Pio XII: dossier antisemitismo, quarta puntata
quarta puntata dell'ampio dibattito ospitato dal quotidiano milanese
Testata: Corriere della Sera
Data: 31/12/2004
Pagina: 37
Autore: Emma Fattorini - Antonio Carioti
Titolo: Battesimi forzati, il male oscuro della Chiesa - L'autocritica di John Cornwell
A pagina 37 il CORRIERE DELLA SERA di venerdì 31 dicembre 2004 pubblica un articolo di Emma Fattorini, "Battesimi forzati, il male oscuro della Chiesa",il quarto della serie su Pio XII, che riportiamo:
Durante l'occupazione nazista a Roma, sulle porte dei collegi religiosi, in italiano e in tedesco, si poteva leggere: « Questo edificio serve a scopi religiosi ed è alle dipendenze dello Stato della Città del Vaticano. Sono interdette qualsiasi perquisizione e requisizione » .
Gli immobili ecclesiastici erano adibiti a una generale e diffusa ospitalità agli ebrei. Una vicenda di grande interesse, ora studiata anche attraverso ricerche sui singoli conventi che confermano quanto già aveva affermato a suo tempo Renzo De Felice: più di quattromila ebrei rifugiati nelle case dei religiosi. Su 10 mila israeliti iscritti alla comunità romana ( non tutti, dunque, quelli presenti nell'urbe), circa 1250 furono rastrellati, 252 rilasciati, un migliaio inviati ad Auschwitz.
Oltre ai dati quantitativi, il carattere straordinario di questa ospitalità fu la modalità gratuita con cui vennero accolti gli ebrei: il clima di queste improvvisate e inedite convivenze religiose. Fantasia e sentimento, secondo i migliori caratteri della natura italiana, furono l'anima vera di questa accoglienza. Gli episodi e le testimonianze superano l'immaginazione di un codice fatto di regole e di disposizioni: perché non venissero scoperti, gli ebrei spesso indossavano abiti religiosi, si insegnava loro il Padre nostro e accadde che in una ispezione tedesca alcuni furono smascherati perché, pur vestiti da preti, non riuscirono ad arrivare alla fine della preghiera. Si costruivano appositi nascondigli per loro, dove potessero continuare a celebrare il loro culto. In molte occasioni i religiosi cattolici, data l'eccezionalità e l'urgenza del momento, cambiavano le abitudini e i ritmi liturgici del proprio convento.
Insomma, pur senza enfatizzare ed esagerare questi episodi, resta vero che, a differenza della Francia, l'aiuto prestato dai cattolici agli ebrei non era condizionato alla conversione o al ricatto economico. Non si è seguita in Italia, almeno non nel periodo della Seconda guerra mondiale, quella pratica di « salvar e e convertire » , fino alla odiosa requisizione dei bambini ebrei battezzati avvenuta in Francia, su cui sarebbe bene saperne di più. Certo la situazione non è paragonabile. La questione degli ebrei in Francia fu di ben diversa proporzione, per quantità, gravità e durata. La qual cosa rende del tutto convincenti le osservazioni di Giovanni Miccoli — a proposito del documento pubblicato su questo giornale — circa una possibile richiesta di istruzioni a Roma da parte della Chiesa francese. In Francia, probabilmente, gli istituti religiosi furono più rigidi, mentre la vicinanza al Vaticano rendeva quelli romani tradizionalmente più duttili. Del resto, anche se non ci sono a tutt'oggi prove documentarie di un avallo della Segreteria di Stato, è ben difficile continuare ancora a sostenere che Pio XII non sapesse e che l'input non venisse anzi proprio dal Vaticano.
Basti pensare all'utilizzo dei palazzi del Laterano per ospitare attività clandestine.
Ma le disposizioni del Sant'Uffizio sugli « ebrei convertiti » sono il retaggio di un lungo passato. I battesimi forzati hanno radici lontane, nell'idea messianica e millenaria della Chiesa di convertire gli ebrei, ma anche nel bisogno di controllo del potere politico, pensiamo al marranesimo in Spagna. La Santa Sede non si preoccupava solo di accaparrarsi più conversioni possibili, ma anche di disciplinare queste contaminazioni. È un tema, quello delle conversioni, simulate o reali, al centro di una ormai collaudata discussione storiografica, che andrebbe estesa fino a includere l'età contemporanea. Ben consapevoli che per gli storici contemporaneisti è assai più difficile tradurre categorie storiografiche come simulazione e dissimulazione, operando nel campo della libertà di coscienza e del concetto di laicità.
Nella sua storia, lo Stato pontificio, in più occasioni, ha concesso protezioni economiche e sociali in cambio di conversioni. È questo un fenomeno che si incrementò in seguito alla sconfitta di Napoleone nel 1814 e al successivo ritorno del Papa a Roma. Il Sant'Uffizio non ammetteva il battesimo senza il consenso dei genitori, ma lo ammetteva e auspicava in caso di pericolo di vita per il bimbo. E così melanconici e struggenti sono questi racconti sui bimbetti gracili e malati, bocconcini prelibati di conversione. Gli uomini ebrei che si facevano « volontariamente » cristiani, finivano per « offrire » alla Chiesa mogli e figli. Interessanti i casi di resistenza femminile e la sorte di tanti bimbi. L'ordine di rientrare nel ghetto colpì soprattutto gli uomini, che ormai godevano della libertà di uscire per cercarsi un lavoro, mentre le donne e i figli dovevano e preferivano restare dentro. Sulla loro condizione, su cui ormai esistono molti studi ( David Kertzer, I Papi contro gli ebrei , Rizzoli 2002; Marina Caffiero, I battesimi forzati , Viella 2004), si possono trarre i primi bilanci.
