Riportare scrupolosamente le accuse dei terroristi
tacere o squalificare quelle di Israele
Testata:
Data: 04/10/2004
Pagina: 8
Autore: la redazione - Umberto De Giovannangeli - un giornalista
Titolo: Sharon: «Andremo fino in fondo per eliminare la minaccia dei razzi» - Sharon: non fermeremo i raid a Gaza - Kofi Annan a Israele: fermare i raid a Gaza
A pagina 8 La Stampa di oggi, 04-10-04, pubblica l'articolo: "Sharon: «Andremo fino in fondo per eliminare la minaccia dei razzi»". Il pezzo, oltre che per il consueto utilizzo di eufemismi come "militanti" per indicare i terroristi si segnala per l'acriticità con la quale vengono riportate le dichiarazioni di esponenti dell'Anp e di Hamas che accusano Israele, che in realtà si difende dagli attacchi con i missili Kassam, di "aggressione" e "genocidio".
Ecco il pezzo:

«La lotta è molto complessa. Ho dato istruzione alle forze armate di intraprendere qualsiasi mossa pur di rimuovere la minaccia dei razzi Qassam. Le nostre forze si comportano bene, e non abbiamo imposto loro alcun limite di tempo»: lo ha dichiarato ieri il premier Ariel Sharon, mentre nel Nord della striscia di Gaza le forze israeliane cercano di rafforzare le proprie posizioni in una fascia di circa nove chilometri. Israele intende creare così un «ambiente di separazione» entro il quale non possano accedere le cellule palestinesi specializzate nel lancio di razzi Qassam, in particolare contro la vicina cittadina israeliana di Sderot. L'epicentro degli scontri resta in queste ore il campo profughi di Jabalya (Gaza) dove nel corso della nottata e nella mattinata di ieri sono stati uccisi sette militanti palestinesi: quattro di Hamas, due della Jihad islamica, uno di al-Fatah. Secondo stime raccolte dagli ospedali di Gaza, almeno 60 palestinesi sono stati uccisi e 250 feriti nel contesto della operazione «Giorni di Pentimento» lanciata sei giorni fa da Israele. Un portavoce di Hamas ieri ha duramente accusato la Autorità nazionale palestinese di essere latitante nella zona dove Israele «sta compiendo un genocidio». «Migliaia di agenti dei servizi di sicurezza palestinesi hanno avuto istruzione di tenersi alla larga dagli scontri», ha sostenuto. Da parte sua, il rappresentante palestinese ha accusato l’opinione pubblica internazionale di aver mantenuto finora un atteggiamento molto remissivo nei confronti della cruenta operazione israeliana. «Ciò non potrà che incoraggiare Israele a proseguire nei suoi attacchi », ha osservato. Sabato l'Anp ha proclamato lo stato di emergenza nei Territori. Da parte sua Sharon ha detto di non annettere «alcuna importanza» alla proposta avanzata sabato da un dirigente di Hamas, Ismail Hanyeh, di sospendere i lanci di razzi in cambio della fine delle operazioni israeliane.
A pagina 8 dell'Unità Umberto De Giovannangeli firma l'articolo: "Sharon: non fermeremo i raid a Gaza". Anche qui vari eufemismi vengono usati in luogo di "terroristi" e le dichiarazioni di parte aplestinese vengono riportate senza commenti. A u.d.g. bisogna però dare atto di aver riportato, sia pure con ingiustificato scetticismo, anche le accuse israeliane all'Onu, secondo le quali veicoli dell'Unrwa (l'agenzia che si occupa dei profughi palestinesi) avrebebro trasportato razzi kassam.
Ecco il pezzo:

«La lotta è molto complessa. Ho dato istruzione alle forze armate di intraprendere qualsiasi mossa di rimuovere la minaccia di razzi Qassam. Le nostre forze si comportano bene, e non abbiamo imposto loro alcun limite di tempo». Ariel Sharon non fa marcia indietro. La morsa d’acciaio di Tsahal attorno a Jabaliya, Bei Hanoun, Khan Yunis non solo non verrà allentata ma se possibile ulteriormente rafforzata.
