Un presepe che fa disinformazione antiisraeliana
ancora a proposito della barriera difensiva
Testata:
Data: 28/12/2004
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Autore: Gaetano Strano
Titolo: Un presepe che fa disinformazione antiisraeliana
Riportiamo una lettera inviata a Informazione Corretta e al quotidiano LA SICILIA
Nell’ambito dell’iniziativa organizzata dal Comune di Mineo, "Natale nei vicoli", un evento che ormai da diversi anni riscuote un successo sempre crescente, come testimoniato dalle decine di pullman si studenti di molte scuole della Sicilia e dalle migliaia di turisti ammirati dall’atmosfera che si riesce a realizzare con tanti presepi artistici dislocati nei vicoli e negli ambienti più suggestivi che il paese, ricco di storia, arte e tradizioni, offre e a cui si aggiunge un’offerta culturale con musei archeologici, etno-antropologici, archivi storici e da quest’anno l’apertura della restaurata casa natale dello scrittore Luigi Capuana, una nota stonata, secondo me, è quella rappresentata da un presepe in concorso. Andando al di là di quella che dovrebbe essere la caratteristica della tradizione del presepe cristiano mette al centro della scena non l’Evento, cioè la nascita di Gesù, ma un brutto muro in muratura a rappresentare il cosiddetto "muro" fatto costruire dal governo israeliano come misura antiterroristica. Contesto la strumentalizzazione che si è così realizzata seguendo la tendenza degli ultimi anni a introdurre elementi estranei e banalizzanti del messaggio cattolico. Un grande cartellone, intitolato "Un muro di odio", posto davanti al presepe, contiene delle affermazioni per me inaccettabili. Per la verità non di muro si deve parlare ma correttamente di una barriera difensiva, cioè di un reticolato che solo per una piccolissima parte del suo tracciato, il 5%, è costruito in cemento. Lo scopo è impedire l’ingresso di attentatori kamikaze per fare strage di civili innocenti. La disinformazione prodotta da buona parte dei mezzi di informazione e che questo presepe contribuisce a rafforzare, sia pure in buona fede, tende ad invertire le responsabilità finendo per accusare le vittime del terrorismo perché si difendono. La validità della barriera è dimostrata dalla netta diminuzione degli attentati e non è, come invece afferma il cartellone del presepe, un impedimento al dialogo. Piuttosto, come dimostrano le recenti aperture della nuova dirigenza palestinese, un grande ostacolo alla pace è stato rappresentato da Arafat che ha accumulato grandi ricchezze lasciando invece il suo popolo nella miseria ed educandolo alla violenza e all’odio. Una commissione di esperti che ha giudicato sulla qualità dei progetti dei presepi selezionando quelli ammessi al concorso avrebbe, secondo me, dovuto valutare diversamente il presepe in questione, il quale ha prestato poca attenzione all’aspetto artistico mentre molto spazio ha concesso al messaggio che ha voluto esprimere e che io ritengo sbagliato perché rafforza il pregiudizio antiisraeliano.

Dott. Gaetano Strano
Ecco il testo del cartellone che spiegava il presepe:
Visitatore osserva questo presepe:
due sono i popoli protagonisti, Israeliani e Palestina, diversi per tradizioni e costumi, ma accomunati da una sola e tormentata terra, portatrice di vita e di morte.
Un muro separa l’area ricca da quella povera, è la cosiddetta "Striscia della Vergogna", il più grande lager del mondo; quel muro alto fino al cielo dovrebbe difendere i territori israeliani dalle incursioni dei terroristi kamikaze, e tracciare i confini di un ipotetico stato palestinese.
In realtà non è che un ulteriore impedimento al dialogo e al confronto.
Solo l’uomo, creatura mirabile, può decidere di abbattere qualsivoglia barriera, e occhi negli occhi lavorare per la libertà reciproca.
Oggi ci chiediamo: è possibile vivere il Natale?
Le nostre preghiere saranno esaudite?
Solo il tempo potrà darci una risposta, esso porterà la pace?
Se Dio vuole.
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