Israele, Iraq, Iran: notizie dal Medio Oriente
rabbini inviteranno i soldati ad obbedire all'ordine di sgomberare gli insediamenti, i terroristi fuori dalla conferenza del Cairo, il nucleare assimilato a un diritto naturale
Testata:
Data: 21/10/2004
Pagina: 1
Autore: un giornalista
Titolo: MO: C'è rischio guerra civile, ministro giustizia - L'iraq in Egitto - Khatami: "Non rinunciamo al nucleare"
Un lancio dell'agenzia ANSA di oggi 21-10-04: "MO: C'è rischio guerra civile, ministro giustizia". Particolarmente significativa la notizia che ai rabbini che invitano i soldati a disobbedire agli ordini di sgombero degli insediamenti risponderà un appello di rabbini che invitano a rispettarli.
(ANSA) - GERUSALEMME, 21 OTT - Il ministro della giustizia
israeliano Yosef (Tomi) Lapid ha avvertito che nel paese c'e' il
rischio che scoppi una guerra civile a causa degli appelli che
rabbini di estrema destra stanno rivolgendo ai soldati religiosi
di disubbidire agli ordini di sgombero degli insediamenti
ebraici nella striscia di Gaza.
Rivolgendosi ieri sera all' ordine degli avvocati israeliani
Lapid ha avvertito che ''Ci sono limiti alla pazienza del
sistema giudiziario nei confronti di coloro che diffondono la
sedizione tra i religiosi osservanti e cosi' facendo rischiano
di provocare una guerra civile e spargimenti di sangue''.
L'ammonimento del ministro precede il cruciale dibattito che
si terra' la settimana prossima alla Knesset, chiamata a votare
sul piano di ritiro da Gaza presentato dal premier Ariel Sharon,
al quale i coloni e formazioni religiose e di estrema destra si
oppongono con veemenza.
Intanto, secondo il quotidiano Haaretz di oggi, decine di
rabbini, di direttori e di insegnanti in collegi premilitari
stanno preparando un appello rivolto a tutti i soldati a
ubbidire agli ordini dei loro superiori.
Essi intendono cosi' replicare a una petizione firmata da una
sessantina di rabbini - tra i quali anche i capi di collegi
religiosi militarizzati - in cui si chiede invece ai soldati di
disubbidire agli ordini di sgombero degli insediamenti
A pagina 2 del FOGLIO di oggi "L'Iraq in Egitto", sulla conferenza del Cairo, cui, contrariamente a quanto richiesto da alcune diplomazie europee, i massacratori della "resistenza" irachena non sono stati invitati.
Roma. La conferenza internazionale
sull’Iraq si terrà in Egitto, a Sharm el
Sheik, il 22 e il 23 novembre. Lo ha annunciato
dal Cairo ieri William Burns.
L’assistente del segretario di Stato americano
per il medio oriente si è incontrato
infatti con il rais egiziano Hosni Mubarak.
Inizialmente il presidente, che si
era offerto di ospitare il summit, aveva
parlato del 25 novembre come data probabile.
Le autorità del Cairo hanno deciso
di accogliere la conferenza, che si prefigge
di raccogliere il sostegno internazionale
per la stabilizzazione e la ricostruzione
dell’Iraq in vista delle elezioni
nel gennaio del 2005 e la creazione di un
esecutivo permanente, dopo aver ricevuto
la richiesta dello stesso governo di Baghdad.
Al Cairo ci saranno i paesi del G8,
le cui casse sono il futuro della ricostruzione
dell’Iraq; i paesi confinanti, che influenzano
Baghdad e che subiranno l’influenza
del nuovo corso del paese: Turchia
e Iran tra i principali. Alla Francia,
che ha chiesto che al vertice partecipino
anche le diverse anime della "resistenza"
irachena, arriva la risposta di Osama
el Baz, consigliere politico di Mubarak,
intervistato dall’Ahram Hebdo: "Se si
ammette che la resistenza partecipi a
questa conferenza bisognerebbe prima di
tutto definirla e determinarne le diverse
componenti. Non è logico mettere per
esempio il gruppo di Moqtada al Sadr allo
stesso tavolo del governo. Allo stesso
modo, il gruppo che ha sequestrato i due
ostaggi francesi fa parte della resistenza?
A mio avviso, ogni rappresentante dell’Iraq
che vuole partecipare a questa conferenza
deve essere riconosciuto dagli
iracheni e avere un certo peso all’interno
del paese".
I grandi del G8 saranno anche protagonisti
di un altro vertice che si terrà in dicembre
in Marocco. I ministri degli Esteri
dei Grandi e i rappresentanti di alcuni
paesi arabi si sono già trovati di recente
a margine dell’apertura dell’Assemblea
generale delle Nazioni Unite e hanno deciso
l’organizzazione del "Forum del Futuro".
Al centro del summit le riforme in
medio oriente e la liberalizzazione politica
ed economica dell’area, temi fondamentali
dell’iniziativa americana per il
Grande medio oriente. A promuovere l’iniziativa,
insieme a Turchia e Yemen c’è
anche l’Italia, che si è occupata dell’organizzazione
del Democracy Assistance
Dialogue, il cui obiettivo è la diffusione
della democrazia nella regione mediorientale
nel rispetto dell’identità politicoculturale
di ogni paese, favorendo lo
scambio di esperienze, aiuti e know how.
Il primo incontro è previsto proprio a Roma
in novembre.
A pagina 20 su LA REPUBBLICA l'articolo:«Khatami:"Non rinunciamo al nucleare"». Per Teheran il suo programma nucleare è niente meno che "un diritto naturale"... Diritto naturale al terrorismo e al genocidio, ecco l'etica del regime degli ayatollah.

TEHERAN - L´Iran non rinuncerà a dotarsi della tecnologia per l´arricchimento dell´uranio, che ritiene un suo «diritto naturale». È quanto ha ribadito ieri il presidente Mohammad Khatami, aggiungendo che esiste la volontà di risolvere la questione del nucleare iraniano attraverso «il dialogo». Affermazioni fatte alla vigilia di un incontro, oggi a Vienna, tra gli inviati della Repubblica islamica, e Francia, Germania e Gran Bretagna. I tre paesi europei presenteranno un pacchetto di proposte per cercare di convincere l´Iran a sospendere e poi a cancellare del tutto le attività del ciclo di arricchimento dell´uranio. Tra queste, gli europei dovrebbero impegnarsi a offrire incentivi economici e assistenza allo sviluppo di un programma nucleare civile. Venerdì scorso nel corso di un vertice del G8 anche gli Stati Uniti hanno dato il loro nulla osta all´ipotesi di aiuti europei alla costruzione di un reattore ad acqua leggera (che non può essere usato per produrre materiale fissile). Intanto proprio in vista dell´incontro di Vienna, Teheran ha deciso di rinviare la visita a Roma, prevista oggi, del responsabile del programma nucleare. Il segretario per la sicurezza nazionale, Hassan Rohani, avrebbe dovuto incontrare Berlusconi e Frattini.
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