L'esercito israeliano sotto accusa: ma i giudici usano due pesi e due misure
anche sul primo quotidiano italiano
Testata: Corriere della Sera
Data: 26/11/2004
Pagina: 11
Autore: Mara Gergolet
Titolo: Se vuoi passare suona il violino
A pagina 11 il CORRIERE DELLA SERA di venerdì 26-11-04 pubblica un articolo di Mara Gergolet che di seguito pubblichiamo:
— Suonalo ancora, il violino, in coda al check point. Quando un musicista palestinese s'avvicina al soldato israeliano, con lo strumento nella custodia, è questo l'ordine che si sente rivolgere: d'aprire la cassa e improvvisare un concerto, davanti a qualche centinaio di palestinesi in fila, che attendono di passare al di là del blocco israeliano. Non sia mai che lo strumento nasconda esplosivo.
Un video, ripreso da un'attivista israeliana. E l'immagine del violinista che esegue docile la sua aria davanti a due soldati che neppure l'ascoltano, finita sul quotidiano liberal Haaretz, diventa l'ultimo esame allo specchio per l'esercito israeliano: davvero stiamo passando la misura e perdendo l'umanità, di fronte ai civili palestinesi?
Succede al check point di Beir Iba, appena fuori dalla città di Nablus, il 9 novembre. Uno degli oltre 70 posti di blocco israeliani che tagliano la Cisgiordania, rendendo difficile (a volte impossibile) la comunicazione tra i villaggi palestinesi. Israele li ha piazzati per rispondere all'Intifada e prevenire attacchi, i palestinesi ne reclamano in coro la rimozione: «Come facciamo a votare?», si è lamentato il premier Abu Ala con l'inviato Usa Colin Powell.
A Beir Iba, c'è anche Horit Herman-Pelet, attivista di Machsom Watch: donne che monitorano (e sgridano) i soldati, mediano con i palestinesi, denunciano abusi. «Una giornata molto affollata e tesa — racconta —: ero lì, in mano la telecamera, e ho visto questo palestinese suonare il violino». I soldati e l'ufficiale di turno ridevano, racconta. «Il ragazzo? Voleva solo passare il blocco, adempiere le condizioni dei soldati. E ha suonato, almeno due minuti». Non sarebbe la prima volta: sempre Machsom Watch ha denunciato un episodio fotocopia a Gerusalemme, in estate. Allora, non c'erano telecamere.
Stavolta, invece, ha risposto il portavoce dell'esercito: «E' un caso d'insensibilità dei soldati al check point, che devono fronteggiare una realtà complessa e pericolosa». Quattro anni di Intifada e di guerra urbana, è la tesi di molti storici quali Michael Oren, corrodono la condotta anche di un esercito attentissimo ai valori morali come lo Tsahal israeliano. Nessuna intenzione di umiliare, assicura il portavoce militare, «facciamo quanto possibile per aumentare la sensibilità dei soldati nei confronti delle questioni umanitarie». E in ogni caso, «usiamo tutti i mezzi, anche disciplinari, a nostra disposizione per educarli».
Pezze che rammendano solo in parte l'onore ammaccato dei militari. Due giorni fa, il secondo canale tv, ha mandato in onda un documentario che ha avuto larghissima eco. Le registrazioni alla radio degli ordini del «capitano R.», l'ufficiale di Gaza che ha sparato una dozzina di colpi nel corpo di una tredicenne palestinese, ormai morta: accusato dai commilitoni, difeso dai vertici, incriminato dai giudici, alla fine inchiodato (per l'opinione pubblica) dal nastro: «Io e un altro soldato — si sente — andiamo da lei. Ribadisco: abbiamo sparato, l'abbiamo uccisa. La morte è confermata. Passo e chiudo». Il giorno dopo la trasmissione, Yedioth Ahronot, il primo quotidiano israeliano, ha pubblicato un editoriale durissimo: «L'incidente, terribile, può succedere quando la bestia che è nell'animo umano viene liberata nelle condizioni di guerra. Ma il modo in cui l'establishment militare l'ha trattato, non appartiene al dominio della guerra, né delle sue pressioni. Mostra invece un esercito e una catena di comando che hanno smarrito la loro strada».
Che le spiegazioni fornite dalle autorità militari israeliane dell'episodio siano "Pezze che rammendano solo in parte l'onore ammaccato dei militari" è un'opinione della giornalista, non ha a che vedere con la cronaca. Così come non ha a ache vedere con la cronaca il modo in cui viene fornita la spiegazione della richiesta fatta al violinista palestinese: "Non sia mai che lo strumento nasconda esplosivo". In realtà il sospetto che lo strumento nascondesse esplosivo era più che giustificato: i gruppi terroristici non hanno mai lesinato espedienti per riuscire ad organizzare stragi in Israele.

L'articolo è completato da un "pro memoria" degli ultimi scandali che hanno coinvolto l'esercito israeliano, "Esercito sotto accusa". Eccolo:

•IN POSA CON I CADAVERI Il primo quotidiano dello Stato ebraico, Yedioth Ahronot, il 19 novembre pubblica tre foto-choc.
Nella prima, un soldato israeliano posa lo stivale sul petto di un palestinese: tra le gambe aperte, quattro bombe. Nella seconda, la testa di un kamikaze sul cemento, una sigaretta sistemata in bocca. Infine, un cadavere legato sulla Jeep • BAMBINA CRIVELLATA DI COLPI A ottobre si apre un'inchiesta su un episodio avvenuto a Gaza. Iman, 13 anni, tornava a casa da scuola: è stata prima colpita e poi finita da un ufficiale che le ha scaricato addosso un intero caricatore: venti colpi, la maggior parte sparati quando era già morta
Ed ecco invece il profilo di Marwan Barghouti, scheda informativa dell'articolo sulla sua annunciata candidatura alle elezioni presidenziali palestinesi
Le origini:
Marawan Barghouti è nato il 15 giugno 1960 in un villaggio vicino a Ramallah

La politica
Leader studentesco, è stato uno di fondatori di Shabiba, organizzatore giovanile di Al Fatah

Il carcere
Ha trascorso gli anni della prima intifada in una cella israeliana

L’intifada
Rientrato nei Territori nel 1994 è stato con i suoi Tanzim uno dei leader della seconda intifada

La sentenza
Di novo in prigione dal 2003: gli israeliani l’hanno condannato a cinque ergastoli
Che Barghouti sia un terrorista, in carcere per reati gravissimi, non era il caso di ricordarlo.
Perchè la critica più indipendente e la più nobile intransigenza morale (che si indigna e freme di rabbia se un violinista deve suonare a un check point) vale solo per Israele.

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