16 ottobre 1943 – 16 ottobre 2004: il nuovo antisemitismo odia Israele
cronache e riflessioni su un episodio di intolleranza
Testata:
Data: 04/10/2004
Pagina: 3
Autore: Lucia Bigozzi
Titolo: Ebreo cacciato dall'ateneo di Pisa - Persecuzione razziale a Pisa
Sessantuno anni fa a Roma furono razziati 1022 ebrei. Più di trecento SS rastrellarono la vecchia zona romana con feroce determinazione.
Vennero ammassati in un treno con i vagoni piombati.
Da quel viaggio inumano e terribile per Auschwitz sarebbero tornati soltanto sedici.
Sessantuno anni dopo l’odio verso l’ebreo è ancora vivo, solo ha assunto forme più sottili, più subdole ma non meno feroci e si nasconde dietro la critica alla politica di Sharon, al governo israeliano e ai suoi rappresentanti.
E’ quello che è accaduto ieri all’Università di Pisa dove studenti in Kefiah hanno impedito di parlare a un consigliere dell’ambasciata israeliana.
"Boia e assassino, meglio per te se sparisci" gli hanno urlato.
In proposito il quotidiano IL GIORNALE del 16-10-04, nell'inserto toscano, pubblica la cronaca, molto corretta, di Lucia Bigozzi.
Ecco l'articolo:

Erano in trenta con il volto coperto da kefiah, sono entrati nell’aula magna e hanno impedito a Shai Cohen, consigliere per gli affari politici dell’ambasciata di Israele, di parlare.
Cohen era stato invitato dal Preside della facoltà di Scienze politiche per un seminario sulla "Repubblica di Israele". I giovani del collettivo autonomo, che sventolavano bandiere palestinesi, lo hanno apostrofato con epiteti quali "boia", "assassino" e "Fascista". Quindi hanno minacciato anche il Preside: "Se Cohen parla finisce male, meglio sparisca". Il diplomatico è stato costretto ad andarsene.

Lezione sospesa. Anzi, mai iniziata. Lo hanno imposto i "fedayn" del Collettivo autonomo di Scienze Politiche che nell’aula magna dell’ateneo di Pisa hanno rispedito a Roma Shai Cohen, consigliere per gli affari politici dell’ambasciata di Israele in Italia senza che avesse aperto bocca. Il diplomatico era stato invitato a parlare sulla "Repubblica di Israele" dalla stessa facoltà di scienze politiche per iniziativa del preside Alberto Ma ressa e del corso accademico di storia e istituzioni dei paesi afro-asiatici. La cattedra del professor Maurizio Vernassa. E’ stato lui, in collaborazione con la Onlus di Livorno "Italia-Israele", a volere la lezione di Shai Cohen. Che non si è mai tenuta.

E’ stato sufficiente il "niet" di una trentina di "studenti" del collettivo che hanno fatto irruzione nell’aula magna e per cinquanta minuti si sono spesi in minacce verbali, insulti contro Sharon, Israele e lo stesso Cohen: tutti definiti "boia, assassini, fascisti". Il racconto di Shai Cohen è lucido. E sta in una nota ufficiale che proprio ieri l’ambasciata di Israele in Italia ha inviato alla Farnesina.

"Sono stato invitato dalla facoltà per una relazione sulla situazione di Israele in Medio oriente. Il mio intervento era totalmente accademico. Entrando nell’aula magna c’è stata una contestazione da parte di una trentina di studenti che hanno fatto irruzione nella sala indossando la kefiah, con la bandiera palestinese e mostrando cartelli con scritte offensive e violente quali "Israele boia", "Sharon assassino". Dopo i primi minuti pensavo di poter iniziare il mio intervento, ma poi il tono della contestazione si è acceso".

Al punto che i manifestanti hanno cominciato ad urlare. Il professor Vernassa e il preside – prosegue Cohen – hanno tentato di placare gli animi di quegli studenti, ma inutilmente. Mi hanno detto "fascista boia, Cohen boia". Così per almeno quattro o cinque volte. Quindi si sono avvicianti al tavolo di presidenza con atteggiamento minaccioso, un modo molto esplicito per farmi vedere cosa avrebbero fatto se avessi parlato. La situazione è andata avanti così per cinquanta minuti".

