Le trattative di Sharon con i laburisti e il ritiro da Gaza
l'analisi di Graziano Motta
Testata: Avvenire
Data: 17/12/2004
Pagina: 17
Autore: Graziano Motta
Titolo: Sharon stringe i tempi, governo quasi pronto
A pagina 17 AVVENIRE di venerdì 17-12-04 pubblica un articolo di Graziano Motta sulla politica di Ariel Sharon, che riportiamo:
E’ data per conclusa l’intesa fra i due maggiori partiti, il Likud e i laburisti, che rende possibile il governo Sharon-Peres per attuare il ritiro di soldati e coloni dalla Striscia di Gaza e a riaprire il dialogo di pace con i palestinesi.
Le trattative con i capi delegazione sono alle ultime battute, ma non si sa se alla coalizione si unirà almeno uno dei due partiti confessionali del Fronte Unito della Torah e Shas. Questo negoziato si è rivelato più difficile di quanto Sharon prevedesse, ma il premier intende giocare le ultime carte entro domenica per riuscire a presentare un governo con una forte base parlamentare. Al momento con le sole forze del Likud (40 deputati) e dei laburisti (21) il governo ha appena un voto di maggioranza alla Knesset (61 su 120); ne avrebbe altri sei se alla coalizione si unisse almeno il Partito della Torah, tuttora diviso al suo interno. Pare ormai svanita la partecipazione dello Shas (11deputati) che non ha ottenuto una radicale modifica della legge finanziaria e soprattutto non ha attenuato la sua opposizione al disimpegno da Gaza.
Intanto Sharon ha rilanciato il piano di ritiro, definendolo una "occasione storica" per un accordo con i palestinesi, dicendo che Israele è pronto a "concessioni molto, molto dolorose". "Abbiamo l’opportunità di uscire dalla recessione – ha aggiunto -, rafforzare la cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo e cercare una apertura storica nei rapporti con i palestinesi".
Sul fronte interno ai laburisti Sharon ha offerto sette importanti ministeri, ma non è riuscito a ottenere che almeno uno dei notabili del suo partito (Netanyahu, Mofaz, Shalom e Olmert) rinunciasse ai dicasteri chiave dell’Economia, Difesa, Esteri, e alla vice presidenza del consiglio. Così, per conferire a Shimon Peres il ruolo di prestigio che si merita, Sharon ha pensato per lui alla carica di primo ministro ad interim e all’incarico di presiedere al ritiro da Gaza, che verrebbe formalizzato in un apposito ministero. La gestione della politica estera resterebbe quindi soltanto nelle mani di Silvan Shalom in un momento di straordinaria importanza per la prevista riattivazione del dialogo di pace con i palestinesi sponsorizzato dal "quartetto" per il Medio Oriente e con all’orizzonte una conferenza internazionale promossa sia dal presidente egiziano Mubarak, sia dal primo ministro inglese Tony Blair che la settimana ventura verrà nella regione per illustrare l’iniziativa. Un vertice che Dov Weissglass, principale consigliere di Sharon, ieri alla Conferenza di Herzliya sulla sicurezza, ha detto essere composto da "uomini consapevoli della realtà e che comprendono di dover accettare le regole del gioco". Interessante anche il giudizio espresso in questa conferenza, a conclusione di intensi colloqui a Gerusalemme e a Ramallah, dall’uomo nuovo della politica francese, Nicolas Sarkozy: "Il momento è storico ma è troppo presto per dire se porterà la pace o un fallimento. La mia impressione è che Sharon sia al di sopra dei partiti"
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