La risposta israeliana all'aggressione contro Sderot
cronache scorrette su cinque quotidiani
Testata:
Data: 01/10/2004
Pagina: 1
Autore: Aldo Baquis - Alberto Stabile - Barbara Uglietti - Umberto De Giovannangeli - Michele Giorgio
Titolo: Notizie da Israele e Anp
A pagina 8 La Stampa di oggi, 01-10-04, pubblica l'articolo di Aldo Baquis "Razzi e tank, ancora un massacro a Gaza", nel quale, senza specificarne la fonte, viene riportata una notizia assente su tutti gli altri quotidiani: che i generali israeliani abbiano cioè ricevuto l'ordine di "farla pagare cara alla popolazione palestinese che appoggia i gruppi armati dell'Intifada" (come d'uso per Baquis al posto di "terroristi" si trovano diversi eufemismi. Riguardo al proiettile esploso tra la folla a Jabalya si tace la circostanza, riportata sia da fonti palestinesi che israeliane, della presenza di terrorristi armati che avevano attaccato i soldati. Il lettore è così indotto a sospettare che gli israeliani abbiano deliberatamente compiuto un massacro per eseguire il supposto ordine di "farla pagare care" alla popolazione.
Ecco il pezzo:

Nel giorno in cui l’Intifada palestinese è entrata nel suo quinto anno, una fiammata di violenza ha investito il Nord della Striscia di Gaza e la vicina cittadina israeliana di Sderot. Al termine di un’accanita giornata di guerra si sono contati oltre 30 morti (27 palestinesi e 3 israeliani) e più di cento feriti.
Le previsioni per il futuro sono allarmanti. I gruppi armati dell’Intifada minacciano di intensificare gli attacchi contro gli obiettivi israeliani nella striscia di Gaza e nel Neghev settentrionale. E il premier Ariel Sharon ha ordinato alle sue forze armate di estendere la penetrazione militare nel Nord della Striscia.
L’«Operazione Giornate di Penitenza» - questo il nome scelto dallo stato maggiore dell'esercito - si prefigge di allontanare fisicamente da Sderot i commando palestinesi che la attaccano da settimane, colpendola con i razzi Qassam: di produzione artigianale, eppure micidiali quando colpiscono i condomini popolari israeliani. I generali israeliani hanno avuto anche l'ordine di «farla pagare cara» alla popolazione palestinese che appoggia i gruppi armati dell’Intifada. Per la prima volta da molti mesi, mezzi blindati israeliani sono entrati ieri nel campo profughi di Jabalya: 100 mila abitanti, uno dei luoghi più affollati al mondo.
Il bilancio di vittime è salito in maniera impressionante. Un proiettile di tipo «flechette», sparato da un carro armato israeliano (contenente migliaia di freccette di metallo), è esploso in un cortile nella via al-Sikka di Jabalya: 10 morti e 100 feriti, secondo il bilancio degli abitanti del campo. «Gli israeliani si comportano come la Gestapo» ha detto alla stampa Ablah Abdul Rahman, una casalinga di Jabalya, pochi minuti dopo che un mezzo corazzato israeliano le aveva raso al suolo la casa.
L'episodio che ha sconvolto i dirigenti israeliani è avvenuto nella sera di mercoledì, quando un razzo palestinese ha centrato un condominio di Sderot uccidendo due bambini di 2 e 4 anni, e ferendo altri 25 abitanti. E questo sebbene già da due giorni l'esercito israeliano fosse stato dislocato nel Nord della striscia di Gaza per impedire attacchi del genere.
La notte successiva, i commando di Hamas sono tornati in azione: a Beit Hanun (un soldato ucciso e uno ferito in modo grave) e nella vicina colonia di Nissanit: un soldato e una colona uccisi. I militanti di Hamas hanno anche cercato di trascinare il cadavere della israeliana per negoziarne il riscatto, ma sono stati uccisi da soldati israeliani.
All'origine del problema c'è la gittata del razzo Qassam, circa 5-6 chilometri: ogni insediamento palestinese che si trova a una distanza inferiore da Sderot rappresenta una minaccia. E il punto nevralgico è il campo profughi di Jabalya: una roccaforte palestinese, composta da vicoli angusti e da una popolazione così fitta che è praticamente impossibile compiervi operazioni militari senza colpire in modo massiccio anche i civili.
