L'Egitto e la strage di Taba: informazione corretta e ideologia
le diverse scelte di tre quotidiani
Testata:
Data: 20/10/2004
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: L'Egitto e la strage di Taba: informazione corretta e ideologia
Sul MANIFESTO di oggi, 20-10-04 l'articolo di Michele Giorgio "A Taba bombardata anche la diplomazia di Mubarak", nota con qualche ragione che mentre Hosni Mubarak chiede ad Arafat di diventare democratico, non ha dal canto suo nessuna intenzione di fare altrettanto.
Peccato però che Giorgio e il suo giornale non denuncino mai la mancanza di democrazia della Siria, dell'Iran e neppure dell'Anp.
Perché di questi non si indignano e del'Egitto sì? Forse perché quest'ultimo non è abbastanza ostile a Israele. Il sospetto è legittimo.
Più avanti Giorgio scrive che: "Tanti egiziani pensano che Mubarak e suo figlio dovrebbero concentrare i loro sforzi non in diplomazia ma sul paese dove ogni giorno nascono in media 3660 bambini ed entro il 2007 la popolazione raggiungerà i 75 milioni".
L'informazione non è molto precisa, ma ci pare anche questa volta che i generici "egiziani" citati da Giorgio abbiano delle ragioni dalla loro. Come le hanno gli studenti iraniani che contestano al regime di occuparsi più dei palestinesi (in un modo, per altro, che di certo ai palestinesi non giova) che degli iraniani.
Anche qui, però, Giorgio e il MANIFESTO sono molto selettivi. Forse perché l'impegno diplomatico dell'Egitto è ora svolto di concerto con Israele? Forse perché, adottando una prospettiva più ampia si sarebbe dovuto constatare che la "solidarietà con i palestinesi" è in tutto il Medio Oriente il diversivo con i quali i dittatori dell'area distolgono l'attenzione dei rispettivi popoli dai loro veri problemi: mancanza di libertà, povertà, sottosviluppo, malgoverno...


Un articolo di buona informazione sull'Egitto e sulle reazioni alla strage di Taba è invece quello di Magdi Allam "E l'Egitto rimosse la strage". "Probabilmente", scrive Allam, "non conosceremo la verità sull'atroce morte di Jessica e Sabrina Rinaudo, massacrate insieme ad altre 19 persone dall'esplosione di un autobomba che ha dilaniato l'hotel Hilton. E' questo l'approdo di una gestione pilotata della crisi tesa a relativizzare la minaccia del terrorismo internazionale, a sospendere le valutazioni delle indagini sull'attentato, a erigere una cortina di fumogena alludendo a un complotto del Mossad nonostante 13 fra le vittime siao israeliane."
Simili accuse deliranti a Israele, ci informa Allam, non sono rare nel mondo arabo: "Basti pensare che all'indomani dell'attentato, rivendicato da Al QAeda, contro cinque tecnici americani e britannici a Yanbu lo scorso primo maggio, il principe eriditario saudita Abdullah arrivò a sostenere che "dietro alle azioni terrorristiche nel nostro regno c'è il sionismo... ne sono sicuro al 95%""

IL FOGLIO in una breve in prima pagina affronta l'argomento, che di seguito riproduciamo:

Dopo l’attentato a Taba, nel quale sono morte anche due ragazze italiane, i giornali egiziani hanno pubblicato articoli nei quali si facevano accuse a Israele e Stati Uniti. Ovviamente si tratta di bugie, visto che al Qaida ha colpito decine di turisti israeliani. Ma nei paesi arabi tali pericolose leggende sono credute sia dai fanatici sia dalle persone in buona fede. Si sono distinti in questa opera di disinformazione giornali filo-governativi come Al-Gumhuriya, il settimanale Al- Mustaqbal Al-Jadid, vicino a Gamal Mubarak; il periodico religioso Aqidati e persino Dhias Rashwan, commentatore del quasi ufficiale Al-Ahram.
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