La protesta dei coloni contro il piano di ritiro da Gaza
il leader del movimento spiega le sue richieste a Sharon
Testata:
Data: 04/01/2004
Pagina: 3
Autore: un giornalista
Titolo: Il fronte dei coloni va alla battaglia finale, ma non è compatto
A pagina 3 IL FOGLIO di martedì 4 gennaio 2004 pubblica un articolo sulla protesta dei coloni contro il piano di ritiro da Gaza.
Ecco l'articolo:Gerusalemme. "Lo transfer", "no al trasferimento", gridavano ieri poche centinaia di settlers sotto un’abbondante pioggia davanti alla Knesset. E’ iniziato così il lungo sit in che durerà tutta la settimana contro il piano di ritiro. Giovani ragazzi con la kippah cantavano canzoni religiose, che inneggiavano alla terra di Sion. Gli organizzatori pensavano di vedere molti più partecipanti, ma a causa del mal tempo, il primo giorno della manifestazione non è stato il successo sperato. Nella stessa mattinata, vicino alla West Bank, disordini. Circa 50 mitnachelim (coloni) hanno tirato pietre contro le forze dell’ordine, che tentavano di evacuare due carovane davanti all’insediamento illegale di Yitzhar. "Dobbiamo disobbedire alla legge per non farci mandare via dalle nostre case, a costo di farci arrestare", ha detto Pinchas Wallerstein, nuova voce dei coloni e capo del consiglio regionale del settlement di Benyamin in Cisgiordania. La sua promessa, appoggiata dal Moezet Yesha (consiglio dei coloni di Gaza, Giudea e Samaria), è stata considerata dal governo come un ulteriore incitamento alla violenza. Il giudice Meni Mazuz, che pochi mesi faaveva accusato la pasionaria Nadia Matar di oltraggio al pubblico ufficiale Yonatan Bassi, responsabile per l’evacuazione dai territori, paragonandolo a un Judenrat, tiene sotto controllo le provocazioni del nuovo leader dei mitnachelim. "L’opinione pubblica israeliana si sta addormentando – spiega Wallerstein al Foglio – dobbiamo svegliarla". Per Wallerstein, Israele non si rende conto delle conseguenze del ritiro, ma una possibile insubordinazione di migliaia di soldati dell’esercito contro il piano dà nuove speranze ai coloni. "Pensano di comprarci coi soldi, ci minacciano dicendo
che se non ce ne andremo ci arresteranno e congeleranno i nostri beni, ma che cosa credono di fare con le ottomila famiglie che hanno deciso di restare? Le manderanno a lavorare in un campo di concentramento?". La manifestazione di qualche giorno fa a Gush Katif, criticata dai superstiti della shoah e da alcuni coloni, con settlers con una stella di David sul petto, sottolineava questo: il piano di evacuazione è paragonabile alla deportazione nazista. "Stiamo parlando di trasferire in maniera forzata parte della popolazione, mi fa tornare in mente quando nel ’38 gli ebrei in Austria e in Germania sono stati costretti a lasciare le loro proprietà. Perché quando si parla dei rifugiati palestinesi e delle loro case si smuove la comunità internazionale, ma quando si tratta di ebrei nessuno fa niente?". Wallerstein però è fiducioso, calmo, dice che i settlers si sono impegnati a portare avanti una resistenza non violenta. "Non siamo noi che incitiamo alla violenza – dice è il governo Sharon che lo sta facendo. Ci vogliono far apparire come pazzi che stanno dividendo la nazione, ma sono loro che la stanno separando".
Il premier israeliano alla conferenza di Herzliya ha detto che il piano di ritiro deve servire a unire la popolazione nell’obiettivo di mantenere la democrazia e il carattere ebraico di Israele. Per i settlers, quelle di Sharon sono parole vuote. Loro vogliono un referendum, nuove elezioni, dicono di aver appoggiato il Likud non per andarsene dalle loro case. "Sharon non può fare di testa sua, deve chiedere alla nazione se è d’accordo". Secondo il quotidiano Haaretz, in realtà, mentre i settlers iniziano ad avvicinarsi al campo di battaglia, la loro unità non è poi così forte come affermano. Molti di loro pensano che i giochi siano già conclusi e circa il 38 per cento dei coloni si prepara ad andarsene senza protestare.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita. lettere@ilfoglio.it