Domande ai pacifisti
l'analisi di Giovanni Sartori
Testata:
Data: 11/10/2004
Pagina: 1
Autore: Giovanni Sartori
Titolo: Domande ai pacifisti
In prima pagina sul Corriere della Sera di oggi, 11-10-04, Giovanni Sartori firma l'editoriale "Domande ai pacifisti" che spiega con grande chiarezza perchè la fuga dell'Occidente dall'Iraq sarebbe "un suicidio", e non in senso "figurato".
Ecco l'articolo:

«La condizione umana è piccolo cervello, grandi problemi» (Charles Lindblom). La guerra irachena ha scoperchiato un immenso problema che i nostri microcervelli non danno mostra di afferrare: il problema di come impedire che un terrorismo davvero terrificante disponga di armi di sterminio di massa. Quando Bush ha improvvidamente attaccato Saddam Hussein, l'Iraq non era uno Stato terrorista munito di armi pericolose; ma se oggi l'Europa abbandona l'Iraq alla sua sorte e costringe anche gli americani ad andarsene, allora darei per sicuro che lo diventerà. E cioè che diventerà una repubblica islamica le cui faccende spirituali saranno lasciate in gestione al clero (dico così per semplificare) e le cui risorse materiali saranno gestite dai terroristi e investite nello «Stato di sterminio».
La cosa da capire, che evidentemente sfugge ai micro-cervelli, è l'enormità del pericolo. La minaccia non è tanto che Paesi inaffidabili — come la Corea del Nord e l'Iran — arrivino a possedere armi nucleari. Una bomba non è tascabile, mentre le armi chimiche e batteriologiche lo sono. Il che le rende pressoché incontrollabili. La ferocia dell'assassino jihadista (una ferocia che supera di gran lunga quella dei terrorismi nazionalisti e laici) è, a tutt'oggi, artigianale; fa saltare in aria un numero contabile di persone (da qualche decina a qualche centinaio) e sgozza in televisione un agnello sacrificale alla volta. Ma se diventasse una ferocia a livello industriale? Questa ferocia — una ferocia che esulterebbe per lo sterminio di milioni, o anche centinaia di milioni di infedeli, di nemici di Allah — è ormai servita da una tecnologia a portata di mano. Le armi chimiche in questione sono le mostarde solforose, il VX, il sarin (già adoperato nella sotterranea di Tokio), la clorina, il cianuro idrogenato, salvo se altro. Le armi biologiche e batteriologiche in questione sono il botulino e tutte le infezioni generate da virus di recente scoperta e di facile disseminazione. E non è davvero il caso di far finta di niente. Per fare un solo esempio, è stato calcolato (spero sbagliando) che un mezzo chilo di tossina botulinica possa sterminare un miliardo di persone.
Di tutto questo i cieco-pacifisti che appendono bandiere e dimostrano in piazza non sanno ovviamente nulla. Non sanno che i dieci grammi di tossina botulinica li possono mandare tutti al cimitero. Concedo che anche Pecoraro Scanio, Strada e Agnoletto non ne sappiano niente (gli si legge in faccia). Ma non ne sanno niente neanche Bertinotti, neanche Mussi e il correntone Ds? Sono anche loro dei microcefali? Mi ostino a credere e sperare di no. E in tal caso ci dovrebbero spiegare a cosa serve chiedere a gran voce «via dall'Iraq, subito».
Serve, e questo lo capisco, a punire gli americani (come meriterebbero). Serve, e questo lo capisco molto meno, a raccattare voti. Ma serve a rendere meno probabile o più probabile l'avvento di una repubblica islamico-terrorista dell'Iraq? Questo è l'interrogativo decisivo, l'interrogativo di fondo, dal quale dobbiamo partire per decidere il da fare.
Si potrà ritenere che lo Stato terrorista non ci sarà. Bene, discutiamone. Si potrà sostenere che la vittoria del fondamentalismo islamico a Bagdad non comporterà un effetto domino su tutto il Medio Oriente, e cioè la caduta dei regimi islamici circostanti (Egitto, Giordania, Arabia Saudita, più altri). Bene, discutiamone. Ma questi sono i problemi veri, i problemi sui quali ci dobbiamo «ingrandire il cervello». La soluzione zapatera di «scappare e tanti saluti» certo non è una soluzione. Promette invece di essere (per tutto l'Occidente) un suicidio. Vero, non un suicidio figurato.
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