Il gonfalone della Provincia di Salerno doveva essere esposto al corteo contro la barriera difensiva
ma le istituzioni sono anche di chi rifiuta la demonizzazione di Israele
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Data: 15/11/2004
Pagina: 1
Autore: Peppe Rinaldi
Titolo: Il gonfalone della Provincia di Salerno doveva essere esposto a l corteo contro la barriera difensiva
Pubblichiamo un articolo di Peppe Rinaldi che riprende un suo intervento apparso su "il Salernitano" a pagina 1 dell´edizione di venerdì 12 novembre 2004.

Arafat è morto da poche ore, o almeno da poche ore ne hanno ufficializzato il decesso. Le agenzie, tutte, freneticamente battono lanci e takes di ogni genere. Chi si straccia le vesti di qua e chi se le straccia di là, chi fa la corsa per raggiungere il Cairo, chi ne ricorda il grande profilo di combattente per la libertà del suo popolo, e questo sia a livello nazionale che locale: insomma il tam-tam del politicamente corretto si scatena come una furia. Ad un tratto tra le migliaia di files apparsi sul monitor ce n´è uno che "brilla" in modo particolare. Si tratta del comunicato stampa, su carta intestata dell´amministrazione provinciale di Salerno, redatto dal delegato alla Pace e alla cooperazione internazionale del presidente (si chiama Ernesto Scelza, diessino) che annuncia la partecipazione del Coordinamento salernitano contro la guerra e della Consulta degli immigrati alla manifestazione della Campagna palestinese contro il muro dell´apartheid prevista per l´indomani a Roma. E fin qui tutto normale (si fa per dire), se non fosse per il fatto che al corteo ci sarebbe andato (Scelza) con il gonfalone della Provincia.
E così ci è cascato pure il nuovo presidente della Provincia di Salerno, Angelo Villani. Diciamo che si è distratto e che non ha dato peso alla cosa, anche se le cose, come le parole -come diceva un bravo regista ma pessimo agit-prop- sono importanti. Specie se si è presidente di una Provincia che, tra l´altro, è una delle più grandi d´Italia..
Villani forse ci è lasciato irretire dalla dilagante demagogia pacifista che accompagna miseramente l´evoluzione culturale di tanta parte politica. Non si spiegherebbe diversamente perché ha consentito che la Provincia di Salerno fosse presente a Roma con il proprio gonfalone portato in spalla da uno dei tanti professionisti del pacifismo (presumibilmente remunerato con il danaro pubblico), accompagnato dalla tradizionale schiera di "cattolici progressisti", comunisti, laici e via dicendo, abbagliati dall´arcobaleno neonazista. Chiaro? Con il gonfalone della Provincia di Salerno, lo stesso che rappresenta tutti e non soltanto chi ha - legittimamente- votato la nuova maggioranza. L´occasione è quella di sabato 13 novembre quando a Roma il solito corteo tristemente festante sfilerà per dire no al "muro dell´apartheid" d´Israele, concepito con l´unico scopo di difendersi dal terrorismo. Altro che apartheid.
Insomma, una brutta caduta di stile per un uomo apparso concreto e fattivo, sin qui avulso dalla retorica dominante, "laico" quanto basta, che concede l´utilizzo del gonfalone senza rendersi conto, probabilmente, di quel che significa e di dove l´abbia mandato: e soprattutto portato da chi, come il delegato della Provincia, non ha mai nascosto la propria inclinazione filo-palestinese ed antiebraica. Il tutto in un corteo che per l´ennesima volta mistifica la storia, mortifica gli sforzi per la pace (quella vera e non quella panarabista ed antisemita immaginata da ex, post e neo comunisti, ex, post e neo fascisti, etc.), si inserisce nella millenaria tradizione del pregiudizio razziale, dell´insofferenza antiebraica di cui l´Europa e l´Italia ancora non riescono a liberarsi (o non vogliono).
Forse non è colpa loro perché l´impianto culturale non consente di andare oltre, non consente di guardare al fondo di una tragedia che parla a tutti noi, che urla chiedendo pace e giustizia senza però alcun cedimento, nemmeno distratto, a chi immagina impercettibilmente giustificato lo stragismo "religioso". Ed è quello che sabato farà la Provincia di Salerno a Roma, immergendosi nel mare magnum di una protesta tutta "professionale". Se si provasse a leggere il delirante comunicato stampa ci sarebbe da rabbrividire: ignoranza del problema, pregiudizio, condizionamento culturale, disinformazione. Insomma dentro a quelle parole c´è di tutto e di più: parole pesanti come pietre, molto più pesanti di quelle lanciate dai disgraziati ragazzini palestinesi lasciati nel degrado, nella miseria e nell´ignoranza fanatica (a differenza delle elites vicine alla famiglia di Arafat) non certo dagli israeliani, ma dalla storica incapacità di dare forma e sostanza ad uno stato dei dirigenti palestinesi, e che forse oggi- ripugna dirlo dinanzi alla morte di un uomo- ha qualche chances in più. Nessuno dei professionisti della militanza pacifista ha mai detto nulla sul muro che separa India e Pakistan, Nord e Su Corea, Usa e Mexico: mai una parola, figurarsi una marcia, un corteo o roba del genere. Ma quello di Israele sì, quello crea apartheid. Nessuno di loro ha mai detto nulla sulle ragioni che hanno spinto alla sua costruzione. Non importa al delegato alla Pace e al presidente della Provincia, né a loro né ai preti di frontiera orfani della teologia della liberazione sud-americana, ai no global, ai radical chic, ai fascisti e comunisti che a Roma si abbracceranno ancora una volta: quel che conta è che Israele non debba esistere, non debba difendersi dal terrorismo o, molto più ipocritamente, debba farlo con la diplomazia e il tanto corretto "dialogo multilaterale". Nella loro visionaria e violenta rappresentazione della realtà non c´è posto per altro se non per il livore antisemita, antiamericano e, c´è da giurarci, ognuno di loro ti risponderà dicendo che "sono gli ebrei a rendere giustificabile terrorismo ed antisemitismo perché occupatori di una terra che non è loro".
Ora, il presidente della Provincia di Salerno è libero di andare personalmente a Roma e, volendo, pure in rappresentanza del suo partito (la Margherita) ma non può consegnare il simbolo di una intera comunità nelle mani paradossalmente insanguinate (esse sì) dei professionisti della pace, di quelli lontani anni luce dalla realtà, dei privilegiati di questo mondo perché è a loro consentito di dar sfogo a pruriti e volontà altrimenti destinati ad altra sorte. Lo chiedono i bambini e gli adulti israeliani, insomma la gente normale uccisa nei bar, nelle discoteche e nei ristoranti di Tel Aviv, Gerusalemme, Hebron etc..dalla pazzia suicida degli shaid. E lo chiede lo stesso popolo palestinese, oppresso da una decennale oligarchia corrotta e fanatica, la stessa che ha infranto il sogno di pace di due stati liberi su una stessa terra, godendo del cinico appoggio dei tanti Ernesto Scelza in giro per il mondo
Dopo la pubblicazione dell'articolo di Rinaldi la Provincia di Salerno ha fatto dietro-front e non ha mandato il suo gonfalone alla manifestazione palestinese contro il "Muro dell´apartheid" di Roma.