Un settimanale in lutto per Arafat
dalla prossima settimana 24 pagine in più: seviranno a offire più punti di vista?
Testata: Internazionale
Data: 17/11/2004
Pagina: 20
Autore: la redazione - Amira Hass
Titolo: Varie da Israele
Questa settimana Internazionale è in lutto: è morto Arafat, l'idolo della redazione e specialmente del direttore, Giovanni De Mauro.
La notizia ufficiale della morte del raìs è arrivata dopo che Internazionale aveva già chiuso il numero, ma la copertina e molti articoli nelle pagine interne sono a commento della difficile e complicata successione nell'Anp.
A pag.15 le brevi di cronaca, con la segnalazione dell'operazione mirata di Tshal contro due terroristi della Jihad islamica (la redazione li chiama attivisti, come fossero due iscritti al wwf); la nomina del successore temporaneo di Arafat, il presidente del parlamento palestinese; le accuse della moglie di Arafat alla dirigenza palestinese ("vogliono seppellirlo vivo"), e le voci riguardo il tesoro (un miliardo di dollari), che il capo dell'Anp avrebbe sottratto dalle casse dello stato palestinese.
A questo proposito è utile ricordare come di questo tesoro se ne parli da mesi, con prese di posizione anche all'interno della stessa Anp, con servizi giornalistici su vari quotidiani e settimanali, ma non su Internazionale.
De Mauro e la redazione hanno sempre preferito sviare da questo argomento, relegandolo tra le brevi, senza mai pubblicare un servizio ampio e dettagliato sulla questione, che evidentemente da loro fastidio.
A pag.20 un articolo di Amira Hass, dal titolo "La fine di Arafat"; una analisi sul ruolo del raìs di Ramallah che non assolve la società palestinese, ritenuta complice della condizione attuale, ma che si conclude nel peggiore dei modi faziosi:

"Morto o vivo che sia Arafat, il nocciolo del problema è il dominio israeliano sui palestinesi. Spetta a questi ultimi individuare metodi migliori di resistenza, ma è pur sempre Israele che durante gli anni della pace ha insistito per trasformare l'occupazione in una realtà molto più complessa e irrisolvibile: una realtà di apartheid e colonialismo".

E' interessante e triste notare che per la giornalista di Ha'aretz, Amira Hass, gli eccidi di donne, uomini e bambini israeliani innocenti, compiuti dagli uomini bomba palestinesi, sugli autobus, per le strade di Gerusalemme, nei bar, nei ristoranti, sono solo un "metodo della resistenza".
Queste sono evidentemente le parole che fanno gongolare De Mauro.
Una spiegazione comunque c'è: Amira Hass è l'inviata di Ha'aretz nei territori, vive a Ramallah e, giudicando da questi articoli, e dalla collaborazione settimanale che intrattiene con Internazionale, la propaganda palestinese su di lei ha fatto miracoli.
A pag. 22 e 23 sono pubblicati dei brevi articoli a commento della successione di Arafat, tratti da 4 quotidiani palestinesi-arabi: Al Ayyam, Al Hayat Al Jadida, Al Quds Al Arabi e Asharq Al Awsat (da quest ultimo il commento più interessante: diffidare dei giovani che potrebbero stare al potere nell'Anp per decenni senza muovere un dito per le riforme), e da due quotidiani israeliani: Ha'aretz (il solito estratto chirurgico di De Mauro che fa apparire il quotidiano laburista come un giornale palestinese), e The Jerusalem Post.
A pag. 27 un articolo del direttore del quotidiano libanese Daily Star, Rami G. Khouri, che accusa Arafat di essere rimasto al potere 10 anni di troppo, incapace di trasformarsi in stastista dopo aver portato alla luce nel mondo la causa palestinese.
Anche il direttore del quotidiano libanese non scrive mai la parola terrorismo, in sintonia con la redazione di Internazionale e con Amira Hass, per i quali il terrorismo evidentemente è solo un "metodo di resistenza".
A pag.67 un trafiletto tratto dal The Jerusalem Report riguardante i tre campi di lavoro nazisti istituiti a Parigi tra il 1943 ed il 1944, dove erano costretti al lavoro forzato circa un migliaio di ebrei classificati come non deportabili perchè di sangue misto.
Queste persone erano costrette a catalogare i beni dei 76mila ebrei francesi sterminati dai nazisti, beni che poi venivano spediti in Germania.
Ora su questa vicenda è stata fatta luce grazie al lavoro della storica J.M. Dreyfus, con ampi spazi sulla stampa francese, che accusa il paese di scarsa memoria.
Questo argomento forse avrebbe meritato un ampio e articolato servizio, non un trafiletto quasi anonimo.
Dalla prossima settimana Internazionale avrà 24 pagine in più, da parte nostra la speranza è quella di vedere pubblicati altri punti di vista che non siano le solite brodaglie (neanche tanto bene mascherate), antiamericane e antisraeliane.
Più pagine, più obiettività, più punti di vista: sarà così?
Vedremo.

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