Per il quinto giorno consecutivo, l’epicentro degli scontri resta ancora il campo profughi di Jabaliya dove nelle ultime ventiquattr’ore i morti sono stati dieci tra i quali sette miliziani: quattro di Hamas, due della Jihad islamica, uno di al-Fatah. In serata nella corsia di un ospedale, sono deceduti tre adolescenti palestinesi. Le scorte di sangue ormai scarseggiano. Secondo stime raccolte dagli ospedali di Gaza, almeno 66 palestinesi sono stati uccisi e 250 feriti nel contesto della operazione «Giorni di Pentimento» lanciata cinque giorni fa da Israele.
L’operazione andrà avanti, ribadisce il ministro della difesa Shaul Mofaz. Israele potrebbe restare anche settimane nella zona occupata a Nord di Gaza, conferma in serata il capo di stato maggiore generale Moshe Yaalon. Finora, secondo i dati in suo possesso, sono circa 60 i palestinesi rimasti uccisi nei combattimenti: «per la maggior parte terroristi». In tutto, sottolinea ancora Yaalon, gli elicotteri e i carri armati israeliani hanno annientato «sette cellule di lanciatori di razzi Qassam». Ma la lotta contro il terrorismo - avverte il generale - ha tempi lunghi: «Siamo organizzati a proseguire per giorni, anche per settimane». Yaalon esclude che Israele abbandoni il nord della Striscia prima che la minaccia dei razzi Qassam sia stata rimossa. Per far ciò Israele ha ritagliato a Nord di Gaza un rettangolo lungo nove chilometri (quasi un quarto della Striscia) che include il valico di Erez, le cittadine di Beit Hanoun e di Beit Lahya e il rione orientale del campo profughi di Jabaliya. Memori della «Fascia di sicurezza» costituita in Libano, i responsabili militari israeliani affermano di voler piuttosto creare a Nord di Gaza un «ambiente di separazione». Si tratta di una zona cuscinetto da frapporre fra le cellule dell’Intifada e gli insediamenti israeliani.
La resistenza più accesa, ammette lo stesso Yaalon, le forze israeliane la stanno incontrando a Jabaliya dove sono attive le cellule dei diversi gruppi dell’Intifada: Brigate Ezzedn al Qassam (Hamas), Brigate al Quds (Jihad islamica), Brigate martiri di al Aqsa (al Fatah) e i Comitati di resistenza popolare (composti da militanti di varia estrazione, fra cui ex agenti palestinesi).
Gli strali del capo di stato maggiore si indirizzano anche contro le Nazioni Unite accusate di cooperare sul terreno con i gruppi armati palestinesi. «Più di una volta abbiamo visto mezzi dell’Onu utilizzati per trasportare uomini armati e mezzi di combattimento», denuncia Yaalon, secondo cui i gruppi armati dell’Intifada «si fanno sistematicamente scudo della popolazione civile». La Tv di stato israeliana ha mandato in onda nei giorni scorsi immagini riprese da un aereo spia militare che sembrano indicare che una delle ambulanze delle Nazioni Unite sia stata usata nel nord della Striscia per trasportare uno dei razzi Qassam con i quali Hamas bombarda il sud dello Stato ebraico.
Un’accusa rigettata dal capo dell’Unrwa, l’agenzia Onu per i profughi palestinesi, il danese Peter Hansen, il quale ha ipotizzato che l’oggetto fotografato fosse in realtà una barella ripiegata. Le dichiarazioni di Hansen non hanno però attenuato la polemica. Per Gideon Meir, alto dirigente del ministero degli esteri, il capo dell’Unrwa altro non è che un «bugiardo incorreggibile».
Nella Striscia insanguinata, Hamas soffia sul fuoco della esasperazione popolare. Ieri a Gaza gli islamici hanno organizzato una campagna per la donazione di sangue, da far pervenire ai 250 feriti che affollano le corsie degli ospedali. Ma un portavoce islamico, Mushir al Masri, ha anche chiesto ad alta voce come mai in prima linea, nella difesa della popolazione di Jabaliya, «non si vedano le divise di migliaia di agenti degli apparati di sicurezza palestinesi». Da Ramallah, il presidente Yasser Arafat e il premier Abu Ala cercano comunque di organizzare gli aiuti alla popolazione colpita. Anche il Parlamento di Ramallah ha deciso di riunirsi in seduta straordinaria, malgrado fosse paralizzato da settimane per divergenze di idee con l’esecutivo. Fra i dirigenti palestinesi cresce il malumore nei confronti della comunità internazionale. Hassan Abu Libdeh, un consigliere di Abu Ala, sostiene che finora le pressioni diplomatiche non hanno avuto alcun effetto sul governo di Ariel Sharon. «L’amministrazione Bush, che dovrebbe avere ascendente su Israele - aggiunge il consigliere del premier palestinese - è impegnata nelle elezioni presidenziali e non dedica attenzione ai massacri dei palestinesi». Il segretario generale dell’Onu Kofi Annan ha chiesto in serata a Israele di fermare l’offensiva.