Il preside interviene. Ma per interrompere la lezione e, di fatto, "scendere a patti con i fedayn dell’Ateneo. "Il preside ha deciso di interrompere la lezione in modo unilaterale – spiega il diplomatico israeliano – e senza chiamare le forze dell’ordine. Lo ha detto chiaramente. Non voglio giudicare la sua scelta ma non la comprendo perché se è vero che l’Università ha autonomia decisionale per quanto riguarda la presenza della polizia nel campus, nel caso specifico c’era un rappresentante diplomatico non italiano e il preside avrebbe dovuto garantire la mia sicurezza. Alla fine, dagli studenti che contestavano ha ottenuto la promessa che mi avrebbero lasciato uscire dall’aula magna senza toccarmi se lui non avesse chiamato la polizia".

Un fatto gravissimo afferma Cohen che gira l’Italia e le Università "ma un caso simile non mi era mai capitato".

E’ stato un intollerabile atto di violenza – dice il preside Massera – ma ho preferito interrompere il corso per evitare episodi di violenza. Netta la condanna del centro destra toscano, mentre la sinistra tace.

Il consigliere regionale Piero Pizzi (Fi) esprime solidarietà al diplomatico Israeliano e condanna ogni atto di inciviltà volto a negare il diritto di esporre il proprio pensiero". Il consigliere comunale di Fi a Pisa Giovanni Garzella ha presentato un’interrogazione al sindaco Fondanelli (Ds) per conoscere quali azioni intende intraprendere dopo l’ennesimo episodio di illegalità che si verifica all’interno dell’Università pisana". Garzella chiede inoltre un consiglio comunale straordinario sul caso. Luca Cavallini, esponente pisano di Fi aggiunge: "Ero presente all’episodio e condanno con forza la scelta compiuta dal preside di non chiamare le forze dell’ordine. Il fatto grave è che ancora una volta la facoltà di scienze politiche è tornata alla ribalta come un covo di squadristi rossi".
L'UNITA' del 17-10-04 pubblica in prima pagina l'articolo "Persecuzione razziale a Pisa", esprimendo una netta condanna dell'episodio.
FIRENZE «Non mi aspettavo un’accoglienza come quella che loro mi hanno riservato». "Loro" sono un gruppo di studenti dell’Università di Pisa del Collettivo autonomo di Scienze Politiche (Casp) e di Università Antagonista che hanno impedito al diplomatico israeliano Shai Cohen, consigliere per gli affari politici e relazioni esterne dell’ambasciata di Israele in Italia, di svolgere una lezione sulla "Repubblica di Israele". «È la prima volta che mi accade una cosa del genere - spiega il diplomatico - sono in Italia già da due anni e giro per conferenze e incontri. Mai mi era successo di non poter parlare».
« È una cosa grave - aggiunge Shai Cohen - soprattutto perché ero stato invitato dall’Università, non era un’iniziativa nostra, dell’ambasciata».
Giovedì scorso nell’Aula Magna della facoltà di scienze politiche era in programma un incontro organizzato dall’associazione Italia-Israele di Livorno in collaborazione con il docente di Storia e istituzioni dei paesi afroasiatici Maurizio Vernassa. La lezione (gli studenti presenti avrebbero ricevuto crediti formativi) doveva essere tenuta dal diplomatico Cohen. Nell’Aula Magna sono presenti alcuni soci dell’associazione e alcuni studenti del corso del professore Vernassa. Ma la lezione non parte. In sala e sulla porta dell’Aula Magna infatti sono presenti gli studenti "antagonisti". Hanno cartelli e striscioni. C’è scritto «Sharon assassino» e altre frasi contro il governo israeliano. Urlano slogan contro Israele e a favore della Palestina.
Clima incandescente. Il clima diventa sempre più incandescente. È a quel punto che interviene il preside Massera. Prova a riportare la calma (il Casp ha due eletti nel consiglio di facoltà), ma non ci riesce. Gli suggeriscono di chiamare la polizia. Si rifiuta. Teme che ne possa nascere uno scontro. E decide di sospendere la lezione del rappresentante dell’ambasciata israeliana.
