Arafat la vittima, terrorista solo fra virgolette
il settimanale diretto da Giovanni De Mauro ribalta la realtà
Testata: Internazionale
Data: 10/11/2004
Pagina: 19
Autore: la redazione - Robert Fisk
Titolo: Varie da Israele
Bel numerillo quello di Internazionale questa settimana, più antiamericano del solito.
Il Sig. De Mauro infatti, ci aveva dipinto dalle pagine di Internazionale, un paese, gli Usa, che in realtà esiste solo nella sua mente e in quella degli autori degli articoli.
Bush veniva dipinto come il capo di una cricca salita al potere con un golpe, mentre gli americani erano ansiosi di cacciarlo.
E' rimasta memorabile la copertina che De Mauro dedicò ad Howard Dean, uno dei candidati democratici più a sinistra, definito da Internazionale, con tanto di copertina, "lo sfidante", per poi essere trombato di lì a poche settimane.
E' difficile quindi ora, digerire la stravittoria di Bush, scoprire che Bush è il presidente più votato della storia americana, ma De Mauro continua imperterrito a pubblicare la solita brodaglia antiamericana ( se avete letto gli articoli vi accorgerete che, mentre prima erano solo antibush, ora sono proprio antiamericani), senza uno straccio di analisi obiettiva, senza quella differenza di punti di vista che dovrebbe caratterizzare ogni giornale serio.
La rabbia e la propaganda antiamericana hanno preso ancora una volta il sopravvento.

A pag. 19, dalla cronaca da Gerusalemme
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Anp Attentato a Tel Aviv: morti tre israeliani
Il 1 novembre un palestinese di 16 anni si è fatto saltare in aria in un
mercato centrale di Tel Aviv, in Israele. Tre cittadini israeliani sono
morti e altri 30 sono rimasti feriti. L'attentato è stato rivendicato con un
comunicato dal Fronte popolare della Palestina. È il primo attentato suicida
che colpisce civili israeliani dal 31 agosto. Il giorno dopo l'attentato la
casa del giovane kamikaze, che abitava nel campo profughi di Askar, vicino a
Nablus, è stata distrutta dai militari israeliani.
* Il 29 ottobre il leader dell'Autorità Nazionale Palestinese Yasser Arafat,
75 anni, ha lasciato il suo quartier generale di Ramallah ­ dove era sotto
assedio da due anni ­ a bordo di un Falcon 50 francese ed è stato
trasportato d'urgenza all'ospedale di Percy, a Clamart, alla periferia di
Parigi. Negli ultimi giorni prima del trasferimento, le sue condizioni di
salute erano rapidamente peggiorate: il 28 ottobre il presidente palestinese
sembrava entrato in coma e si temeva per la sua vita. I primi referti medici
escludono che Arafat abbia la leucemia, come si era pensato in un primo
momento. La sua crisi sarebbe stata indotta da una malattia del sangue di
origine ancora ignota. I portavoce dell'Anp hanno anche avanzato l'ipotesi
di un avvelenamento.
Solo Internazionale poteva scrivere che Arafat era "sotto assedio da due anni nel suo quartier generale di Ramallah"; più semplicemente ad Arafat veniva impedito di muoversi in quanto ritenuto da Israele, il mandante di decine di stragi di civili inermi, compiute dai fascisti nazi-islamici delle varie organizzazioni del terrore che popolano Gaza e dintorni.
Solo Internazionale inoltre, poteva riportare la fragnaccia neanche degna di commento, uscita dalla bocca di qualche fanatico dell'Anp, circa un presunto avvelenamento di Arafat.

Cronaca
La tomba di Arafat
Dopo il ricovero di Arafat, il premier israeliano Ariel Sharon ha dichiarato
che il leader palestinese non sarà sepolto a Gerusalemme finché lui resterà
al governo. La famiglia di Arafat, originaria della città santa, possiede un
terreno di 13 metri quadrati vicino al Monte degli ulivi, a Gerusalemme Est,
dove il leader palestinese aveva espresso più volte il desiderio di essere
sepolto. Il terreno è stato recentemente confiscato da Israele [1]. Più di
mille coloni ebrei hanno partecipato a una preghiera collettiva a
Gerusalemme Ovest contro il piano di Sharon per il ritiro da Gaza [1].
Diecimila palestinesi hanno partecipato ai funerali di tre membri delle
Brigate dei martiri di al Aqsa, uccisi a Nablus dagli israeliani
Come si è visto, se l'Anp ha deciso, in accordo con Israele, di seppellire Arafat a Ramallah, la questione di Gerusalemme non era poi così importante.
"Membri" De Mauro? Constatiamo che terroristi facenti parte di una organizzazione del terrore, per De Mauro si chiamano membri.
che tristezza!

Appello Giovani a rischio
L'organizzazione umanitaria statunitense Human rights watch ha rivolto un
appello ai gruppi armati palestinesi perché cessino di arruolare adolescenti
da impiegare in attentati suicidi. Il gruppo ha chiesto anche a Israele di
proteggere i ragazzi palestinesi nelle azioni militari nei Territori,
rivelando che durante i raid dell'operazione israeliana Giorni di penitenza
un quarto dei 130 palestinesi uccisi erano ragazzi con meno di 18 anni [3].
E ci voleva Hrw per capire che tra i "membri", come li chiama De Mauro, delle organizzazioni del terrore ci sono parecchi minorenni, se non bambini?
Sono sempre numerosi i ragazzini che perdono la vita durante le battaglie tra l'esercito israeliano e i terroristi palestinesi perchè questi ultimi usano farsi scudo dietro poveri bambini innocenti, per poi gettare fango davanti al mondo, su Israele.
A pag. 25 è pubblicato un editoriale tratto dal quotidiano di sinistra inglese The Independent, firmato da Robert Fisk, dal titolo "Arafat è già morto".
Un articolo molto ambiguo, quasi ironico sulla sorte di Arafat, dipinto come una vittima sacrificata sull'altare dei "padroni americani e israeliani", incapace di trasformarsi da terrorista (termine che Fisk mette tra virgolette!), a statista in seguito ai numerosi processi di pace con Israele.
Virgolette alla parola terroristi che Fisk usa anche quando cita i seguenti personaggi: Khomeini, Gheddafi e Abu Nidal, il che è tutto dire.

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