Sulla strage di Tel Aviv Alberto Stabile sostituisce alla cronaca opinioni incoerenti e assurde
che la vogliono "imperscrutabile" e voluta per provocare la risposta di Sharon
Testata: La Repubblica
Data: 02/10/2004
Pagina: 9
Autore: Alberto Stabile
Titolo: Kamikaze di 16 anni fa strage a Tel Aviv
LA REPUBBLICA di oggi, 02-10-04 affida ad Alberto Stabile la cronaca della strage al mercato di Tel Aviv.
Ecco l'articolo:

GERUSALEMME - Un attentato inspiegabile, se non con la logica imperscrutabile delle schegge impazzite, ha seminato ieri terrore e morte fra la gente che affollava il mercato all´aperto di Carmel, a Tel Aviv.
Stabile, prima ancora di informare sui fatti, fornisce la sua interpretazione: l'attentato è opera di una "scheggia impazzita" che agisce con una "logica imperscrutabile", senza nessun identificabile scopo politico.
Un modo per separare, nel giudizio dei lettori, la strage dal nazionalismo palestinese.
In realtà l'Fplp, membro riconosciuto dell'Olp, non è affatto una "scheggia impazzita" del terrorismo palestinese l'attentato che ha realizzato fa parte di una lunga catena di stragi compiute da tutti i gruppi palestinesi, interrotta soltanto dall'efficacia delle misure di sicurezza israeliane. Stragi che hanno l'obiettivo prima di piegare e poi di distruggere Israele, e che pertanto obbediscono a una logica perversa, ma nient' affatto "imperscrutabile".