Ne emerge una vita vissuta, cangiante e frastagliata, fatta di tante sfumature esistenziali, di una umanità che cercava di sopravvivere nell'anima e nel corpo spesso con identità indistinte, da cui era difficile ritrovare un'appartenenza confessionale pura, quanto piuttosto, addirittura una terza religione. Questa umanità raccontata da tanti storici modernisti — pensiamo agli studi di Anna Foa — dovrebbe essere anche al centro dell'interesse dello storico della religiosità contemporanea, concentrato troppo univocamente sulle decisioni politiche e diplomatiche delle istituzioni.
Della discussione ospitata sulle pagine del Corriere vorrei accogliere il suggerimento avanzato da Giovanni Miccoli, quello di sollecitare più studi sulla sorte dei bambini ebrei, di tutti i bambini, nelle guerre. Penso al caso più noto, quello delle adozioni dei piccoli slavi biondi, resi orfani dai nazisti perché potessero essere germanizzati.
Il permanere di alcune deprecabili leggi del Sant'Uffizio anche negli anni Quaranta del Novecento, più evocate che rigidamente applicate, è certamente un fatto odioso e indifendibile da ogni punto di vista, là dove « la legge della conversione » supera la legge naturale dell'amore per i genitori. Ma quanto sia davvero indicativa di una tendenza generale del silente Pio XII, ancora una volta inchiodato allo stereotipo del cattivo contrapposto al nunzio Roncalli, è difficile da dedurre, almeno da questa vicenda.
Di Antonio Carioti è "L'autocritica di John Cornwell: impossibile giudicare Pacelli", a proposito della ritrattazione dell'autore di un controvero libro su Pio XII, che non è certamente l'unico ad averne denunciato i silenzi sulla Shoah.
Vi sono, sull'argomento libri ampiamente documentati che giungono a conclusioni negative sull'operato di Pacelli, sebbene più moderate di quelle di Cornwell.
Tra questi, anche due citati nell'articolo di Carioti: "I dilemmi e i silenzi di Pio XII", di Giovanni Miccoli e "La Chiesa e lo sterminio degli ebrei", di Renato Moro.
Ecco il pezzo:

Era il più severo accusatore di Pio XII. Cinque anni fa, nel libro Il Papa di Hitler ( Garzanti), imputava a Eugenio Pacelli non solo il silenzio mantenuto durante la guerra sul genocidio degli ebrei, ma anche l'opera svolta in precedenza, come nunzio apostolico in Germania e poi come segretario di Stato della Santa Sede, che a suo dire avrebbe favorito l'ascesa al potere di Adolf Hitler e il consolidamento del regime nazista. Ma ora John Cornwell, che ha appena pubblicato un nuovo controverso libro — The Pope in Winter ( Viking) — sul pontificato di Giovanni Paolo II, sembra aver cambiato idea.
Riferisce l' Economist dello scorso 11 dicembre che lo studioso britannico prende le distanze dal suo saggio più noto, che oggi giudica squilibrato. « Adesso — ha dichiarato Cornwell — sosterrei, alla luce del dibattito e delle nuove acquisizioni che hanno seguito Il Papa di Hitler , che Pio XII aveva una libertà d'azione così limitata che è impossibile giudicare i motivi del suo silenzio durante la guerra, mentre Roma era sotto il tallone di Mussolini e più tardi occupata dai tedeschi » . Non è un'autocritica completa e radicale, come si vede, ma senza dubbio denota un atteggiamento di assai maggiore prudenza rispetto alle tesi aspramente « colpevoliste » del passato.
Fratello del noto scrittore John Le Carré, il cui vero nome è David Cornwell, lo studioso britannico insegna al Jesus College di Cambridge ed è di religione cattolica. Afferma di aver cominciato a occuparsi di Pio XII proprio per confutare le accuse di indifferenza verso la sorte degli ebrei rivolte al Pontefice, ma di essersi poi convinto, consultando i documenti, che le responsabilità di Pacelli erano ben maggiori di quanto i suoi critici avessero fino allora ritenuto. Certo è che Il Papa di Hitler suscitò un vespaio di polemiche, determinate non solo dall'asprezza della requisitoria rivolta contro Pio XII, ma anche da una certa disinvoltura dell'autore.
Emerse infatti nel 2000, dopo la traduzione italiana del saggio ( edito in Gran Bretagna nel 1999), che Cornwell aveva presentato come inediti alcuni documenti, relativi all'attività diplomatica del futuro pontefice presso la Repubblica di Weimar, che in realtà erano già stati pubblicati dalla storica italiana Emma Fattorini nel volume Germania e Santa Sede ( Il Mulino), uscito nel 1992. Nel merito del contendere, tutti gli studiosi più accreditati hanno rilevato le lacune e l'impostazione sbilanciata del lavoro di Cornwell. E alcuni autori lo hanno preso di mira direttamente. Per esempio Andrea Tornielli, il cui libro Pio XII.
Il Papa degli ebrei ( Piemme) si è proposto di demolirne le argomentazioni.
Nel frattempo sono usciti sull'argomento diversi altri saggi: Pio XII e la Seconda guerra mondiale negli archivi vaticani di Pierre Blet ( San Paolo), I dilemmi e i silenzi di Pio XII di Giovanni Miccoli ( Rizzoli), La Chiesa e lo sterminio degli ebrei di Renato Moro ( Il Mulino). Da ultimo Hitler, la Santa Sede e gli ebrei di Giovanni Sale ( Jaca Book).
Evidentemente questa produzione di elevato livello scientifico ha dato modo di riflettere a Cornwell, che ora si dimostra disponibile a rivedere le proprie posizioni alla luce dei fatti.
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