Osama Bin Laden e i terrorristi di Hamas: ecco gli eroi delle televisioni arabe
lo racconta Fiamma Nirenstein
Testata: La Stampa
Data: 19/10/2004
Pagina: 8
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: Un serial sull' "eroe" Bin Laden
Osama Bin Laden, Yehie Ayyash, l'"ingegner morte" di Hamas: in Siria, Giordania, Qatar, Anp, sono gli eroi delle televisioni arabe. Mentre in Egitto i media danno la colpa del terrorrismo, e persino della strage di Taba, in cui sono morti 14 israeliani, a Israele.
Lo racconta Fiamma Nirenstein su LA STAMPA di oggi, 19-10-04.
Ecco l'articolo:

Aria avvelenata in Medio Oriente. Nei mercatini palestinesi si vende come il pane la cassetta con le amputazioni delle teste dei rapiti in Iraq; Arafat ha dichiarato recentemente che Israele appesta l’aria dei palestinesi con residui atomici. Intanto è iniziata la stagione televisiva del santo mese di Ramadan, cominciato tre giorni fa. La notte, quando finalmente possono mangiare, le famiglie musulmane si ritrovano a casa l’uno dell’altro. E anche quest’anno potranno guardare in tv, com’è tradizione, importanti serial che vengono preparati proprio per questa occasione.
L’anno scorso ebbe grande popolarità il serial della tv Hezbollah Al Manar «Al ha Shatat», Diaspora, basato sui Protocolli dei Savi di Sion - il libello ottocentesco che durante il nazismo diffuse l’idea che gli ebrei congiurano per dominare il mondo - e sul «blood libel», la sete di sangue degli ebrei che si esprime in assassini per impastare di sangue le azzime di Pasqua.
Tutto questo era rappresentato con grandi particolari anche nelle quaranta puntate del serial dell’anno prima, «Cavaliere senza cavallo». A nulla sono servite le proteste internazionali. L’evento di quest’anno è una coproduzione siriano-palestinese, imperniata su Yehie Ayyash, il famoso «ingegnere» responsabile della serie di attacchi terroristi suicidi che sugli autobus di Tel Aviv e di Gerusalemme, fra il 1994 e il 1966, uccisero più di cento innocenti. Nel ‘96 i servizi segreti israeliani scoprirono il nascondiglio dell’Ingegnere a Gaza e lo eliminarono con una carica di tritolo nascosta dentro un telefonino. L’Autorità palestinese - e lo stesso Arafat - lo ha sempre pubblicamente lodato e esaltato.
Un altro serial, di produzione giordano-khatara, è avvolto da un’aria di cupo mistero: pronto in Giordania per Ramadan, intitolato «La via per Kabul», racconta la storia di una coppia che vuole tornare in Afghanistan per partecipare ai movimenti islamisti estremi. Così è effettivamente accaduto a molti che, fuoriusciti con l’invasione russa, vollero poi unirsi alle file dei talebani per combatterla e tornare a dominare il Paese. La storia sembra essere intrecciata con quella di Bin Laden, ma non se ne sa molto: è stata interrotta d’urgenza dopo che la tv ha ricevuto minacce dall’organizzazione dei Mujaheddin di Iraq e Siria. I quali hanno annunciato che, se la vicenda non corrisponderà alla verità «storica» dello scontro in atto col mondo occidentale, la stazione tv sarà debitamente punita. Così, nonostante i tre milioni di dollari spesi nella produzione, i trasmettitori sono stati chiusi.
Chi l’avrebbe detto poi che dopo tanti salamelecchi di confine, dopo le telefonate notturne fra Sharon e Mubarak, tanto sangue e tanto sforzo in comune negli attentati di Taba e di Ras el Satan in Sinai, dall’Egitto sarebbe arrivata la solita vecchia musica di odio antiebraico! Già dal primo dibattito in tv, cinque intellettuali egiziani avevano ripetuto la solita teoria della cospirazione: è stata Israele a mettere le bombe. Poi l’accusa è arrivata, urlata su tutti i giornali egiziani, da «Al Ahram», giornale di Stato, a «Al Mustakbal al Gadal», il settimanale portavoce del partito al potere diretto dal figlio di Mubarak, l’erede, Gamal. L’Egitto ha anche altri importanti record di cospirazioni fantasiose e sinceramente stupefacenti. Mubarak stesso ha ripetuto che gli attentatori dell’11 di settembre alle Twin Towers non potevano essere arabi.
La prova del coinvolgimento del Mossad negli attentati sul Mar Rosso sarebbero le ambulanze schierate al confine. In realtà, si finge di non conoscere la velocità con cui i soccorsi israeliani hanno imparato a raggiungere i luoghi degli attentati, per altro in questo caso vicinissimi alla città israeliana di Eilat. Tutto ciò sarebbe comico se non avesse alle spalle un’enorme, solida massa di propaganda. «Se volete sapere chi è il perpetratore di ogni atto di terrorismo - scriveva in aprile su «Al Goumoryya» (statale) il vicedirettore Abd Al Wahhab - cercate gli ebrei sionisti... L’ultima operazione è stato l’attentato di Madrid».
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