Il re Abdallah II di Giordania, ha condannato con forza quella che definisce «l’arroganza» di Israele nella Striscia di Gaza. «L’arroganza di Israele e il proseguimento della sua politica di assassini di massa di civili palestinesi, così come la distruzione di edifici e di infrastrutture nei Territori - denuncia il monarca giordano - non sono utili al processo di pace ma al contrario non fanno che alimentare il ciclo di violenza e il fenomeno dell’estremismo nella regione».
A pagina 5 Il Mattino pubblica l'articolo "Kofi Annan a Israele: fermare i raid a Gaza", nel quale si sostiene che Israele intende creare una zona di sicurezza a Gaza per separare "le cellule della Intifada e gli insediamenti ebraici nei Territori palestinesi", mentre in realtà Sderot, la città colpita dai razzi Kassam, è dentro la "linea verde" dei confini pre-67 e pertanto non è un insediamento.
Gerusalemme. L’operazione «Giorni di Pentimento» non si ferma. I palestinesi uccisi finora sono almeno 66. E il governo di Sharon fa sapere che Israele potrebbe restare anche settimane nella zona occupata a nord di Gaza per impedire altri lanci di razzi Qassam contro la cittadina israeliana di Sderot (Neghev). Secondo il capo di Stato Maggiore, generale Moshe Yaalon, gli elicotteri e i carri armati israeliani hanno annientato «sette cellule di lanciatori di razzi Qassam». Israele ha ritagliato a nord di Gaza un rettangolo lungo nove chilometri (quasi un quarto della Striscia) che include il valico di Erez, le cittadine di Beit Hanun e di Beit Lahya e il rione orientale del campo profughi di Jabalya. Memori della «fascia di sicurezza» costituita in Libano (che in Israele è ricordata come una esperienza per vari aspetti negativa), i responsabili militari israeliani affermano di voler piuttosto creare a nord di Gaza un «ambiente di separazione». Si tratta di una zona cuscinetto da frapporre fra le cellule della Intifada e gli insediamenti ebraici nei Territori palestinesi.
Ma ieri sera ha preso posizione anche il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, che ha chiesto al governo israeliano di interrompere le incursioni militari nella striscia di Gaza, che «hanno condotto alla morte di numerosi palestinesi, tra i quali molti civili, inclusi bambini». Il segretario dell'Onu, nello stesso tempo, ha esortato l'Autorità palestinese ad agire per metter fine «al lancio di razzi contro obiettivi israeliani da parte di militanti palestinesi».
La resistenza più accesa è stata incontrata dall’esercito israeliano a Jabalya dove sono attive diverse formazioni dell’Intifada: Brigate Ezzedin el Qassam (Hamas), Brigate al Quds (Jihad islamica), Brigate Martiri di Al Aqsa (Al Fatah) e i Comitati di resistenza popolare (composte da militanti di varia estrazione). Complessivamente una decina di palestinesi sono stati uccisi ieri.
Da Ramallah, il presidente Yasser Arafat e il premier Abu Ala cercano comunque di organizzare gli aiuti alla popolazione colpita. Anche il parlamento palestinese di Ramallah ha deciso di riunirsi, malgrado fosse paralizzato da settimane per divergenze di idee con l'esecutivo. Fra i dirigenti palestinesi c'è grande malumore nei confronti della comunità internazionale. Hassan Abu Libdeh, un consigliere di Abu Ala, ha affermato che finora le pressioni diplomatiche non hanno avuto alcun effetto sul governo di Sharon.
Di conseguenza i palestinesi hanno concentrato i loro sforzi diplomatici nel Consiglio di Sicurezza e nella Assemblea generale dell’Onu. «Sta a loro fermare l’aggressione israeliana», secondo Abu Libdeh.
