Lettera aperta al Ministro degli Esteri Gianfranco Fini, in visita alla tomba di Arafat
applaudono i pargoli di Abu Craxi, dissentono le vittime di Arafat
Testata: Libero
Data: 22/12/2004
Pagina: 10
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: Attenzione a onorare la memoria del tiranno in kefiah
A pagina 10 LIBERO di mercoledì 22-12-04 pubblica una lettera aperta di Angelo Pezzana a Gianfranco Fini, Ministro degli Esteri italiano, e sulla sua decisione di recarsi in visita alla tomba di Yasser Arafat.
Ecco l'articolo:

Gentile Ministro Fini,
siamo troppo interessati a che si trovi una soluzione alla intricata vicenda del conflitto israelo-palestinese per non valutare positivamente il suo lavoro alla Farnesina. E, vogliamo riaffermarlo chiaramente, altrettanto positivo è sempre stato il nostro giudizio per le posizioni che lei ha finora espresso nei confronti di Israele e dell'Autorità palestinese. Siamo d'accordo con lei dell'importanza che la visita al Premier israeliano sia seguita da un incontro con quei leaders palestinesi che, come tutti si augurano, usciranno dalle prossime elezioni del 9 gennaio. Incontrarsi con Abu Mazen, con Abu Ala sarà utile se le sue parole daranno una spinta verso la trasformazione dell'Autorità palestinese in senso democratico. Il che vuol dire nella direzione opposta a quella che aveva seguito il defunto Yasser Arafat. Leggiamo preoccupati che è sua intenzione recarsi in pellegrinaggio alla tomba del defunto desposta per un atto di omaggio, come se d'un tratto si fosse dimenticato che è stata l'uscita di scena di Arafat a permettere ai leaders palestinesi moderati di rialzare la testa e di candidarsi a guidare il passaggio alla democrazia e arrivare così alla costituzione dello stato palestinese. Vogliamo pensare sia superfluo ricordarle quanto la politica di Arafat lo abbia impedito e quanto sangue macchi la memoria del rais, primo responsabile dell'intifada che ha portato in Israele il terrorismo suicida alla Bin Laden. Uno stato palestinese indipendente ha senso solo se sarà democratico. E per renderlo tale il gesto meno approppriato sarebbe la venerazione dell'icona Arafat. Ci rendiamo conto di tutte le sollecitazioni che avrà ricevuto, prime fra tutte quelle dei pargoli Craxi, memori di quanto il padre avesse collaborato più che strettamente con il defunto rais nel mettere in fuga e in salvo i terroristi dirottatori dell'Achille Lauro, azione che ci costò la quasi rottura con gli Stati Uniti che ne pretendevano, e con quanta ragione, la consegna. I due pargoli hanno già provveduto alla visita cimiteriale, con tanto di fanfare laudative sulla nostra stampa nazionale, che non perde occasione per ricordare con nostalgia vedovile il defunto rais. Una stampa che sembra già aver dimenticato danni, crimini e furti commessi dal defunto, riportandone alla luce immaginarie virtù di leader in realtà mai possedute. Non si presti a questo sporco gioco, signor Ministro degli Esteri, continui per la strada netta e pulita che ha seguito finora, lasci perdere i consigli di chi vorrebbe il nostro paese schierato a fianco dei dittatori arabi. Se la Farnesina era riuscita con enormi difficoltà a intraprendere un nuova politica estera grazie all'arrivo al governo di Silvio Berlusconi che le impose una sterzata di 360 gradi, non rovini tutto ora che alla guida della Farnesina c'è lei. Persegua la politica dei due stati, uno israeliano e uno palestinese, che è poi null'altro che la politica del governo Sharon, ma stia attento a quel che succede nell'altra parte, quella palestinese. Lì la parola democrazia è ancora una speranza, dopo quarant'anni segnati dalla dittatura di Arafat. Riverdirne oggi la memoria sarebbe l'errore più grande.
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