La sinistra francese scopre il vero volto di Tariq Ramadan
intellettuale fondamentalista, teorico dell'uso politico della menzogna
Testata: Libero
Data: 20/10/2004
Pagina: 7
Autore: Andrea Colombo
Titolo: La gauche ripudia il filosofo dei kamikaze
Anche una parte della sinistra francese mostra di accorgersi della vera identità politica e culturale di Tariq Ramadan.
Da LIBERO di oggi, 20-10-04, riportiamo l'articolo di Andrea Colombo "La gauche ripudia il filosofo dei kamikaze":

Un maestro nell’arte della dissimulazione , tipica della pratica islamica in terra nemica. E’ questo il ritratto, inquietante, che emerge dal libro inchiesta di Caroline Fourest su Tariq Ramadan, l’intellettuale arabo che vive a Ginevra, considerato un alfiere dell’islamismo "moderato", consulente della Commissione europea, autorevole collaboratore del Corriere della Sera. Un personaggio ambiguo, in qualche modo trasversale, capace di coniugare i pensiero protonazista di Friederich Nietzsche e il Corano, le sfilate dei no global con i salotti buoni della finanza tecnocratica. Nel saggio intitolato "Frère Tariq, discours, strategie et methode de Tariq Ramadan (ampiamente anticipato dal settimanale di sinistra Express), la Fourest svela la tattica di penetrazione del pensiero islamico nella nostra Europa stanca e scettica. Una tattica che non conta tanto sull’impatto del fondamentalismo, quanto sulla capacità di dissimulare le vere intenzioni del piano cranico di conquista culturale e religiosa dell’Europa, sotto un manto apparente di "democraticità" e rispetto dei valori occidentali. Il libro della giornalista francese si basa soprattutto sulle registrazioni delle conferenze tenute da Ramadan. "Libero" aveva già svelato che questo intellettuale arabo "moderato", oltre ad essere un antisionista convinto, aveva assunto un atteggiamento ambiguo verso i massacratori degli scolari di Beslan. Ora, come rivela la Fourest, le prese di posizione controverse prese da Ramadan in passato non sono fatti isolati, ma si collocano all’interno di una visione del mondo organica.
L’autrice sottolinea come per Ramadan il rispetto delle leggi degli Stati democratici, occidentali, è dovuto solo se tale legislazione non contraddice i principi coranici. Per tali principi, dice il nostro teologo "riformista", è lecito combattere affinché si affermino. Con tutti i mezzi. Compresa la menzogna. Ramadan adotta infatti il principio della doppia verità: quando si rivolge agli islamici usa un certo tipo di linguaggio, quando è invitato a parlare dagli occidentali "amici" adotta un altro registro. Un campione di retorica e sofistica, quindi. Sotto cui batte il cuore fondamentalisti a tutto tondo. Per questo imam "non è lo Stato che deve cambiare le persone, ma sono le persone che devono cambiare lo Stato". Tradotto in soldini significa: nessuna integrazione, nessun adattamento ai valori democratici delle masse islamiche che stanno invadendo il Vecchio continente. Ma solo un’islamizzazione della società, necessaria in concomitanza con il cambiamento del profilo etnico e religioso della popolazione europea. Il "contributo musulmano" si concretizza così in un di più d’islam". E che islam: Ramadan considera il velo uno "stendardo2 da opporre ai costumi liberali, le piscine "miste" (per uomini e donne) un’offesa al senso del pudore , le mattanze dei militanti fondamentalisti del Gia algerino una legittima forma di "resistenza" cranica. Sono cose, queste, che Ramadan non dice quando viene invitato ai Social Forum, ma che sostiene davanti alle folle nelle moschee della nostra Europa. L’immam "riformista" teorizza apertamente la doppiezza: la sua "strategia comunicativa" e le "sfere di collaborazione" implicano "sviluppare un discorso diverso a seconda delle orecchie che ci ascoltano". Chiaro? Chiaro.
Un capitolo a parte è quello delle frequentazioni pericolose di Ramadan, dai contatti colo fratello musulmano egiziano Yussef al Qaradhawi, un teologo che considera martiri della fede i kamikaze, a quelli con Faycal Mawlawi.
La conclusione della Fourest non lascia spazio a interpretazioni: "Ramadan non mette le bombe, ma diffonde ideee nocive per la libertà. Rappresenta quindi un pericolo maggiore rispetto alla versione, a volte caricaturale, dell’integralismo che è facilmente identificabile".
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