Dopo mesi di reticenze, ieri reparti meccanizzati israeliani hanno avuto ordine di penetrare a Jabalya, e la battaglia è infuriata subito. In poche ore, i palestinesi uccisi sono stati almeno 25, i feriti oltre cento. A guidare la lotta a distanza ravvicinata contro i mezzi blindati di Israele sono state le Brigate Ezzedin el-Qassam di Hamas - ormai organizzate come una milizia popolare - che hanno estratto dai loro magazzini grandi quantità di razzi Qassam e Battar, lanciarazzi Rpg, fucili di assalto e bombe a mano, ordigni e mine.
Una guerra in grande stile, con comunicati emessi in maniera ordinata dal Comando della resistenza islamica, in cui sono stati illustrati dettagliatamente gli attacchi (ad esempio a Beit Hanun, nella via al-Sikka di Jabalya e attorno a una palazzina di Jabalya requisita dall'esercito israeliano) e l’entità delle perdite inflitte al nemico.
A pagina 20 di La Repubblica Alberto Stabile firma "Battaglia a Gaza, 26 morti". L'articolo definisce "spaventosa" la "risposta all'uccisione dei due bambini israeliani". In realtà, ciò che è spaventoso nella necessaria difesa israeliana all'aggressione contro Sderot è la morte di civili, resa inevitabile dalla pratica dei terroristi che si nascondono tra di essi. La risposta in sé appare piuttosto "tragica", "necessaria", "legittima".
E'corretto, ovviamente, informare sulle morti di civili negli scontri, ma il modo in cui lo fa Stabile appare tendenzioso. Pone infatti una domanda retorica: "La battaglia è andata avanti per tutto il giorno, con le fonti ospedaliere che aggiornavano di continuo il numero dei morti. Tutti miliziani armati?", per poi rispondere che vi sono anche civili e sottointendere che la pretesa israeliana che l'operazione sia intenzionalmente mirata esclusivamente ai "miliziani armati" (consueto eufemismo per terroristi) sia infondata.
Ecco il pezzo:

Gerusalemme - La risposta all´uccisione dei due bambini israeliani nella città-bersaglio di Sderot è stata spaventosa. Per la prima volta in quattro anni d´Intifada armata, unità corazzate dell´esercito sono entrate nel campo profughi di Jabalya, il più affollato della Striscia di Gaza, con i suoi 100mila abitanti, incontrando una forte resistenza. Al termine di una giornata di furiosi combattimenti i palestinesi hanno contato 23 morti e oltre 70 feriti, tra i quali parecchi civili. Tre vittime anche fra gli israeliani: un soldato, un ufficiale medico e una donna residente nell´insediamento di Alei Sinai caduta in un agguato mentre faceva jogging.
Nel più cruento dei molti episodi che hanno segnato questo giovedì nero, sette palestinesi sono stati uccisi e 18 sono stati gravemente feriti, quando un obice sparato da un carro armato israeliano è esploso all´ingresso di Jabalya, nei pressi del mercato. Testimoni palestinesi hanno raccontato che le vittime erano, per la maggior parte, adolescenti non coinvolti negli scontri più seri. Uno dei comandanti israeliani sul campo ha affermato, invece, che il tank ha sparato contro un gruppo di cinque miliziani che aveva fatto esplodere una bomba e lanciato un missile anticarro.
Mai, da quando è esplosa questa seconda Intifada, l´esercito israeliano era entrato a Jabalya. Il campo profughi, diventato ormai un quartiere di Gaza, non è solo la possibile affollatissima retrovia dei gruppi armati palestinesi: è un santuario della rivolta nazionalista, il luogo dove nacque nel dicembre del ?87 la prima Intifada. Un tempo tappezzate di manifesti di Arafat, oggi le strade sono una galleria interminabile di foto e graffiti dei «martiri»: le decine e decine di caduti di questa guerra senza fine.
