Affermazione di Hamas alle elezioni amministrative palestinesi
mentre la campagna elettorale delle presidenziali si svolge tra continue violenze
Testata:
Data: 28/12/2004
Pagina: 3
Autore: un giornalista
Titolo: Affermazione di Hamas. Abu Mazen chiede aiuto a Barghouti
IL FOGLIO di martedì 28 dicembre 2004 pubblica un articolo sull'affermazione di Hamas nelle elezioni amministrative palestinesi e sulle difficili prospettive che apre.
Ecco il testo:

Roma. Una campagna elettorale per la presidenza della Autorità nazionale palestinese che si svolge all’insegna delle violenze tra arabi e la netta affermazione di Hamas nel primo turno delle elezioni amministrative segnano l’inizio amaro del cammino di Abu Mazen verso una nomina che tutti danno per scontata, ma che già appare segnata da vistose crepe. Nel silenzio colpevole della stampa internazionale, che sempre ha taciuto le esecuzioni sommarie o legali di "collaborazionisti" palestinesi a opera di altri palestinesi, il livello della violenza di queste settimane nei Territori è diventato tale
che il Centro palestinese per i diritti palestinesi a Gaza (Pchrgaza) ha lanciato un appello ai vertici dell’Anp perché mettano fine "al caos nella sicurezza, che ha raggiunto di recente livelli senza precedenti e puniscano i responsabili di due uccisioni arbitrarie avvenute in città nei giorni scorsi".
Iniziata con la sparatoria da parte delle Brigate dei Martiri di al Aqsa, ramo di al Fath, contro Abu Mazen, due giorni dopo i funerali di Arafat (in cui due guardie del nuovo leader dell’Olp morirono e dieci furono ferite), la campagna elettorale continua dunque a svilupparsi in un intreccio continuo di rese di conti tra clan e fazioni che lottano per il controllo violento di alcune zone del territorio e quindi dei flussi elettorali. La morte di Arafat ha infatti rimescolato le carte delle varie "famiglie" e "fedeltà" e ha fatto cessare quel flusso continuo di denaro che arrivava ai gruppi più violenti e terroristi, spingendoli a procurarsene con altri mezzi, più sbrigativi. In questo contesto non stupiscono quindi né l’affermazione piena dei candidati di Hamas nelle amministrative parziali, che hanno coinvolto 140 mila elettori in 26 municipi, né il fatto che l’Autorità nazionale palestinese si rifiuti di pubblicizzare questo risultato, che ridimensiona notevolmente l’egemonia di al Fatah (che controlla i vertici della stessa Anp). Il ministro palestinese per le Amministrazioni locali, Jamal Shubaki (che a suo tempo sostenne che nella sparatoria che uccise le guardie del corpo di Abu Mazen "si era sparato in aria"), ha motivato questo rifiuto di pubblicizzare i risultati delle liste accampando la scusa che i candidati si sono presentati a titolo individuale e non sotto liste di partito. Ma un’organizzazione giornalistica indipendente l’ha
fatto in sua vece e il risultato spiega bene il perché della censura. Infatti, secondo i dati pubblicati sul sito gestito da giornalisti arabi israeliani "Arabs48.com", i candidati di al Fatah si sono aggiudicati 136
seggi (44,4 per cento), mentre i candidati islamici di Hamas ne hanno ottenuti 109 (35,6 per cento) e personalità indipendenti ne hanno conseguiti 40 (13,1 per cento). L’autorevole Christian Science Monitor conferma questi rapporti, con Hamas oltre il terzo delle preferenze, e le assegna dunque in pieno una vittoria politica, il che delinea un quadro in cui la stessa candidatura di Abu Mazen alle presidenziali del 9 gennaio potrebbe rivelargli qualche brutta sorpresa. Se egli ottenesse infatti soltanto quel 45-48 per cento che gli attribuiscono i sondaggi e che queste elezioni confermano sarebbe obbligato a un umiliante secondo turno che ne decimerebbe le già scarse forze contrattuali sul piano interno. La preoccupazione del quartier generale di Abu Mazen è tale che ieri, appena conosciuto l’esito elettorale, il suo braccio destro e responsabile della Sicurezza Mohammed Dahlan si è recato nel carcere di Beer Sheva per discuterne con Marwan Barghouti. Le stesse fonti palestinesi lasciano chiaramente intendere che di fatto Dahlan, a nome di Abu Mazen, ha dovuto chiedere aiuto a Barghouti, perché è chiaro che dietro la vittoria di Hamas c’è anche una piena intesa con i suoi uomini sul territorio. Insomma, Abu Mazen è costretto a contrattare i propri voti con l’ala filo terrorista di al Fatah, rappresentata da Barghouti, in una trattativa che preclude a quella, ben più dura, che dovrà fare un domani quando sarà eletto, e dovrà allora sdebitarsi con questi suoi "grandi elettori" filo-terroristi.
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