«È stato un atto di violenza intollerabile. Inaccettabile. L’ho detto subito, senza tentennamenti. Ma ho temuto che potessero nascere scontri fisici. Per questo non ho chiamato la polizia e ho deciso di sospendere tutto. E anche ora, a mente fredda, dico che lo rifarei». È la prima volta, almeno a memoria del preside Massera che a Pisa viene impedito di tenere una lezione, ma l’episodio di violenza non rimarrà chiuso fra le mura dell’Università.
L’ambasciata israeliana ha già inviato una nota verbale ufficiale al ministero degli esteri. Del resto le parole di Cohen sono durissime. Il diplomatico parla apertamente di «libertà di espressione, di insegnamento e di ricerca impedita da un «gruppo di violenti senza che vi fosse nessuno a impedirlo» e invita a trovare il modo affinché «in futuro non si ripetano fatti del genere». «Rappresento - continua - il governo israeliano che oggi è guidato da Sharon, come tre anni fa rappresentavo il governo israeliano che era guidato da Barak con idee e programmi molto diversi».
Dietro gli slogan anti-Sharon Cohen vede tracce di antisemitismo. «C’è in Europa sia nell’estrema destra che nell’estrema sinistra un antisemitismo nuovo che viene nascosto quello che chiamano antisionismo. Anche a Pisa si dicevano antisionisti. Contestavano lo stesso diritto dello Stato d’Israele a esistere in Medio-Oriente. Invece credo che Israele abbia il diritto di vivere pacificamente a fianco dei paesi arabi». E il segretario dell’associane Italia-Israele, Mauro Viani, che era presente giovedì dice di aver sentito durante la violenta contestazione chiaramente frasi antisemite. Una "lettura" che non convince il preside Massera. «A me è sembrata una contestazione tutta rivolta contro l’attuale governo di Israele, non contro il suo popolo». E proprio ieri al diplomatico ha scritto una lettera di solidarietà il presidente della Regione Toscana Claudio Martini. «Chi impedisce il libero confronto delle idee - scrive Martini - non serve a nessuna causa se non a quella della violenza», e aggiunge che «i giovani che le hanno impedito di parlare non appartengono alla tradizione civile e democratica della Toscana. Il delicatissimo problema della pace in Medio Oriente richiede a ciascuno di farsi carco dei diritti e delle idee dell’altro». Un atto che Cohen apprezza molto: «Questa Regione, al di là del suo orientamento politico, ha sempre tenuto un dialogo aperto con Israele. Un atteggiamento importante perché senza dialogo non si comprendono le ragioni dell’altro».
Gli studenti del Casp però non si mostrano affatto pentiti. Ritengono la loro un’azione legittima e rigettano qualsiasi accusa di antisemitismo. «Abbiamo detto - spiega Michele (il cognome non vuole riferirlo ndr)- che quella lezione non si doveva fare perché non aveva alcuna legittimità. Non si trattava di ascoltare opinioni diverse dalle nostre, ma la voce del governo Sharon in un momento in cui è in corso una guerra contro il popolo palestinese. Non era previsto alcun contraddittorio. Perché non è stato invitato anche un esponente israeliano contrario alle politiche del governo Sharon o un rappresentante dell’Autorità nazionale palestinese? Non siamo antisemiti, ma non tolleriamo che all’Università, a fare lezione, ci sia il rappresentante diplomatico del governo Sharon». E tuttavia anche su Indymedia si trovano commenti di condanna (c’è chi scrive di «azione squadrista») a quella violenta contestazione.
Scrive Fiamma Nirenstein nel suo ultimo libro "Gli antisemiti progressisti":

"Il nuovo antisemitismo è parte del terrorismo….l’odio per Israele in quanto Stato degli ebrei è identico all’odio per l’occidente in quanto culla delle libertà. E l’Europa, volente o nolente vi è compresa.
Non vinceremo la guerra contro il terrorismo se non vinceremo la guerra contro l’antisemitismo".

Un monito forte che alla luce di quanto è accaduto all’Università di Pisa DEVE farci riflettere.

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