I mali del mondo vengono dagli Stati Uniti e da Israele, il modello da seguire è la dittatura cubana
intervista a un premio Nobel che sragiona
Testata: La Nuova Sardegna
Data: 22/12/2004
Pagina: 5
Autore: un giornalista
Titolo: Intervista ad Alfredo Perez Esquivel
Pubblichiamo la critica a un intervista rilasciata al quotidiano locale di Sassari LA NUOVA SARDEGNA il giorno il 3-12-04 dal Premio Nobel argentino Alfredo Perez Esquivel.
Testo che merita di essere segnalato anche a distanza di tempo, per la grande quantità di luoghi comuni, falsità e ragionamenti inconsistenti che raccoglie.
Nella scia dei Premi Nobel "ben dati", Saramago non è solo.

Il testo è stato segnalato e commentato da Luigi Prato.

Alla domanda "Brutto momento per la pace (quello attuale)", Alfredo Perez Esquivel risponde: "Brutto davvero. Guardo con molta preoccupazione al futuro del mondo perché mi pare che questo momento sia particolarmente critico, particolarmente grave. Non c'è un ordine, non c'è coerenza. Basti pensare ai patti di protocollo ignorati dagli Stati Uniti, all'acutizzarsi dei conflitti in Medio Oriente, alle basi americane dislocate in tutto il Centro America, alle guerre in Africa, ignorate da tutti. C'è una base americana in Ecuador, una base enorme, lo sapeva? Lo sanno in pochi. E a quelli che lo sanno non interessa. E invece dovrebbe interessare. Perché fa parte, anche quella, del progetto degli Stati Uniti per arrivare al controllo del mondo".

Quando gli viene chiesto "Da dove si dovrebbe partire, secondo lei, per aggiustare le cose?", replica: "Il problema principale è quello dell'ingiusta distribuzione della ricchezza. Chi ha troppo dovrebbe abituarsi a contenere i suoi bisogni, a vivere con meno".

Poi l'intervista procede così:

D: Una decisione (quella di accontentarsi di vivere con meno) che parte dal basso, dai singoli.
R: Sì, dovrebbe partire dal basso.
D: Che altro?
R: È un mondo gestito male, gli Stati Uniti hanno uno strapotere che andrebbe controllato, limitato.
D: Non è come dirlo.
R: No, certo, non è come dirlo.
D: Fuori dall'area degli Stati Uniti, ci sono Paesi che porterebbero a esempio di un mondo migliore?
R: Diciamo che Cuba può somigliare a un esempio.
D: Non mi dirà che a Cuba va tutto bene.
R: No, Cuba non è perfetta, però è perfettibile. Molti dei suoi problemi dipendono dall'embargo.
D: La maggior parte dei cubani non sono proprio d'accordo.
R: Sì, però scendono tutti in piazza appena Castro alza un dito. È il padre buono e cattivo, la gente lo teme e lo ama.
In questa intervista, Perez Esquivel ci insegna dunque molte cose.
1) Primo, la pace nel mondo è compromessa dalla presenza delle basi Usa in America Latina (non certo da Bin Laden, dal Al Qaeda, dagli Hezbollah, da Hamas e dalle varie organizzazioni terroristiche che minacciano di insanguinare il mondo; il giorno 11 settembre 2001 per Perez Esquivel non è successo proprio nulla, visto che delle responsabilità dei terroristi non parla mai nel corso di tutta l'intervista).
2) Secondo, l'acutizzarsi dei conflitti in medio oriente è colpa ovviamente della politica americana che ha sempre sostenuto e sostiene lo Stato di Israele (anziché quel sant'uomo di Arafat, altro esempio di padre buono e cattivo amato e temuto dal popolo, se stiamo al metro di giudizio di Perez Esquivel);
3) Terzo, tanti problemi del mondo andrebbero risolti se chi possiede si accontentasse di vivere con minori pretese (un dubbio: questa constatazione Perez Esquivel l'ha per caso rivolta anche a Fidel Castro? Lo ha forse gentilmente invitato a provare a vivere nelle stesse condizioni dei cubani?)
4) Quarto, il modello di Stato ideale è la Cuba di Fidel Castro (i cui unici difetti sono imputabili non certo al dittatore, bensì all'embargo Usa).

Ora, viene da chiedersi: come può un uomo che ha conosciuto la dittatura dei militaristi in Argentina (che, tra parentesi, godette del sostegno politico dell'Urss ai tempi della guerra delle Falkland) scrivere simili scemenze sullo scellerato regime di Castro? Come può un premio Nobel pensare seriamente di proporre quale modello di governo quello di un vecchio rottame arteriosclerotico, che dal 1959 (ossia da 45 anni, l'età del sottoscritto) non ha mai permesso libere elezioni e comanda il Paese con la repressione poliziesca feroce? Con quale impudenza si può traquillamente dichiarare che Castro è amato dal suo popolo, perché quando lui chiama tutti scendono in piazza? Forse che la stessa cosa non si verificava durante le imponenti adunate organizzate da Goebbels nel Terzo Reich quandi parlava il Führer? E con che faccia poi si cita Castro quale uomo di pace, quando alle varie guerre e guerriglie africane Cuba ha dato un consistente contributo di armi e munizioni? E come può un uomo come Perez Esquivel che si dichiara apertamente cristiano, non citare tra le cause del male nel mondo le persecuzioni e lo sterminio dei cristiani nei Paesi islamici? E quanto all'inquietante fenomeno dell'antisemitismo strisciante anche in civilissimi Paesi come la Francia, che riporta alla memoria il ricordo di anni terribili e spaventosi per l'umanità intera e non solo per gli ebrei, com'è che Perez Esquivel non trovi, nel corso di tutta l'intervista, neppure il tempo di farne un sia pure sfuggevole riferimento per includerlo tra le cause che distruggono la pace tra i popoli?

Perez Esquivel fa l'elogio del dialogo come via per risolvere i problemi del mondo. Mi chiedo quale dialogo sia concepibile per gente che (sra)giona alla Diliberto.




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