Israele vuole aiutare le elezioni palestinesi
la cronaca corretta di Graziano Motta
Testata: Avvenire
Data: 23/11/2004
Pagina: 4
Autore: Graziano Motta
Titolo: Via libera di Sharon al voto palestinese
A pagina 4 di AVVENIRE Graziano Motta scrive in modo corretto ed esauriente della visita di Colin Powell e delle decisioni del governo israeliano volte a favorire le elezioni palestinesi.
Ecco l'articolo:

Ariel Sharon è stato in perfetta sintonia di vedute con il segretario di Stato americano Colin Powell venuto ieri a Gerusalemme e a Gerico per assicurare che le elezioni presidenziali palestinesi del 9 gennaio abbiano il migliore svolgimento possibile. Elezioni determinate dalla morte di Yasser Arafat; che se confermeranno l'attuale leadership moderata, come auspicano gli Stati Uniti, «potranno far cogliere l'opportunità» di rilanciare la Road map per la pace, definita da Powell come «l'unica via da percorrere passo dietro passo». Sharon ha risposto positivamente alle sue richieste, anche alla più ostica, quella di consentire che a queste elezioni partecipino i circa 250mila arabi residenti nell'area di Gerusalemme Est, che sono inseriti nel sistema sociale, previdenziale ed elettorale israeliano; una questione delicata perché potrebbe mettere in causa il principio che lo Stato ebraico difende a oltranza di Gerusalemme sua capitale "eterna, unita e indivisibile". (Principio che ieri, nella conferenza stampa congiunta con Powell, ha ribadito il ministro degli Esteri Silvan Shalom). Verosimilmente sarà confermato il precedente delle elezioni del 1996, quando questi arabi votarono per posta. Ad ogni buon conto, nei prossimi giorni funzionari israeliani dei servizi di sicurezza si incontreranno con rappresentanti dell'Autorità nazionale palestinese per «accertare cosa questa vuole» e «perché le elezioni si tengano come stabilito»: parole testuali dette dal primo ministro a una commissione parlamentare. Dalle dichiarazioni di Powell e dei suoi ospiti è emersa la prioritaria e assoluta esigenza che la parte palestinese prenda le distanze dal terrorismo (ponendo così fine alla guerriglia e agli attentati, confiscando le armi ai gruppi dell'Intifada, facendo cessare la campagna contro gli ebrei e lo Stato ebraico sui mass media e nelle scuole) e dia vita a istituzioni che possano garantire un effettivo cessate il fuoco. Shalom è andato oltre: ha chiesto un impegno della co munità internazionale nella lotta ai fondamentalisti libanesi dell'hezbollah che «sotto la guida di Iran e Siria hanno assunto un ruolo chiave nel terrorismo». Uno scenario conosciuto da Condoleezza Rice, ex consigliere di Bush per la sicurezza. Adesso, come segretario di Stato, è attesa in gennaio nella regione. Sharon dall'incontro di commiato con Powell è uscito rafforzato sul piano politico interno. Ma già domenica aveva vinto un difficile confronto nel comitato centrale del partito Likud: come presidente di questo organismo era stato eletto (con il 53 per cento dei suffragi dei suoi 2900 membri) il ministro Tzahi Hanegbi, suo sostenitore; e sconfitto invece il ministro Uzi Landau, suo tenace avversario. E poi ieri alla Knesset si è salvato da un certo voto di sfiducia grazie alla decisiva astensione dei deputati di sinistra (laburisti e Meretz). Le mozioni erano state presentate dall'opposizione di destra (dai partiti nazionale e Shas) sul deterioramento della situazione economica e sulle sue ripercussioni sociali, in particolare per l'accresciuto numero di quanti vivono al di sotto della soglia di povertà.
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