Con il terrorismo islamista e antisemita, senza se e senza ma: la politica del PDCI
e le reazioni dei radicali, dell'Ambasciata d'Israele e della sinistra raziocinante
Testata:
Data: 23/11/2004
Pagina: 1
Autore: la redazione - Daria Gorodisky - un giornalista
Titolo: MO: radicali criticano incontro Diliberto- Nasrallah - Diliberto va in visita dell'Hezbollah libanese. Israele: «Ripugnante» - Anche Diliberto ha un partito di Dio
Un lancio AGI di sabato 20-11-04 riporta le dichiarazioni dell'esponente radicale Matteo Mecacci sulle dichiarazioni del Segretario del PDCI Oliviero Diliberto dopo l'incontro con il Segretario del Partito e organizzazione terroristica Hezbollah.
Ecco il testo:

(AGI) - Roma, 20 nov. - Le dichiarazioni del Segretario del PDCI Oliviero Diliberto, che oggi si e' incontrato in Libano con il Segretario del Partito Hezbollah, rappresentano un fatto politico emblematico e da non sottovalutare. E' forse utile ricordare che il partito Hezbollah e' un partito islamista (il "Partito di Dio"...) che cerca di instaurare in Libano uno Stato fondamentalista ispirato al modello iraniano, e il cui scopo dichiarato e' la distruzione dello Stato di Israele. Inoltre, gli Hezbollah, la cui ala militare e' riconosciuta anche dall'Unione Europea come gruppo terroristico (sponsorizzato da Iran e Siria), nel corso degli ultimi decenni hanno realizzato una lunga serie di attentati contro cittadini degli Stati Uniti, di Israele e obiettivi occidentali che hanno ucciso centinaia di civili. Vista l'invocazione di Diliberto e dello Sceicco Nasrallah al rispetto delle risoluzioni ONU da parte di Israele, e' scandaloso il silenzio da parte di
Diliberto sulla risoluzione adottata lo scorso settembre dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU che chiede alla Siria di porre fine all'occupazione politica e militare del Libano, che impedisce la nascita della democrazia in Libano, e al Governo libanese (controllato appunto dalla Siria) di far cessare le operazioni delle milizie armate a partire dagli Hezbollah. Fino a quando le invocazioni pacifiste nei confronti dell'ONU eviteranno di affrontare la questione della conquista per i cittadini arabi, dei diritti civili e politici che sono invece garantiti da Israele - e che gli Hezbollah vorrebbero appunto distruggere - il Partito di Diliberto, ma temo anche grann parte del movimento pacifista che in questo partito si riconosce, continuera' nella tradizione di opposizione antiliberale, antidemocratica e di sostengno a movimenti autoritari e illiberali che ne hanno putroppo segnato gran parte della storia. Lo afferma Matteo Mecacci della direzione dei Radicali Italiani. (AGI)
A pagina 14, il CORRIERE DELLA SERA di martedì 23-11-04, pubblica un articolo di Daria Gorodisky sulle reazioni della diplomazia israeliana in Italia, "Diliberto va in visita dell'Hezbollah libanese. Israele: «Ripugnante»".
Ecco il testo:

