La scomoda richiesta di interrogare Arafat sul terrorismo
ecco come la liquidano due quotidiani
Testata:
Data: 01/11/2004
Pagina: 1
Autore: Giampiero Marinotti - Anna Maria Merlo
Titolo: Arafat blindato in ospedale
LA REPUBBLICA di sabato 30-10-04 pubblicava l'articolo di Gampiero Martinotti "Arafat blindato in ospedale", che di seguito riproduciamo:
L´arrivo in elicottero dal vicino aeroporto. Strette misure di sicurezza fuori e dentro la struttura
Sei ore di volo per il trasferimento dalla Giordania. Israele ha negato al Falcon francese il permesso di sorvolo
Gli specialisti francesi saranno in grado di formulare una diagnosi sulla malattia soltanto nei prossimi giorni

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
GIAMPIERO MARTINOTTI

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PARIGI - Una barella attorniata da militari e infermieri, un uomo nascosto sotto le coperte, cosciente ma molto stanco dopo il lungo viaggio cominciato all´alba a Ramallah: Yasser Arafat è da ieri in una camera dell´ospedale militare Percy di Clamart, a dieci minuti dalla capitale, dov´è arrivato in elicottero, accompagnato dalla moglie Suha. I giornalisti sono lasciati fuori del muro di cinta, insieme a una manciata di sostenitori della causa palestinese, venuti con qualche bandiera e due mazzi di fiori. Decine e decine di poliziotti in divisa proteggono l´edificio, alcuni li si vedono sbucare dai tetti. All´interno, gli uomini dei servizi speciali sorvegliano da vicino la camera in cui si trova il vecchio leader palestinese. Ai giornalisti restano solo le poche immagini di un uomo debole, rapidamente sottratto agli sguardi indiscreti delle telecamere e dei teleobiettivi. Se alla partenza un Arafat malfermo ha voluto mostrare che poteva ancora stare in piedi, Oltralpe non ha potuto nascondere il suo indebolimento.
I medici militari che lo hanno preso in consegna non hanno fatto dichiarazioni e formuleranno la loro diagnosi solo fra qualche giorno. Si era detto che Arafat sarebbe stato sistemato in una camera riservata alle personalità, ma in realtà l´ospedale «non dispone di camere per Vip», come ha detto un portavoce. Secondo alcune indiscrezioni, il leader palestinese sarebbe stato ricoverato nei sotterranei dell´ospedale, in un settore sterile, al quale può accedere solo il personale ospedaliero; altri, invece, parlano di un ricovero in condizioni "normali" nel reparto di ematologia. Secondo la rappresentante palestinese in Francia, Leila Shaid, Arafat «è molto stanco, ma è cosciente e sollevato dopo essere arrivato qui. E´ felice di essere in Francia». Nessuna notizia concreta sulla malattia. Da buona diplomatica, la signora Shaid si dice ottimista, dice che Arafat soffre di una «influenza instestinale» da due settimane, ma le voci che circolano tra Parigi e la Palestina sono meno incoraggianti: c´è chi parla di leucemia, chi di un´infezione virale, chi di un imprecisato avvelenamento sanguigno.
A chiedere il ricovero di Arafat a Parigi è stato il primo ministro palestinese, Ahmed Qorei, e a rispondere positivamente è stato Jacques Chirac. Il presidente della Repubblica lo ha spiegato durante una conferenza stampa a Roma, subito dopo la firma della costituzione europea: «Era naturale che la Francia, terra d´accoglienza, non mettesse in discussione il diritto del presidente dell´Autorità palestinese a curarsi nel nostro paese». Chirac ha aggiunto di non aver motivo di dubitare dell´impegno israeliano a far rientrare Arafat a Ramallah. Il via libera dell´Eliseo ha messo in moto la macchina diplomatico-militare: il leader palestinese è salito ad Amman su un Falcon dell´esercito, che per raggiungere Parigi ha dovuto aggirare lo spazio aereo israeliano. Sei ore di volo per atterrare all´una e mezzo del pomeriggio alla base militare di Villacoublay, dove un elicottero aspettava il leader palestinese: quaranta minuti dopo Arafat era in ospedale. L´ospedale militare di Clamart è stato scelto perché dispone di un ottimo reparto di ematologia, ma anche perché è facilmente controllabile dalle forze dell´ordine: si trova in una zona residenziale, circondato da villini, senza grattacieli nelle vicinanze.
L´arrivo di Arafat sul territorio francese non ha creato polemiche. Se il mondo politico ha espresso un tacito consenso alla decisione di Chirac, i leader della comunità ebraica hanno preferito non commentare «una questione umanitaria». Unica nota dissonante: sei famiglie di franco-israeliani vittime di attentati suicidi a Gerusalemme hanno chiesto che Arafat venga interrogato, quando il suo stato di salute lo permetterà, dai giudici antiterrorismo. Una richiesta destinata ad essere respinta.
La richiesta dellle famiglie franco-israeliane vittime di attentati suicidi di interrogare, nemmeno di processare, Arafat non è che una "nota dissonante" nel coro di approvazione, di pietà e di mitizzazione che circonda il raiss.
Ed'è, inutile dirlo, "destinata a non essere accolta". Con il che, la quaestione dovrebbe essere chiusa.
Pensiamo invece che non sarà così, e che un giorno la storia, se non i tribunali, farà giustizia del mito ideologico di un uomo che ha spezzato molte vite e che non ha mai nemmeno realmente fatto gli interessi del suo popolo.