Quando, ieri mattina, i bulldozer israeliani hanno cominciato ad abbattere le prime case di Jabalya per aprire la strada ai carri armati, le varie milizie presenti nel campo hanno reagito sparando. La battaglia è andata avanti per tutto il giorno, con le fonti ospedaliere che aggiornavano di continuo il numero dei morti. Tutti miliziani armati? Sicuramente molti, ma anche un uomo di 60 anni che scappava, un contadino sul suo campo, due ragazzi di 12 e 14 anni. Poco prima dell´assalto, in due agguati diversi ma sempre nel Nord della Striscia erano stati uccisi due militari israeliani e la donna che faceva jogging.
Uno scenario peggiore, a pochi mesi dall´annunciato ritiro da Gaza, non si poteva prefigurare. Ormai è chiaro che le fazioni armate palestinesi vogliono che il ritiro avvenga sotto una pioggia di missili Kassam, come quello che mercoledì pomeriggio, ha colpito Sderot uccidendo due bambini di due e quattro anni. Sharon, di contro, prima di abbandonare la Striscia, intende ridurre al minimo, se non annullare del tutto, la minaccia dei missili artigianali e al tempo stesso impedire ai gruppi palestinesi irriducibili di cantare vittoria.
Per questo, ieri sera, il premier ha riunito il Consiglio di sicurezza, un organismo ristretto creato in seno al governo e composto dai capi dei dicasteri più rilevanti con il compito di elaborare le misure da prendere in particolari situazioni di crisi. Al termine dell´incontro Sharon ha approvato un´offensiva di lunga durata che potrebbe di fatto portare a una ri-occupazione della parte Nord della Striscia di Gaza. Sharon e il ministro della Difesa Mofaz starebbero persino considerando la possibilità di richiamare un certo numero di riservisti, una mossa cui i governi israeliani hanno fatto ricorso soltanto in caso di operazioni belliche importanti.
L´obiettivo sarebbe quello di rioccupare temporaneamente una parte della Striscia, con l´intento di creare una zona-cuscinetto, in modo da porre il territorio israeliano fuori dalla gittata dei missili Kassam. La battaglia di Jabalya, insomma, potrebbe essere solo il test di una manovra a vasto raggio.
A pagina 17 Barbara Uglietti firma l'articolo "E' battaglia a Gaza: 29 i morti".
I 3 morti israeliani, vittime di attentati terroristici avvenuti indipendentemente dall'operazione israeliana e prima del suo inizio, sono conteggiati come vittime dell'"offensiva su vasta scala". L'intera operazione è presentata come una rappresaglia spietata mirata ai civili. La richiesta di alcuni abitanti di Sderot, esasperati di lutti causati dai razzi Qassam "Tutta la Striscia di Gaza deve essere spazzata via" viene così chiosata "La rappresaglia è arrivata puntuale". Di Gaza, conclude la Uglietti alla fine "non rimarrà probabilmente più nulla".
Ecco il pezzo:

Nel cuore del campo profughi di Jabaliya, nord della Striscia di Gaza, l'esercito israeliano non era mai entrato. Ieri, dopo Rafah, dopo Khan Yunis, dopo Deir al-Balah e dopo Beit Hanun, i carri armati e le ruspe corazzate sono penetrati in profondità anche nel grande insediamento: oltre 100.000 persone, condizioni di estrema miseria. Un'offensiva su larga scala: sono morti 28 palestinesi e tre israeliani in una delle giornate più sanguinose della seconda Intifada; la più pesante, per numero di vittime, degli ultimi due anni. L'operazione è ancora in corso.
Il premier israeliano Ariel Sharon l'aveva promesso. Mercoledì sera un razzo Qassam lanciato dai miliziani sulla città israeliana di Sderot aveva colpito una casa e ucciso due bambini: tre e quattro anni. «Tutta la Striscia di Gaza deve essere spazzata via», chiedevano ancora ieri gli abitanti della cittadina di confine. La rappresaglia è arrivata puntuale.
