In difesa dell'ambasciatore dell'odio
che da aggressore diventa, per il quotidiano comunista, aggredito
Testata: Il Manifesto
Data: 26/11/2004
Pagina: 4
Autore: Ali Rashid - Michelangelo Cocco
Titolo: Il muro in Italia - Forza Italia chiede la testa di al Rashid
A pagina 4 IL MANIFESTO di venerdì 26-11-04 pubblica l'articolo di Ali Rashid, Primo segretario della Delegazione palestinese in Italia "Il Muro in Italia", che di seguito pubblichiamo:
È irreale lo scenario aperto dall'aggressione nei miei confronti, la violenza verbale e l'aggressività usata, la costruzione ingiuriosa e menzognera che non ha nulla a che fare con le mie affermazioni che rivendico ancora, perché non sono frutto di caduta di stile in un momento d'ira di fronte ad una provocazione. Come irreale è l'immagine che si vuole dare di questo paese che conosco bene. Ho ricevuto migliaia di attestati di solidarietà che mi fanno piacere e testimoniano che l'impegno corretto di ognuno di noi lascia tracce che non si cancellano a colpi d'intimidazione o per l'arroganza e il delirio prepotente di chi crede di essere al di sopra dell'etica e di incarnare la verità assoluta . Sono loro stessi per primi a sapere che stanno mentendo e non si tratta di opinioni diverse da confrontare: è l'atteggiamento della cosiddetta guerra del bene contro il male di cui nel mondo una parte, quella che ha il monopolio della forza militare e dell'informazione, s'è fatta paladina. Basta visitare un campo profughi o guardare il muro della vergogna che Sharon sta costruendo, per essere spettatori di una realtà in grado di sgretolare ogni pregiudizio, per sentire tutta l'insostenibilità delle loro tesi e propaganda, per capire che abbiamo trascurato per troppo tempo la nostra stessa umanità lasciando l'enorme spazio dove si sono intrufolati. Difendere la verità e il pluralismo dell'informazione è una precondizione per intervenire politicamente sulle condizioni della Palestina, questione morale del nostro tempo, come afferma Nelson Mandela: che sta al centro dell'impegno per la pace contro la guerra, la convivenza e il rispetto. Non lo scontro tra civiltà e religioni. Non si tratta di differenza di opinioni perché, come ha scritto Hanna Arendt, «i fatti sono al di là dell'accordo e del consenso [...] . una opinione sgradita può essere discussa, respinta o si può giungere a un compromesso su di essa, ma i fatti sgradevoli possiedono un'esasperata ostinazione che può essere scossa soltanto dalla pure e semplici menzogne».

«I palestinesi non esistono», affermavano autorevoli governanti israeliani, e oggi dopo anni di lotte e sacrifici che hanno portato il loro dramma e la loro questione politica sotto gli occhi del mondo, vengono semplicemente circondati da un muro che trasforma ciò che rimane dalla loro terra in una grande prigione, un muro che viene steso anche qui in Italia per togliere a loro il diritto di parola, un sipario di mistificazioni che dobbiamo evocare con la vicinanza, il prendersi cura, l'uso intenso dei cinque sensi per capovolgere l'inganno, strappare il buio alla notte infinita, immettere significato nelle parole vuote, per essere una eco al dolore e una mano clemente.

A prescindere dalle conseguenze sul piano personale - che non dipendono da me e come ospite rispettoso ne prenderò atto - è giunto il momento perché la solidarietà che ho ricevuto diventi una base per risalire la china, per un lavoro d'informazione che «informi» e contrasti la disinformazione specializzata nel creare nuovi nemici utili alla loro «guerra permanente». Se stavolta è toccato a me, come rappresentate di un popolo che qualcuno arriva a considerare solo come ostacolo, o come uomo che, malgrado tutte le vessazioni, ripudia la guerra, nessuno è immune dai loro attacchi. Perché il vero terreno di scontro tra guerra e pace, civiltà e barbarie, è la cultura del diritto e della legalità che rappresenta l'aspetto fondamentale della cultura democratica dell'Occidente.
Su questo testo abbiamo da fare tre semplici commenti: 1) Mentre tenta di farsi passare per la vittima di un aggressione, di ingiurie e calunnie, Rashid ribadisce le sue ingiurie e le sue calunnie contro Fiamma Nirenstein e Carlo Panella, precisando, forse a beneficio del Manifesto che aveva definito il suo linguaggio "un po'brutale", giustificandolo per la "tensione del momento" (la morte di Arafat), che "non sono frutto di caduta di stile in un momento d'ira di fronte ad una provocazione".
2) Mentre accusa chi chiede la sua espulsione di fanatismo in nome della "guerra del Bene contro il Male", Rashid giunge a sostenere che sulla questione israelo-palestinese non c'è un "conflitto di opinioni".
Chi sostiene tesi a lui sgradite "non ha un opinione" ma mente sapendo di mentire, s'intrufola nell'"enorme spazio" lasciato vuoto dall'"aver trascurato per troppo tempo la nostra umanità" (vale a dire la sua e quella di chi è d'accordo con lui, dato che gli "altri" ne difettano). Parole, che "non sono frutto di caduta di stile in un momento d'ira di fronte ad una provocazione" pronunciate da quello che dovrebbe essere un "moderato" (vedi articolo di Michelangelo Cocco più in basso).3)Ci sono "fatti" molto resistenti che Rashid, e il Manifesto, davvero ignorano sistematicamente: i morti, i feriti del terrorismo, il dolore di chi per esso ha perso un figlio, un marito o un amico. L'incitamento, i finanziamenti, le complicità che rendono possibile tutto questo. Non pretendiamo, come fa Rashid a proposito del "muro" e dei campi profughi, che questa sia l'unica realtà del conflitto arabo-israeliano. Ma che sia parte della realtà sì, pretendiamo che sia riconosciuto.