Su IL MANIFESTO è Anna Maria Merlo, nell'articolo "Parigi tra accoglienza e diplomazia" a raccontare la degenza di Arafat nella capitale francese.
Quando affronta il tema della richiesta di interrogare Arafat, la corrispondente del quotidiano comunista mostra di essere convinta che soltanto Hamas abbia organizzato attentati suicidi in Israele. Le Brigate dei Martiri di al Aqsa, emanazione di al Fatah, il gruppo di Arafat, per lei nemmeno esistono, o si dedicano alla "guerriglia".
Ecco l'articolo:

Yasser Arafat è da ieri pomeriggio ricoverato nell'ospedale militare di Percy-Clamart, nella periferia parigina. È stato il presidente Jacques Chirac in persona ad aver preso la decisione di ospitare in Francia il presidente dell'Autorità palestinese gravemente malato e, secondo alcuni medici, in pericolo di vita. La Francia ha accolto il presidente dell'Autorità palestinese per degli esami generali, ha precisato Chirac, che era a Roma per la firma del trattato costituzionale. «Gli faccio gli auguri per la sua salute», ha aggiunto Chirac. Una cortesia che invece ha rifiutato di fare il portavoce del dipartimento di stato Usa, Richard Boucher, che si è limitato ad auspicare che Arafat «riceva delle cure appropriate», ma non ha voluto aggiungervi degli auguri di buona guarigione. Se si ristabilirà, Arafat dovrebbe tornare a Ramallah. Almeno, Israele, che ha dato il permesso ad Arafat di lasciare la Cisgiordania con un elicottero che lo ha portato ad Amman dove lo attendeva un Falcon medicalizzato francese, ha promesso di permettergli di rientrare in patria. «Non ho nessuna ragione di non credere alle assicurazioni israeliane sul ritorno di Arafat», ha precisato Chirac. Arafat si è detto «felice di essere curato in Francia». Gli esami medici dovrebero durare vari giorni. Il presidente dell'Autorità palestinese soffre di un'influenza intestinale e di «un'anomalia sanguigna potenzialemnte mortale» ha precisato un medico. «Cellule sanguigne che normalmente distruggono microbi stanno distruggendo le piastrine» è la spiegazione data ieri. L'origine di questa anomalia può essere una leucemia, un cancro o anche un avvelenamento del sangue.

L'ospedale militare di Percy è specializzato nelle malattie sanguigne, uno dei migliori di Francia. «È il più adatto, tutto è pronto per accoglierlo, occupa una camera speciale riservata alle alte autorità», ha precisato la ministra della difesa, Michèle Alliot-Marie. Secondo la rappresentante dell'Autorità palestinese in Francia, Leila Shahid, «le condizioni nelle quali Arafat è stato costretto a vivere a Ramallah hanno aggravato la situazione» dal punto di vista medico.

Con l'accoglienza di Arafat la Francia non si limita solo a rispettare una tradizione di apertura, ma fa anche una manovra diplomatica. Parigi continua a difendere la via del negoziato tra Israele e palestinesi, anche se ha aperto degli interrogativi l'approvazione che il ministro degli esteri Michel Barnier, in visita di recente in Israele, ha dato alla costruzione del «muro». Barnier ha dato l'impressione di voler riannodare relazioni più strette con Tel Aviv, dopo che, appena nominato alla successione di Dominique de Villepin, si era recato nei territori palestinesi e aveva incontrato Arafat. In quell'occasione, Israele non aveva voluto riceverlo. In quel momento, le relazioni tra Israele e Francia stavano attraversando il periodo più turbolento: dalla scorsa primavera e per tutta l'estate si sono susseguite le messe in guardia di Ariel Sharon agli ebrei di Francia, e gli appelli ad andare a risidere in Israele, perché per il primo ministro israeliano la Francia sarebbe «il paese più antisemita d'Europa».

Ma l'appello di Sharon ha irritato non poco i francesi di religione ebraica, che in molti hanno fatto sentire le loro proteste, anche se il problema dell'aumento degli atti antisemiti esiste : è legato strettamente alla guerra in Palestina, nel paese europeo dove vivono a fianco la più grossa comunità ebraica e la più grossa comunità di origine araba. Le famiglie francesi della vittime degli attentati di Hamas in Israele hanno chiesto al giudice anti-terrorismo Jean-Louis Bruguière di interrogare Arafat «appena la sua situazione fisica lo permetterà», ha precisato l'avvocato Michel Calvo. Il 28 aprile scorso, la procura di Parigi ha aperto un'inchiesta per «assassinii, tentativi e complicità in relazione con un'impresa terroristica», in seguito alla denuncia delle famiglie delle vittime del marzo 2003, dove Arafat è chiamato in causa come testimone, attraverso Hamas accusato di «genocidio e crimini contro l'umanità».
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