legge divina, così sono ricorsi a uno straordinario espediente, quello di inventare le loro proprie leggi! Insomma se i cristiani hanno subito distinto tra Dio e Cesare, per l´Islam Dio è Cesare, e governa attraverso i suoi rappresentanti umani».
Che compatibilità ha l´Islam con la democrazia?
«Democrazia è una parola dai molteplici significati. I comunisti tedeschi la usavano per definire la loro Germania, la repubblica democratica tedesca. Franco chiamava la Spagna "democrazia organica"! E tutt´oggi se andiamo a vedere nei nomi delle più sperdute dittature del terzo mondo troveremo spesso l´aggettivo "democratica". Ma se invece "democrazia" vuol dire un governo formale, aperto, civilizzato, limitato, responsabile, allora sì, nell´Islam c´è posto per questa democrazia».
Non ha detto eletto dal popolo.
«L´elezione popolare è uno sviluppo recente. La democrazia per come la intendiamo oggi, ancora di più. La stessa Europa ha fatto poca esperienza della democrazia moderna, per non parlare degli stati dell´Est che in Europa sono appena entrati. L´Islam ha un concetto del governo comunque contrattuale e consensuale. E nella loro tradizione la consultazione era fondamentale».
Consultazione di chi?
«Di gruppi sociali, di capi tribù, di rappresentanti di categorie... e funzionava. Nel 1786, tre anni prima della rivoluzione francese, un inviato di Parigi ad Istanbul mandò una relazione al governo per spiegare come mai la sua missione andasse tanto per le lunghe. Scriveva più o meno "qui non è come in Francia dove il re è padrone e decide tutto, qui il sultano prima di prendere una decisione deve consultare gli attuali alti ufficiali, gli alti ufficiali a riposo, i gruppi sociali". Un principio fondante era il rifiuto del dispotismo. La società tradizionale islamica era autoritaria ma non dispotica».
Quali altri valori ci dividono?
«Dei dieci comandamenti alla base della tradizione giudeo-cristiana, 7 riguardano le persone, 2 Dio (non avrai altro Dio all´infuori di me, e non nominare il nome di Dio invano), uno è a metà (santifica le feste). I principi fondamentali dell´Islam, preghiera, pellegrinaggio, digiuno, fede, parlano tutti della sfera divina, solo la carità si occupa dell´uomo. E´ un focus diverso. Nel medio evo però ci fu un sufi, Sharafadin Maneri, che definì più gravi, da un punto di vista religioso, le offese contro le persone, perché se offendi Dio non fai male a nessuno, mentre se offendi le persone, tu danneggi qualcuno. E questo ha delle conseguenze: nel primo caso ti penti, chiedi il perdono a Dio e tutto finisce lì, se hai fatto un danno ad un uomo, pentimento e perdono sono più complicati. Ma il pensatore era un sufi, assai lontano dalla corrente maggioritaria».
Comunque lei vede compatibilità tra Islam e democrazia?
«Sì».
Le elezioni di dopodomani nell´Autonomia palestinese e a fine mese in Iraq rappresentano l´inizio della democrazia in questi paesi?
«Possono esserlo. Intorno alle elezioni in Iraq ci sono due paure: che non funzionino, questo è un dogma in Europa ed è condiviso anche da una parte dell´America. Nei paesi del Medio Oriente c´è un´altra paura, molto seria: che abbiano successo. Una democrazia funzionante in Iraq sarebbe una sfida terribile alla miserevole collezione di governi corrotti oggi in piedi. Così stanno facendo tutto quel che possono per evitarla».
Esiste l´islam moderato? Quanto è consistente?
«Solo adesso si può iniziare a rispondere a questa domanda. Finora i moderati non hanno avuto libertà di espressione. Abbiamo a che fare con stati che hanno molto a che spartire con la dittatura. In alcuni paesi, come in Giordania, è morbida, in altri, come la Siria, è feroce. Esprimere un´opinione è impossibile, troppo pericoloso. Ero sconcertato quando i giornalisti andavano nell´Iraq di Saddam Hussein e ponevano domande alla gente della strada: quegli inviati o erano stupidi o erano corrotti, o ambedue. Ora è diverso, in Iraq si critica il nuovo governo, l´occupazione americana, si autocriticano, scrivono quel che pensano sui blog... un´esperienza fantastica. Voglio raccontarle un episodio: quando nel novembre 1977 il presidente egiziano Sadat andò in Israele e parlò alla Knesset, il parlamento, i deputati lo ascoltavano in un silenzio perfetto. Poi prese la parola Begin, e ricominciarono col rumore di sempre, brusio, commenti a voce alta, movimenti in sala. Le due guardie di Sadat si guardarono: "ma cosa succede?" chiese uno al compagno; e questo gli rispose: "E´ la democrazia". L´altro, di rimando, sospirò, "Che cosa dolce e meravigliosa"».
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