Circa la non veridicità delle affermazioni che sono state attribuite al diplomatico palestinese, invece, ci limitiamo a ripubblicare la trascrizione della trasmissione di Radio 24, con le affermazioni di Rashid e la risposta di Panella:

Il conduttore cita un giudizio di Fiamma Nirenstein su Arafat ("più che
la costruzione di uno stato per i palestinesi ha avuto sempre come
obiettivo la distruzione di Israele")

Ali Rashid (primo segretario legazione palestinese in
Italia): "Io… quello che dice Nirenstein fa parte del grande apparato di
propaganda che Israele ha messo in piedi con il compito di attaccare i
palestinesi...in modo particolare Arafat".

Carlo Panella (giornalista): "...io non posso sopportare che un
rappresentante diplomatico ufficiale come è Ali Rashid insulti una
giornalista italiana...alla sua domanda, Cruciani, Ali Rashid ha detto
che i pareri di Fiamma Nirenstein, corrispondente della Stampa da
Gerusalemme, fanno parte della propaganda dello stato di Israele. Questo
è un evidente insulto a una professionista italiana. Un diplomatico, in
Italia, non può permettersi di considerare pubblicamente una giornalista
italiana e quello che lei dice, le sue idee, un elemento di propaganda
di uno stato. Questo è un modo scorretto di rapportarsi..."

Ali Rashid (alla domanda del conduttore di confermare il giudizio
espresso su Nirenstein): "Non solo confermo ma aggiungo...credo che sia
disonesto non ammettere che la maggior parte del ruolo che ha svolto non
solo Fiamma Nirenstein ma anche lo stesso Carlo Panella possono essere
classificati sotto propaganda pro-israeliana. Non solo lui ma anche
diversi giornali si sono distinti con questo atteggiamento e hanno
trovato in questo provato popolo palestinese un nemico e non so perchè.
Nessuno può negare il fatto che la stessa creazione di Israele ha
rappresentato la cancellazione della Palestina... che l'affermazione del
diritto del popolo ebraico ad avere un suo stato nella terra di Palestina
ha rappresentato una violazione di ogni forma di diritto.. che Israele ha
praticato il terrorismo e continua a praticarlo con il suo esercito e le
sue istituzioni che sono anche democratiche..."

Carlo Panella: "..io non ci sto.. non è possibile che io venga accusato di
essere un propagandista... io non accetto che un rappresentante
diplomatico di un paese mi insulti in diretta... è un atteggiamento
assolutamente insopportabile... come è assolutamente insopportabile che
Ali Rashid dica che l'Onu nel 1947 nel decretare la nascita dello stato
di Israele e dello stato di Palestina abbia compiuto una violazione del
diritto internazionale. Questa è la leadership palestinese. Questa è la
politica palestinese: insultare chi non la pensa come loro, negare che
l'Onu sia fonte di legalità internazionale.. andare avanti così..agitando
poi il ramoscello d'ulivo... io non accetto questa definizione di Ali
Rashid, rappresentante diplomatico di un'Autorità nazionale palestinese,
che io sia un propagandista... io sono un professionista signor Ali
Rashid, io sono un giornalista con idee diverse dalle sue. Io rispetto
le sue, lei è tenuto a rispettare le mie tanto più che lei è un ospite,
un rappresentante diplomatico.. Io pretendo delle scuse".

Ali Rashid: " Io non mi scuso con il signor Panella finchè non cambia
atteggiamento, finchè non svolge il suo lavoro di giornalista in modo più
obiettivo... Non è possibile che Panella non vede il terrorismo
israeliano, le sofferenze del popolo palestinese, un intero popolo gettato allo
sbaraglio...