Ma da parte israeliana l'Onu viene guardata con crescente sospetto dopo che un aereo spia militare ha ripreso un palestinese mentre riponeva un razzo Qassam all'interno di un veicolo dell'Onu a Jabalya. Il commissario generale dell'Unrwa (la agenzia per i rifugiati) Peter Hansen ha ribattuto che l'oggetto visto dalla telecamere non era affatto un razzo, bensì una barella ripiegata.
City pubblica un articolo tratto dai lanci delle agenzie Reuters e Ap, con l'incredibile titolo: "Gaza, 55 morti per vendicare due bambini" per il quale un'operazione di difesa, volta a neutralizzare la capacità dei terrorristi di ripetere i lanci di razzi kassam, diventa un deliberato massacro, con l'obiettivo di infliggere il maggior numero possibile di perdite. Perdite di fronte alle quali, sembra suggerire l'estensore del titolo, due bambini israeliani morti sono "poca cosa".
Ecco il pezzo, di cui segnaliamo il tentativo di screditare le accuse israeliane all'Onu.

Le ultime vittime in ordine di tempo sono due militanti palestinesi uccisi da un missile israeliano. I due avevano appena lanciato a loro volta un razzo in territorio israeliano - senza causare danni - e si allontanavano a bordo di un carretto trainato da un asino, quando un caccia li ha individuati e colpiti.
Circa 200 carri armati e veicoli blindati presidiano da giorni un’area di nove chilometri attorno a Jabalya e compiono irruzioni nel campo profughi. La città di l00mila abitanti è nota per essere un covo di militanti palestinesi. Da qui sono partiti martedì scorso i razzi che hanno ucciso due bambini israeliani nella vicina città di Sderot, cosa che ha innescato l’offensiva militare, una delle più cruente in quattro anni di Intifada. Dei 55 morti palestinesi, oltre una ventina sono civili. Tra loro anche alcuni bambini e un sordomuto, ucciso ieri per sbaglio. Tre adolescenti sono deceduti ieri in una corsia di ospedale, dove ci sono anche oltre 250 feriti e dove ormai scarseggiano le scorte di sangue. A Jabalya, dove non si contano gli edifici distrutti dai bulldozer (case, scuole, giardini pubblici con l’accusa di essere covi dei combattenti), la popolazione è allo stremo, senza acqua e cibo. I droni gli aerei spia israeliani, sorvolano la città, incaricati di identificare i luoghi da dove partono i razzi. "Allargheremo la zona cuscinetto", ha annunciato ieri alla radio militare Ariel Sharon. Il premier israeliano ha bisogno di mostrarsi capace di fermare questi attacchi per far accettare alla destra il suo piano di ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza e non dare agli estremisti palestinesi la possibilità di presentare lo stesso ritiro come una loro vittoria. Il presidente palestinese Yasser Arafat ha invitato la gente "a resistere contro questi barbari, criminali e razzisti", ma anche "a non dare alcun pretesto a Israele". Da parte sua, Hamas si dice pronta a colpire più in profondità il territorio israeliano. Una minaccia ritenuta non credibile per la corta gittata dei razzi Qassam.
E uno di questi è al centro di uno scontro tra Israele e l’Onu. Un video girato da un drone mostrerebbe militanti palestinesi che usano un mezzo dell’Agenzia Onu per il Lavoro e l’Aiuto (Unrwa) per trasportare un razzo. Israele ha spesso accusato l’Unwra, che si occupa dell’assistenza ai rifugiati palestinesi, di mentire a suo danno e ora chiede all’Onu di aprire un’inchiesta interna. In particolare, le accuse riguardano il direttore del l’Unwra, Peter Hansen. Il video, non nitido e in bianco e nero, mostra alcune persone a piedi che precedono un veicolo dell’Onu. Una di queste trasporta in una mano un tubo allungato che rassomiglia a un missile e poi lo deposita senza sforzo nel veicolo: Neanche Golia sarebbe così, forte da portare un missile da 35 chili con una sola mano. Quella era una nostra ambulanza e l’oggetto è una portantina", si difende Hansen. Ieri, intanto, i 22 membri del la Lega Araba si sono accordati per chiedere all’Assemblea generale dell’Onu un dibattito sulla "grave aggressione israeliana al popolo palestinese"
e la convocazione di una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza.
(REUTERS, AP)
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