Un esempio da manuale di distorsione del linguaggio
da Francesca Fraccaroli sul quotidiano cattolico
Testata: Avvenire
Data: 11/11/2004
Pagina: 4
Autore: Francesca Fraccaroli
Titolo: Lo sepelliremo alla Muqata
A pagina 4 AVVENIRE di oggi, 11-11-04 pubblica un articolo di Francesca Fraccaroli, "Lo sepelliremo alla Muqata", che è un esempio perfetto di ingannevole distorsione del linguaggio.
Ecco l'articolo:

Non hanno tardato a far sentire la loro voce i gruppi armati e paramilitari dell’Intifada. Mentre i movimenti islamici Hamas e Jihad mantengono un atteggiamento prudente, di basso profilo, in attesa di capire su quali binari procederà il dopo-Arafat. Oggi sono circolate a più riprese voci sulla presunta intenzione di Tanzim, la base militante di al-Fatah, di seppellire Arafat «ad ogni costo e in segreto» nel recinto della Spianata delle moschee di Gerusalemme.
"Gruppi armati e paramilitari", "movimenti islamici", "base militante"...
qual'è l'eufemismo più fantasioso per "terroristi"?

Ma Israele aveva opposto un secco rifiuto. E indicato la Striscia di Gaza come luogo adatto ad accogliere Arafat, poi ha dato il consenso ad inumare il presidente palestinese nella Muqata, il suo quartier generale a Ramallah. Per Tanzim questa soluzione, accettata in apparenza dai leader palestinesi provvisori, rappresenta una «rinuncia» se non addirittura una «sconfitta». Per questa ragione l’organizzazione ha deciso di tentare ogni strada per seppellire i resti mortali di Arafat a Gerusalemme. Una sfida che il governo israeliano potrebbe prendere sul serio. Ancora più temibili appaiono i proclami lanciati dalle Brigate dei martiri di al-Aqsa, il braccio armato di al-Fatah, contro «quei palestinesi che faciliteranno le strategie di Israele e di tutti i nemici della Palestina». Un monito che per molti era rivolto ai leader provvisori di Olp e Autorità nazionale palestinese (Anp), ovvero Abu Mazen e Abu Ala, spesso accusati di essere troppo accomodanti verso le imposizioni delle forze di occupazione israeliane.
"troppo accomodanti verso le imposizioni delle forze di occupazione israeliane". Vale a dire troppo disponibili, almeno in teoria, a combattere il terrorismo.
Sullo sfondo restano, per ora in silenzio, i movimenti islamici Hamas e Jihad che tuttavia seguono con attenzione ciò che accade tra i rivali dell’Anp. «Non saremo noi a mettere in discussione l’unità di tutti i palestinesi. Chiediamo però la formazione di una leadership nazionale, in grado di affrontare questa fase delicata», ha detto ad Avvenire Mushir Masri, portavoce di Hamas a Gaza. Parole che, di fatto, chiedono che l’Anp non abbia più un ruolo di primo piano rispetto alle altre forze palestinesi, come avvenuto negli ultimi dieci anni.
Hamas aspetta inoltre di capire se scendere in campo nelle competizioni elettorali, previste dallo statuto palestinese in caso di morte del presidente. Il movimento islamico ora, dopo l’uscita di scena di Arafat, potrebbe partecipare alle elezioni politiche generali, misurandosi con al-Fatah nella lotta per la conquista della maggioranza dei palestinesi.
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