L'incursione è cominciata all'alba, subito dopo due attacchi, rivendicati da Hamas, nei pressi del campo profughi: nel primo, due miliziani hanno aperto il fuoco contro un avamposto israeliano uccidendo un soldato prima di essere a loro volta colpiti; nel secondo due israeliani (una donna che stava facendo jogging e un soldato) sono stati uccisi da un commando palestinese vicino alla colonia di Alei Sinai. Uno dei guerriglieri è stato poi colpito a morte dai soldati.
A quel punto, l'insediamento di Jabaliya si è trasformato in un campo di battaglia. Almeno venti palestinesi sono stati uccisi; i feriti sono una quarantina. L'episodio più grave, quando un colpo di cannone di cannone sparato da un tank israeliano ha centrato il mercato principale di Jabaliya: sette morti, quasi tutti civili secondo fonti mediche locali. Molti gli adolescenti. Una fonte militare israeliana ha ammesso che la cannonata era stata sparata verso «una zona densamente popolata nei pressi di una scuola». La stessa fonte ha affermato che i militanti in due occasioni avevano a perto il fuoco da quel punto.
Sharon ha convocato una riunione urgente dei responsabili dei dicasteri della Sicurezza per valutare le prossime mosse. Al termine, ha predisposto un allargamento dell'offensiva. Il premier si è consultato anche con Avi Dichter, capo dello Shin Beth, il servizio segreto israeliano, e ha dato ordine di prendere «tutte le misure necessarie per fermare il lancio di razzi Qassam». Domenica, il primo ministro palestinese Abu Ala andrà a Mosca per incontrare i vertici del Cremlino (la Russia, insieme a Stati Uniti, Europa e Onu fa parte del Quartetto per il Medio Oriente). Intanto, il segretario di Stato americano Colin Powell ha esortato i palestinesi a mettere fine alla lotta armata: «Che cosa è stata l'Intifada in questi cinque anni? - si è chiesto in un'intervista diffusa ieri da al-Jazeera -. Che cosa ha portato al popolo palestinese?». Il segretario generale dell'Onu Kofi Annan ha espresso «seria preoccupazione» per la situazione nei Territori.
L'agenzia Onu per i profughi palestinesi ha fatto sapere che i massicci raid nella Striscia hanno completamente bloccato le operazioni umanitarie ed esposto a «gravi rischi» 750 operatori dell'organizzazione che non riescono a rincasare. L'incursione a Jabaliya non ha limiti di tempo, ha indicato un portavoce del governo israeliano. Alla fine, dei 360 chilometri quadrati della Striscia, una porzione di terreno grande più o meno come Milano, non rimarrà probabilmente più nulla.
Rincara la dose Francesca Fraccaroli "Una carneficina, impossibili i soccorsi". La Fraccaroli riferisce senza commenti che la "gente di Gaza" ripete che "non è compiaciuta dalla morte a Sderot dei due bambini israeliani", ma " è convinta che questi razzi rudimentali (...) siano l'unica arma(...) per rispondere alle offensive israeliane". Offensive che sono in realtà risposte ad aggressioni come quella a Sderot. Utile notare, poi, che in tutto l'articolo soltanto chi si dice "non compiaciuto" per le morti dei due bambini mantiene l'anonimato. Le condanne di Israele sono tutte espresse da qualcuno con un nome e un cognome.
Chiude il pezzo la studentessa Leyla Madin che risponde a Powel, che ha invitato i palestinesi a porre fine all'Intifada: "Venga a vedere come viviamo e poi capirà perché ci ribelliamo". La Fraccaroli non ribatte che esiste un piano israeliano di ritiro, che la "ribellione" rende molto più difficile.

Sull'Unità a pagina Umberto De Giovannangeli firma l'articolo "Giorno di sangue nella Striscia di Gaza: 31 morti", che riporta l'ipocrita appello di Saeb Erekat, ministro dell'Anp, perchèécessi la violenza provocata dalla politica di quest'ultima. Come sempre i terroristi non vengono chiamati con il loro nome. Ecco il pezzo:

Rincara la dose Francesca Fraccaroli "Una carneficina, impossibili i soccorsi". La Fraccaroli riferisce senza commenti che la "gente di Gaza" ripete che "non è compiaciuta dalla morte a Sderot dei due bambini israeliani", ma " è convinta che questi razzi rudimentali (...) siano l'unica arma(...) per rispondere alle offensive israeliane". Offensive che sono in realtà risposte ad aggressioni come quella a Sderot. Utile notare, poi, che in tutto l'articolo soltanto chi si dice "non compiaciuto" per le morti dei due bambini mantiene l'anonimato. Le condanne di Israele sono tutte espresse da qualcuno con un nome e un cognome.
