Un "pacifista" molto particolare
occupato più che altro ad attaccare Israele
Testata:
Data: 28/12/2004
Pagina: 11
Autore: Umberto De Giovannangeli - Michelangelo Cocco
Titolo: Arresto-lampo per il candidato palestinese Mustafa Barghuti - Gerusalemme blindata
L'UNITA' del 28-12-04 pubblica a pagina 11 un articolo di Umberto De Giovannangeli sull'arresto del candidato alle elezioni presidenziali palestinesi Mustafa Barghouti, "Arresto-lampo per il candidato palestinese Mustafa Barghuti". Barghouti è definito "esponente di primo piano del fronte pacifista palestinese", un aggregazione politica che di fatto non esiste, in quanto non vi sono, tra i palestinesi, consistenti gruppi politici che sostengano la necessità di "dolorose concessioni" agli israeliani pur di ottenere la pace. D'altro canto pur opponendosi all'uso della violenza perché controproducente, Barghouti ne rivendica la legittimità e la sua organizzione ha collaborato politicamente con gruppi terroristici, effettuando anche manifestazioni comuni con Hamas.
L'unico senso in cui può essere detto un "pacifista" si riferisce dunque alla sua collaborazione con i "pacifisti" antiisraeliani occidentali, che denunciano uno Stato aggredito dal terrorismo come "nemico della pace".
Un'accezione, come è facile capire, equivoca e propagandistica del termine.
Ecco l'articolo:

Gerusalemme. Le autorità israeliane hanno arrestato per alcune ore un importante esponente palestinese, Mustafa Barghuti, candidato alle presidenziali del 9 gennaio, mentre faceva campagna elettorale nel centro storico di Gerusalemme.
Mustafa Barghuti, lontano cugino di Marwan Barghuti - leader di Fatah in Cisgiordania, attualmente rinchiuso in un carcere israeliano perchè condannato a diversi ergastoli - è esponente di primo piano del fronte pacifista palestinese e nei sondaggi è accreditato al secondo posto (su 7 candidati) dopo il favorito Abu Mazen. Un portavoce della polizia di Gerusalemme ha confermato il suo arresto «per essere interrogato», in quanto «ha il permesso di transitare a Gerusalemme ma non di fermarsi per lungo tempo come pare intendesse fare senza autorizzazione». Mustafa Barguti, 51 anni, è il segretario generale della Iniziativa Nazionale Palestinese, un'organizzazione che si batte per il rispetto dei diritti umani e l'aumento degli standard democratici nei Territori. Era stato già arrestato nel 2001 per essersi recato nel settore est di Gerusalemme senza autorizzazione. Il fermo di Barghuti arriva il giorno successivo all'annuncio del premier israeliano Ariel Sharon di misure per garantire la libertà di movimento dei candidati per elezioni «libere e pulite» del presidente che succederà al defunto Yasser Arafat. Tuttavia, gli elettori palestinesi di Gerusalemme est - il settore arabo della Città Santa, occupata nel 1967 e poco dopo annessa allo stato d'Israele - potranno votare solo via posta e i candidati potranno fare campagna solo in case private e non in luoghi pubblici.
Sharon, intanto, ieri è uscito sconfitto, con 42 voti contrari e 32 a favore, alla Knesset da una mozione di sfiducia presentata dal Partito nalzional religioso. All'origine della mozione vi era la asserita «incapacità » del governo israeliano di diminuire gli incidenti stradali. Per Sharon si tratta solo di un episodio imbarazzante, che non avrà ripercussioni politiche dirette in quanto la opposizione non è riuscita a raccogliere i 61 voti necessari per abbattere il suo governo.
Alla stessa vicenda è dedicato l'articolo a pagina 9 del MANIFESTO "Gerusalemme blindata".
Né il titolo, né il sottotitolo "Mustafa Barghuti arrestato dagli israeliani. vietato fare campagna elettorale nella città occupata" informano dell'avvenuta liberazione di Barghouti.
Né il titolo, né il sottotitolo, né l'articolo informano del fatto che i candidati palestinesi possono svolgere la loro campagna elettorale anche a Gerusalemme, in luoghi privati. L'articolo si distingue per un sistematico uso politico del linguaggio: i palestinesi di Gerusalemme Est non vedranno, attraverso il voto per posta, comunque garantito il loro diritto di voto, senza pregiudicare la difficile questione dello status finale della città, ma saranno "costretti a ricorrere al voto postale per esercitare un loro fondamentale diritto politico", la richiesta da parte di Abu Mazen a Israele di rilasciare tutti i detenuti palestinesi, inclusi quelli responsabili di atti terroristici riguarda un "primo gesto concreto di buona volontà da parte degli occupanti, per far ripartire il dialogo con gli occupati": etichettando continuamente gli israeliani come "occupanti" e i palestinesi come "occupati" il quotidiano comunista suggerisce che i primi abbiano tutti i doveri, i secondi tutti i diritti, anche quando le loro pretese metterebbero evdentemente a rischio, se accolte, la sicurezza di civili innocenti.
Ecco l'articolo:

A differenza del suo lontano cugino Marwan, Mustafa Barghuti non ha mai avuto molte speranze di riuscire a battere Abu Mazen nelle presidenziali del 9 gennaio prossimo. Ma mentre il più famoso prigioniero palestinese qualche giorno fa ha rinunciato a sfidare il collega di partito di al Fatah, con la sua campagna elettorale Mustafa - candidato indipendente a cui i sondaggi attribuiscono un 18% dei consensi contro il 43% del leader dell'Olp - sta mostrando al mondo in maniera clamorosa la brutalità dell'occupazione israeliana dei Territori palestinesi, che va avanti dal 1967. «Abbiamo un mandato di cattura per lei», gli hanno detto ieri pomeriggio i poliziotti prima di arrestarlo davanti alla Porta di Damasco, a Gerusalemme est. Trattenuto per alcune ore, Barghuti è stato infine rilasciato. Ma perché Mustafa è stato portato in commissariato? Il politico e aspirante alla successione di Yasser Arafat stava facendo campagna elettorale a Gerusalemme est, che per il diritto internazionale è occupata da Israele dal 1967, ma che lo Stato ebraico pretende come propria, indivisibile capitale. Per ribadire il loro dominio sulla Città che è santa - oltre che per gli ebrei - anche per i musulmani e per i cristiani, gli israeliani non permetteranno di allestire seggi ai palestinesi a Gerusalemme est, che saranno quindi costretti a ricorrere al voto postale per esercitare un loro fondamentale diritto politico.

«Il signor Barghuti è stato arrestato e interrogato perché ha diritto di transitare attraverso Gerusalemme, ma non di trattenersi nella città», ha dichiarato alla Bbc un portavoce della polizia israeliana. La stessa sorte era toccata qualche giorno fa a Bassam al Salhi, candidato del Palestinian people party, anch'egli a Gerusalemme «senza permesso». È la seconda volta che Barghuti viene arrestato, nel corso di una campagna elettorale che - l'ultima volta l'altroieri - il governo israeliano ha sempre assicurato di voler facilitare, riducendo le restrizioni alla libertà di movimento che quotidianamente migliaia di palestinesi sono costretti a subire. Un paio di settimane fa a Barghuti era andata peggio: oltre al fermo le botte, per aver osato protestare contro i soldati che l'avevano fermato ad uno dei tanti posti di blocco che impediscono la circolazione degli abitanti della Cisgiordania e ne strozzano l'economia. In quell'occasione Barghuti aveva anche accusato il governo Sharon di favorire indirettamente l'elezione di Abu Mazen, garantendo solo al candidato di Al Fatah libertà di movimento e bloccando invece gli altri concorrenti.

Intanto ieri il primo ministro israeliano, Ariel Sharon, ha annunciato un'accelerazione del suo piano di ritiro unilaterale da Gaza, che secondo i palestinesi in realtà mira ad annettere allo Stato ebraico parti della Cisgiordania occupata. La Knesset, il parlamento israeliano, esprimerà l'ultimo voto per la legge che darà il via libera definitivo al progetto nel febbraio prossimo, con quattro mesi d'anticipo rispetto ai tempi previsti. Il ritiro partirà comunque, come stabilito, dal luglio 2005, ma l'anticipo sul varo della legge segnala in maniera evidente la determinazione del premier a portare avanti il progetto.

Nello stesso tempo Sharon ha però ammonito che «l'evacuazione non sarà portata avanti sotto il fuoco nemico», avvertendo i guerriglieri palestinesi che intendessero colpire i coloni in «ritirata» che «la nostra risposta sarà la più severa». Ieri è stato anche il giorno della liberazione di 159 prigionieri palestinesi, tutti detenuti che non avevano «le mani sporche di sangue» e alla maggior parte dei quali non restava da scontare che un mese di carcere. Una liberazione a cui i media israeliani hanno dato grande risalto ma che, secondo il leader dell'Olp Abu Mazen, è molto deludente. Il candidato che con ogni probabilità succederà ad Arafat chiede infatti a Sharon la liberazione di Marwan Barghuti e di tutti i prigionieri dell'intifada, come primo gesto concreto di buona volontà da parte degli occupanti, per far ripartire il dialogo con gli occupati.
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