L'incontro avvenuto sabato scorso a Beirut fra il segretario dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto e il capo degli Hezbollah Hassan Nasrallah ha suscitato reazione fermissima dell'ambasciata israeliana in Italia e imbarazzo nel centrosinistra. Hezbollah è «contro ogni riconciliazione con Israele», appoggia l'intifada e colpisce Israele con attacchi armati dal sud del Libano. Da qui l'indignazione dell' ambasciatore Ehud Gol, che esprime «disgusto e ripugnanza» per l'episodio, per «il desiderio di Diliberto di intrattenere relazioni con quella organizzazione terroristica e assassina».
Lui, il segretario cossuttiano, rifiuta «la criminalizzazione della resistenza libanese, palestinese e irachena, diverse dal terrorismo», accusa Gol di essere «degno rappresentante di un governo che opprime un altro popolo» e giudica il suo intervento «una intromissione nella politica italiana». La vicenda crea un certo scompiglio nella sua coalizione, che sceglie però la linea del «non enfatizzare» e di far rientrare la cosa nelle «distanze che ci sono tra di noi sulla politica estera», come commenta Dario Franceschini (Margherita). Non avrebbe reso omaggio a Nasrallah la Ds Marina Sereni («sì al dialogo, ma non con organizzazioni terroristiche»); mentre più duro, nella Quercia, è Giuseppe Caldarola: «E' un incidente molto grave: non si dà credito a organizzazioni sanguinarie; per noi questo deve essere un discrimine di alleanza e spero che Prodi apra un dossier sul caso». Enrico Boselli (Sdi) parla di «errore e danno» di Diliberto: «Ma è solo una posizione isolata». E il verde Alfonso Pecoraro Scanio inneggia alla linea pacifista ricordando, però, che «Hezbollah è un partito legale in Libano». Niente di strano, invece, per Rifondazione. Dice Gennaro Migliore: «A Beirut c'era anche la nostra delegazione. Non abbiamo avuto un colloquio bilaterale con Hezbollah, ma non ho riserve verso formazioni di quel tipo».
In prima pagina IL RIFORMISTA di martedì 23-11-04 commenta la vicenda nell'articolo "Anche Diliberto ha un partito di Dio".
Ecco il testo:

Le parole e le cose. Le parole e le circostanze. Le parole e gli uomini. Quel che si dice vale in sé o cambia significato a seconda del momento, dell'interlocutore, della sostanza che la forma sottende? Non è una lezione di logica né di retorica. Ma, semmai, di politica. Sentite cosa sostiene Oliviero Diliberto: «Bisogna assicurare la pace nell'area del Medio Oriente e contrastare ogni tentativo di innescare una guerra di civiltà, rilanciando il dialogo tra le culture del Mediterraneo». Un concetto corretto, non tutti saranno d'accordo su tutto, ma chi gli può rimproverare di essere andato fuori del seminato? Lo diceva anche Franco Frattini quando era alla Farnesina e ne è convintissimo Romano Prodi. Ma il fatto è che il leader dei comunisti italiani queste parole le ha pronunciate domenica scorsa durante l'incontro con Hassan Nasrallah, il leader degli hezbollah (partito di Dio), il movimento libanese finanziato da Teheran che ha lanciato gli attentati suicidi sin dal lontano 1983 quando in Libano saltarono in aria circa 280 marines americani in una volta sola.
Diliberto, che era andato in Libano apposta per incontrare i locali esponenti dei partiti comunisti della regione, non ha resistito alla tentazione di fare una visita ufficiale anche allo «shayk» Nasrallah. Con il quale ha poi sottolineato la «centralità della questione palestinese per assicurare la pace» e ha ribadito «tutto il sostegno del Pdci perché sia applicata la risoluzione delle Nazioni Unite 242, che assicura due popoli in due stati». Peccato che Nasrallah di stati in Palestina ne vorrebbe uno solo, sbarazzandosi di quello israeliano magari con l'aiuto di armi nucleari. Peccato che Nasrallah sia uno dei capi terroristici top wanted in mezzo mondo. E che «il partito di Dio» sia responsabile del rapimento e dell'uccisione di centinaia di israeliani, civili e militari, ai confini con il Libano negli ultimi 20 anni.
Il paradosso ieri non è sfuggito a Matteo Mecacci, membro della direzione dei Radicali transnazionali, uno dei delfini di Marco Pannella all'Onu, che in un comunicato si è chiesto retoricamente se «la pace in Medio Oriente si deve promuovere dialogando con i terroristi anti-semiti». Nasrallah è anche l'editore di riferimento di una televisione libanese, Al Manar, specializzata nel trasmettere il serial sui «Protocolli dei savi di Sion». Per non parlare della leggenda inventata dalla stessa tv all'indomani dell'11 settembre 2001, quando sostenne che dietro c'era lo zampino del Mossad. Affermando per giorni e giorni che «quattromila ebrei che lavoravano nelle torri gemelle erano stati avvertiti il giorno prima di non recarsi al lavoro perché ci sarebbe stato qualcosa di grosso». Diliberto non può non capire che per «il dialogo» con il mondo islamico personaggi come Nasrallah non sono gli interlocutori più indicati. Il confronto sul programma è un passaggio che la Gad non può davvero saltare.
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