Onu e Croce Rossa: tra scandali e poco convincenti denunce
le tangenti di Oil for Food e gli "equivalenti della tortura" a Guantanamo
Testata: Il Foglio
Data: 01/12/2004
Pagina: 1
Autore: un giornalista
Titolo: Ndo Kojo Kojo - Abusi
In prima pagina IL FOGLIO di mercoledì 1-12-04 pubblica un articolo sullo scandalo Onu-Oil for Food. Le Nazioni Unite non sono riuscite a individuare e fermare la corruzione al loro interno, hanno lasciato che i loro funzionari ricevessero le tangenti di Saddam, le quali sottraevano denaro al programma della comunità internazionale per sfamare gli iracheni sotto embargo.
Forse, l'Onu e il suo segretario Kofi Annan erano troppo impegnati a condannare Israele...

Ecco l'articolo:

Milano. Il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, è stato costretto a scaricare suo figlio Kojo dopo che una giornalista del New York Sun, Claudia Rosett, ha scoperto le mani di Kojo Annan nella marmellata del più grande scandalo di corruzione della storia delle istituzioni internazionali. Il figlio di Annan è stato a libro paga della Cotecna fino al 26 febbraio del 2004, tre mesi dopo la scadenza del contratto tra la società svizzera e le Nazioni Unite per monitorare il corretto funzionamento di Oil for Food. Il programma Onu consentiva a Saddam di vendere il petrolio (oil), allora sotto embargo, per comprare il cibo (food) necessario a sfamare i bambini iracheni. I fondi erano gestiti dall’Onu, attraverso il braccio destro di Annan, Benon Sevan. Nei sette anni di attività del programma sono spariti, secondo l’ultima stima, oltre 20 miliardi di dollari, utilizzati da Saddam per far ripartire i programmi di riarmo, per finanziare il terrorismo kamikaze e per comprarsi il consenso dei funzionari dell’Onu e di politici dei paesi amici, soprattutto Francia e Russia, al Consiglio di sicurezza. Compito della Cotecna era quello di controllare che non ci fosse corruzione nel programma, ma non s’è accorta che politici e imprenditori di mezzo mondo venivano corrotti e che il ricavo della vendita del petrolio non portava cibo ai bambini, ma armi e nuovi palazzi per il dittatore. Annan aveva detto che suo figlio non era più in rapporti con la società svizzera dal 1998, prima del contratto Onu vinto da Cotecna. "Naturalmente sono molto dispiaciuto e sorpreso – ha detto Annan quando l’avvocato di suo figlio ha ammesso i pagamenti mensili ricevuti negli ultimi 5 anni – Non sapevo che il rapporto fosse andato avanti". Su Oil for Food stanno indagando due diverse commissioni del Congresso Usa, i controllori dei conti americani, una commissione dell’Onu guidata dall’ex capo della Federal Reserve Paul Volcker e, infine, la procura di New York. Si fa strada, intanto, il filone francese dello scandalo, e non solo per la presenza nella lista dei beneficiari di Saddam dell’ex ministro dell’Interno Charles Pasqua. Ieri l’ex procuratore francese Eva Jolie ha svelato Fox News che le sue indagini sul coinvolgimento di Jacques Chirac sono state fermate "dall’immunità" di cui gode il presidente.
Sempre in prima pagina, l'articolo "Abusi" tratta del rapporto della Croce Rossa su Guantanamo, ridimensionando una vicenda trattata in modo scandalistico e pregiudiziale da buona parte della stampa italiana.
Ecco l'articolo:

Milano. Il New York Times ha dato notizia di un rapporto della Croce rossa su presunti "abusi", prontamente negati dal Pentagono, nei confronti di alcuni dei 550 "nemici combattenti" catturati in battaglia in Afghanistan e ora detenuti nel campo di prigionia di Guantanamo. Il Times è riuscito a ottenere un memo riassuntivo del rapporto nel quale si legge che l’esercito avrebbe intenzionalmente usato coercizione psicologica e talvolta fisica "equivalente alla tortura". La notizia intanto smentisce l’idea che gli Stati Uniti agiscano in tutta segretezza e che non facciano entrare le associazioni umanitarie. La Croce rossa, la cui sede di Baghdad è stata fatta saltare in aria dai colleghi dei detenuti di Guantanamo, ha confermato che dal 2002 visita regolarmente la base sull’isola di Cuba e che, altrettanto regolarmente, produce un rapporto dettagliato sulle condizioni dei prigionieri. I rapporti non sono pubblici, ma capita spesso che qualche operatore umanitario passi alla stampa le parti considerate compromettenti. Fin qui i rapporti della Croce rossa non hanno mai rivelato torture fisiche, né pratiche vietate, anzi hanno spesso riconosciuto come le condizioni di vita di chi collabora siano più che buone. Notizie confermate da alcuni dei rilasciati, mentre riguardo le accuse avanzate da 5 cittadini britannici, spiega il New York Times, "è stato facile respingerle perché sono sembrate implausibili". Quest’anno, come in passato, la Croce rossa ha però ribadito che la detenzione a tempo indefinito è pratica inaccettabile, una "tortura psicologica". Lo status giuridico dei detenuti, infatti, non è regolato dalla Convenzione di Ginevra perché i "nemici combattenti" non sono né soldati del vecchio regime afghano né, nel caso di mujaheddin arabi, cittadini estradabili. Quando è stato possibile, come nel caso dei 5 britannici, i prigionieri sono stati consegnati al paese d’origine. Ma nel caso di due russi, l’estradizione è stata criticata da Amnesty International perché il sistema penitenziario di Mosca dà meno garanzie di quello attuato a Guantanamo. La Croce rossa denuncia che il team dei medici fornisce le cartelle sanitarie dei prigionieri a chi conduce gli interrogatori, "una flagrante violazione dell’etica medica" anche se, ammette, le cure sono di "alta qualità". Pur non specificando quanti detenuti siano sottoposti a questo trattamento, il rapporto dice che costituiscono "una forma di tortura" le pratiche di isolamento e di esposizione a temperature estreme e a musica ad alto volume.
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