Antologia della disinformazione
farebbe ridere, se non fosse drammatica
Testata:
Data: 21/12/2004
Pagina: 18
Autore: la redazione - Michele Giorgio - Stefano Chiarini
Titolo: Da Gaza non ci ritireremo mai - Ritiro da Gaza, la minaccia dei coloni - Strage a Najaf, bombe a Falluja
A pagina 18 di LA REPUBBLICA di martedì 21 dicembre 2004 un articolo di Alberto Stabile sulla protesta dei coloni israeliani contro il piano di ritiro da Gaza è intitolato: «"Da Gaza non ci ritireremo mai"». Il fatto che non venga specificato nel titolo che a fare questo annuncio sono stati i coloni potrebbe indurre lettori frettolosi a pensare che sia stato il governo israeliano a smentire l'annunciata decisione di lasciare Gaza. Nemmeno il sottotitolo "Contro Sharon la protesta dei coloni.Giovedì il governo con Peres" scioglie del tutto l'ambiguità del titolo in quanto non collega esplicitamente ai coloni la frase "Da Gaza non ci ritireremo mai".

A pagina 11 IL MANIFESTO pubblica un articolo di Michele Giorgio. Il titolo "Ritiro da Gaza, la minaccia dei coloni", trasforma una protesta non violenta come quella annunciata dai settler in una oscura e non meglio precisata "minaccia". Giorgio afferma, poi che le case dei coloni sono state costruite su terre "strappate ai loro legittimi propietari palestinesi": il che è falso, gli insediamenti non sorgono su terre sottratte a propietari precedenti.

A pagina 7 il quotidiano comunista pubblica un articolo di Stefano Chiarini "Strage a Najaf, bombe a Falluja".
Chiarini scrive che "Il governo iracheno collaborazionista ha accusato dell'attentato i gruppi sunniti più radicali facenti capo ad Al Qaida soffiando sul fuoco dello scontro etnico mentre i leader sciiti di Najaf e Kerbala, sia quelli dei partiti al governo favorevoli alle elezioni farsa del prossimo trenta gennaio come il partito Al Dawa e lo Sciri (il Consiglio supremo della rivoluzione islamica in Iraq), sia quelli che hanno assunto una posizione astensionista come il movimento radicale di Moqtada al Sadr o l'Iraqi National Foundation Congress (composto da 75 movimenti, partiti, associazioni sciite, sunnite, turcomanne, kurde, laiche, nazionaliste arabe e di sinistra) hanno accusato della strategia della tensione in Iraq gli stessi servizi segreti americani e israeliani". Si noti la peculiare logica di Chiarini: i "collaborazionisti" che accusano Al Qaida, che ha per altro dichiarato la sua volontà di colpire il processo elettorale in Iraq e le comunità chi vi prende parte, e il cui fondamentalismo wahabbita è certamente ostile all'"eresia" sciita, "soffiano sul fuoco" dello "scontro etnico", come se accusassero l'intera comunità sunnita. Chi invece, senza alcuna prova e contro ogni logica (l'interesse degli Stati Uniti e di Israele è ovviamente la stabilizzazione dell'Iraq democratico) accusa gli israeliani e gli americani, contrasta una "strategia della tensione" della quale non è nemmeno necessario indicare degli indizi.
Vale a dire: un gruppo terroristico settario, già responsabile della morte di 3000 persone negli Stati Uniti, tenta, con orrende stragi di sciiti iracheni, di scatenare una guerra civile in Iraq. Il governo che sta conducendo il paese alle prime elezioni libere della sua storia denuncia questa strategia.
Ma così facendo diventa, al posto di Al Qaida, il vero responsabile dell'odio etnico. Un comportamento responsabile sarebbe stato, invece, accusare senza prove Israele e Stati Uniti. Siccome questa "verità" è politicamente più conveniente, non occorre provarla. Nè scrivere che alte autorità religiose e politiche sciite come Haidar al Ubaidi del partito Dawa (che dunque non ha preso compattamente la posizione riferita dal giornalista) hanno indicato in estremisti wahabbiti aiutati da ex membri del Baath gli autori delle stragi (vedi IL FOGLIO 21-12-04, "La risposta di Sistani", pag.1).


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