A farsi saltare in mezzo alle bancarelle di frutta e verdura è stato un giovane kamikaze palestinese Amer el Fareh, 16 anni, proveniente dal campo profughi Askar, vicino a Nablus. La bomba che teneva legata al petto ha ucciso tre persone, oltre a lui stesso, e ne ha ferito altre trenta, una delle quali in modo così grave da far pensare che non sopravviva.
Quando tutti s´aspettavano la rivendicazione di Hamas, il portavoce dell´organizzazione integralista con una mossa insolita, è andato alla televisione per negare ogni loro coinvolgimento. A rivendicare la strage è stato invece, il Fronte popolare per la Liberazione della Palestina, un´organizzazione marginale e laica che fa parte dell´ombrello dell´Olp ma da anni è in rotta con Arafat e con il suo partito, al Fatah.
Una "rotta" che neppure di fronte all'assassinio di un ministro israeliano si è tradotta in un'efficace azione di contrasto al terrorismo.
Si direbbe che anche la società combattente palestinese si sia sbriciolata.
Un tempo guidato da George Habbash, medico palestinese di fede cristiana e di ideologia comunista, il Fronte Popolare è oggi una formazione ultraminoritaria che cerca di farsi spazio a colpi di attentati e di omicidi mirati, come quello del ministro israeliano per il Turismo l´ultra conservatore Rehavam Zeevi nel 2001.
Né il ritiro da Gaza voluto da Sharon e approvato dalla Knesset né il terremoto nell´Autorià palestinese provocato dalla malattia di Arafat, hanno frenato gli strateghi del Fronte popolare. Al contrario, la possibilità che, grazie alla malattia di Arafat, possa emergere una nuova leadership palestinese in grado di interrompere il ciclo della violenza che da quattro anni detta il corso dell´intifada armata, deve essere stato ai loro occhi un incentivo per cercare di affossare anche questa labile speranza di cambiamento.
Sta di fatto che, anche se l´attentato, come tutti gli attentati di questo tipo, è stato preparato da tempo, proprio ieri, è stato dato ad Amer el Fareh l´ordine di agire. Nel bel mezzo, cioè, della più grave crisi che abbia attraversato la dirigenza palestinese dal 1968, anno in cui Arafat conquistò il controllo dell´Olp, ad oggi.
Ammer deve fare un lungo giro per mettere in pratica il suo piano. Il giovane "martire vivente" parte dai dintorni di Nablus e, aggirando le sezioni già costruite del muro di separazione e i molti posti di blocco, arriva a Gerusalemme. Viene a Gerusalemme per due motivi: uno, per procurarsi la cintura esplosiva che farà esplodere al mercato e che, evidentemente, doveva essere conservata in qualche arsenale della città orientale; due, per confondersi in mezzo ai molti manovali del "Suq Carmel" che, ogni mattina, arrivano proprio da Gerusalemme.
Anche se non si trattava, dirà la polizia, di un ordigno estremamente potente, forse per evitare che, trasportandolo, desse all´occhio, i testimoni parlano di un boato impressionante, seguito da un lampo accecante e da una ventata violentissima. «Non sono una persona minuta - racconta Eli S´adia, uno dei negozianti - ma l´esplosione mi ha fatto traballare. Ho abbandonato tutto e sono corso sul posto. Non posso descrivere l´orrore. Non abbiamo potuto far nulla per aiutarli». «Ho visto una fiammata enorme - ricorda Yehuda Tarshish, pensionato, uno degli avventori - poi ho visto una donna rimasta completamente nuda per la forza dell´esplosione. Accanto a lei, un ragazzo coi vestiti a brandelli. Li ho coperti coi teli di plastica con cui si copre la frutta. Solo dopo mi sono accorto che anch´io avevo le braccia piene di schegge».
La notizia dell´attentato ha proiettato la sua onda d´urto fino a Parigi, all´Ospedale Percy di Clamart, dove Yasser Arafat sembra lentamente riprendersi dal suo oscuro malanno. Temendo l´ennesima ritorsione israeliana il raìs ha subito condannato la strage con l´abituale formula della condanna contro «tutti i massacri di civili, da una parte e dall´altra».
Ma a Sharon, non bastano «le condanne a mezza bocca». L´ira del premier non ammette distinguo:
L'espressione "non ammette distinguo" implica che un distinguo andrebbe fatto. Presumibilmente tra i terroristi l’Anp e colui che dell’Anp è stao il leader incontrastato: Arafat.
Perchè Stabile non ricorda, di quest'ultimo, oltre all'"abituale formula" in inglese di condanna "contro tutti i massacri di civili", l'abituale formula in arabo sui "milioni di martiri che marceranno su Gerusalemme?
Forse perché renderebbe vani i suoi "distinguo".

«L´attentato dimostra che l´Autorità palestinese è rimasta la stessa», dice. Cioè, l´Autorità palestinese continua a non combattere il terrorismo. Quindi Israele continuerà la sua politica
Cioè la politica, obbligata per qualsiasi stato nelle condizioni di Israele, di combattere il terrorismo, e quella, certamente non oltranzista, del ritiro da Gaza.
come se dall´altra parte non ci fosse nessuno con cui discutere.
L'espressione "come se" implica che le cose, nella realtà, stiano molto diversamente.
Implica che un interlocutore di Israele ci sia. Stabile dovrebbe allora indicarlo e dimostrare che ottempera alla condizione del tutto ragionevole che Israele pone per accettare qualcuno come patner in un dialogo di pace: che contrasti il terrorismo.

E stando alla fermezza di queste parole si direbbe che l´obiettivo degli attentatori è stato raggiunto.
La logica "iperscrutabile" degli attentatori diventa infine, per Stabile, perfettamente comprensibile: il loro scopo è delegittimare l'Anp, provocare il contrattacco israeliano (che insuccesso sarebbe invece per loro se Israele li lasciasse indisturbati, liberi di progettare un altro attentato!), favorire Sharon.
Non una prova, un indizio, una qualsiasi illazione sono portati Stabile a sostegno di questa implausibile conclusione.

(a cura della redazione di Informazione Corretta)

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla direzione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
rubrica.lettere@repubblica.it