Carlo Panella: "Lei è un diplomatico...lei è un diplomatico, lei non può
insultarmi..., lei impari a rispettare le idee degli altri"

Ali Rashid (alla domanda del conduttore di provare con i fatti le sue
affermazioni) : "Fiamma Nirenstein non è solo una giornalista che lavora
per la Stampa ma abita anche in una colonia costruita nei territori
occupati, una che ha fatto dell'anti-palestina una causa fondamentale per
la sua azione...Come riesce a vedere il dottor Panella che nel 1947 con
il documento dei dieci punti dell'Olp c'è un riconoscimento dello stato
di Israele?".

Carlo Panella: "Continuo a considerare l'ambiguità, questo modo di
funzionare di un rappresentante diplomatico offensivo e pretendo delle
scuse e andrò avanti. Io ho scritto libri, parlo ogni giorno attraverso i
miei articoli. Non accetto di essere criminalizzato, di essere indicato
come un propagandista di Israele... Il signor Rashid sa benissimo che
anche in Italia esistono dei simpatizzanti violenti della causa
palestinese. Questo modo di indicare come dei propagandisti della causa
di Israele e del sionismo degli avversari politici è un modo osceno di
fare e sviluppare un dibattito politico. "
Al caso Rashid è dedicato anche l'articolo di Michelangelo Cocco "Forza Italia chiede la testa di Ali Rashid" (ultimamente il quotidiano comunista vede tagliatori di teste dappertutto, forse per compensare il fatto che non gli ha mai visti dove sono). Vi si sostiene che: "L'accusa fatta a Rashid di voler indicare dei nemici dell'Islam è ridicola, perché il rappresentante dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) è un laico di sinistra che mai si è sognato di far leva sul cosiddetto «scontro di civiltà» tanto caro invece alla destra e al Foglio in particolare".
Segnalata la falsità sullo scontro di civiltà "caro" al FOGLIO, bisogna osservare che non c'è bisogno di essere un musulmano praticante per fomentare l'odio dei fondamentalisti contro qualcuno indicandolo come "propagandista israeliano" e colono.
Ecco l'articolo, che oltre a qust'unico, inconsistente argomento presenta una rassegna di reazioni politiche indignate all'interpellanza della Bertolini:

Ali Rashid è un diplomatico palestinese conosciuto per le sue posizioni moderate e i modi gentili; uno che ha rapporti frequenti e cordiali con i pacifisti e la sinistra ebraica. Nonostante ciò c'è chi in questi giorni prova a far passare il numero due della delegazione palestinese in Italia per un pericoloso estremista di cui chiedere addirittura l'espulsione dall'Italia. La trasformazione di una colomba in mostro è riuscita a Isbella Bertolini, la vice-presidente del gruppo di Forza Italia alla Camera che l'altroieri, con un'interrogazione a risposta scritta al ministro degli esteri, Gianfranco Fini, è arrivata a chiedere «la eventuale espulsione» di Rashid dall'Italia. Secondo la Bertolini Rashid ha «gravemente leso la deontologia professionale di due stimatissimi giornalisti e scrittori italiani, Fiamma Nirenstein e Carlo Panella», rispettivamente giornalista della Stampa e vice direttore del Foglio.
Non solo, «in tempi come quelli attuali - recita ancora il testo dell'interrogazione - in un clima internazionale reso pericoloso dal revanscismo fondamentalista islamico, di cui l'ultimo esempio è l'assassinio dell'olandese Theo Van Gogh, reo d'aver denunciato lo stato della donna nell'Islam, le parole di Rashid non possono essere sottovalutate, soprattutto se considerate come atte ad indicare dei "nemici" dell'Islam». Il 12 novembre scorso, durante la trasmissione «9 in punto» di Radio 24, dopo l'affermazione di Fiamma Nirenstein secondo cui «Arafat più che la costruzione di uno stato per i palestinesi ha avuto sempre come obiettivo la distruzione di Israele», Rashid rispose che «quello che dice la Nirenstein fa parte del grande apparato di propaganda che Israele ha messo in piedi con il compito di attaccare i palestinesi...in modo particolare Arafat».
Anche a Panella Rashid ha rivolto l'accusa di fare propaganda pro-Israele. L'accusa fatta a Rashid di voler indicare dei nemici dell'Islam è ridicola, perché il rappresentante dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) è un laico di sinistra che mai si è sognato di far leva sul cosiddetto «scontro di civiltà» tanto caro invece alla destra e al Foglio in particolare.
I parlamentari del centrosinistra si sono schierati compatti contro l'accusa di attacco alla deontologia dei giornalisti, che vedono come pretestuosa. «La trasmissione - ricordano i senatori Gavino Angius e Franco Danieli e i deputati Giuseppe Giulietti, Marina Sereni, Pietro Folena, Giovanni Russo Spena, Gloria Buffo, Ramon Mantovani - è stata registrata a poche ore dalla morte di Arafat, in un clima di forte tensione emotiva. Nel corso della trasmissione c'è stato uno scambio di opinioni tra Ali Rashid ed il giornalista Carlo Panella, vicedirettore del Foglio in merito ad alcune affermazioni rilasciate da Fiamma Nirenstein, che lavora e vive nella colonia di Ghilo in Israele. A noi non interessa il merito della discussione, ma quanto è accaduto dopo la trasmissione. L'onorevole Elisabetta Bertolini ha chiesto con una interrogazione parlamentare rivolta al Ministro degli Esteri l'espulsione di Ali Rashid come persona non desiderata». «Per quanto ci riguarda - prosegue il comunicato - consideriamo tale atto una vera e propria intimidazione palese che non può essere tollerato in un paese civile. Ci auguriamo che l'on. Bertolini ritiri l'interrogazione o che il Ministro degli Esteri la voglia rispedire al mittente».
Per Mauro Bulgarelli, deputato dei Verdi, «c'è una coincidenza sospetta tra l'arrivo di Fini alla guida del ministero degli esteri e l'intimidazione della Bertolini». Secondo Bulgarelli gli esteri a Fini sono un segnale «che l'Italia va verso un appiattimento sempre maggiore nei confronti della politica israeliana e statunitense e della logica della guerra preventiva e permanente».
Altre reazioni politiche nella breve "Margherita di pace", nel quale si dà conto di un interpellanza a Fini affinchè intraprenda iniziative per far cessare "questa ingiustificabile e pericolosa campagna d'aggressione e delegittimazione del rappresentante della delegazione dell'Anp in Italia", cioè, in realtà, perché faccia qualcosa contro la libertà di espressione in Italia.
Ecco il testo:

Il senatore Franco Danieli, della Margherita, ha anche lui presentato un'interrogazione a Fini, per chiedergli «quale iniziativa intenda adottare perché sia interrotta questa ingiustificabile e pericolosa campagna d'aggressione e delegittimazione del rappresentante della delegazione dell'Anp in Italia».
E in quest'altro: "Craxi: un delirio" (titolo quanto mai appropriato):
«Ali Rashid - dice Craxi - è stato per lunghi anni nel nostro Paese un diplomatico palestinese rispettato, un autentico democratico e una figura-chiave nell'azione di contrasto al fanatismo politico, anche in Italia. Che si arrivi a prendere carta e penna per intimare paradossali espulsioni - conclude l'esponente del Nuovo Psi - è francamente frutto di delirio, non di un esponente della Casa delle Libertà».
Altra reazione è quella riportata in "Le verità di Ali": per la "Rete ebrei contro l'occupazione" Fiamma Nirenstein non solo sarebbe una propagandista di Israele, ma sarebbe anche finanziata da quello stato. Lo stesso Rashid si era guardato da giungere a tanto nelle sue calunnie. Ghilo, che è un quartiere di Gerusalemme sarebbe inoltre una "colonia illegale".
Ecco il testo:

Secondo la Rete ebrei contro l'occupazione Ali Rashid viene aggredito dalla destra perché ha detto «tre verità lapalissiane: la prima è che Fiamma Nirenstein risiede in una colonia illegale, la seconda che la medesima svolge quotidianamente propaganda per lo stato d'Israele, la terza che costei è finanziata da detto Stato».
Riportiamo infine, per dare ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, la misura della correttezza informativa, del quotidiano comunista, il trafiletto "Solana smentisce contati con Hamas"
Il superministro degli esteri dell'Unione europea, lo spagnolo Javier Solana, ha smentito ieri che lui e il suo ufficio siano «in contatto con Hamas o con qualsiasi altra organizzazione iscritta nella lista del terrorismo dell'Unione europea». Solana ha voluto smentire una notizia della Bbc di «contatti o incontri» con esponenti del movimento islamico palestinese nella situazione creata dalla morte di Arafat. Solana ha precisato che si trattava solo di «segnali e impressioni» trasmessigli da «governi e altre parti sul terreno».
Come ci informa Umberto De Giovannangeli su L'UNITA' (Dopo-Arafat, Barghuti pronto a sfidare Abu Mazen", 26-11-04), Solana ha ricevto dalla BBC una replica "glaciale": "Per fortuna esiste la registrazione dell'intervista del signor Solana". Perchè IL MANIFESTO non lo scrive? Forse per poter sostenere che anche Solana è una vittima della "caccia alle streghe" scatenata da Israele e dai suoi "propagandisti"?

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