Chiude il pezzo la studentessa Leyla Madin che risponde a Powel, che ha invitato i palestinesi a porre fine all'Intifada: "Venga a vedere come viviamo e poi capirà perché ci ribelliamo". La Fraccaroli non ribatte che esiste un piano israeliano di ritiro, che la "ribellione" rende molto più difficile.

Sull'Unità a pagina Umberto De Giovannangeli firma l'articolo "Giorno di sangue nella Striscia di Gaza: 31 morti", che riporta l'ipocrita appello di Saeb Erekat, ministro dell'Anp, perché cessi la violenza provocata dalla politica di quest'ultima. Come sempre i terroristi non vengono chiamati con il loro nome. Ecco il pezzo:
A pagina 2 del Manifesto la "cronaca" di Michele Giorgio intitolato "Una strage la vendetta di Sharon.
Giorgio come è più interessato ai proclami politici che ha raccontare i fatti, riguardo a questi è interessante notare che attribuisce ai "palestinesi" una "secca smentita", che non c'è. Non hanno mai negato, infatti che ci fossero uomini armati nella piazza dove il carro armato israeliano ha sparato.
Ecco il pezzo:

Sono almeno 31 i palestinesi uccisi ieri a Gaza nella giornata più insanguinata per i Territori occupati da due anni a questa parte. Morti ai quali si aggiungono i tre israeliani, due soldati e una donna, ammazzati da militanti di Hamas ad una postazione militare a Beit Hanun e nella colonia di Alei Sinai, sul confine tra la Striscia di Gaza e Israele. In serata i carri armati israeliani non erano ancora usciti dal campo profughi di Jabalya dove nel pomeriggio una cannonata sparata da un mezzo corazzato ha ucciso 7 adolescenti palestinesi e ferito altre 24 persone nei pressi di una scuola dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu che assiste i profughi palestinesi. Il governo israeliano, riunitosi in tarda serata a Gerusalemme, ha deliberato la rioccupazione del nord della Striscia di Gaza. «Operazione giorni del pentimento» è il nome che Sharon ha dato alle operazioni militari, tendenti a creare una zona cuscinetto per prevenire «la pioggia di razzi Qassam» sparati dal movimento islamico Hamas contro la cittadina di Sderot dove, mercoledì sera, sono rimasti uccisi due bambini di 3 e 4 anni. Un'offensiva che non mancherà di far registrare altri morti palestinesi nelle prossime ore. Il presidente della commissione difesa dellla Knesset, Yuval Steinitz, ha esortato le forze armate ad avviare «Operazione muraglia di difesa 2» allo scopo di rioccupare tutta la Striscia di Gaza, così come nel 2002 vennero invase le aree autonome palestinesi in Cisgiordania. Nel corso della notte si sono diffuse voci sul richiamo di migliaia di riservisti da impegnare nelle operazioni future a Gaza. L'Autorità nazionale palestinese (Anp) di Yasser Arafat ha balbettato come al solito e non è andata oltre l'abituale appello all'Onu, al Quartetto, all'Europa e agli Stati Uniti affinché intervengano per «mettere fine al massacro israeliano». Il bagno di sangue è avvenuto a Jabaliya, il campo profughi più grande della Striscia di Gaza, dove vivono in condizioni di miseria oltre 100.000 persone.

Le viuzze strette del campo si sono trasformate in un terreno di battaglia: il crepitio delle armi automatiche dei combattenti palestinesi è stato incessante per tutto il giorno, ma fucili e mitra non sono serviti a nulla contro i blindati che si sono spinti nel punto più profondo del campo dal giorno del ritiro israeliano dieci anni fa. Il fatto più sanguinoso è avvenuto nel pomeriggio: un obice sparato da un carro armato ha falciato un gruppo di ragazzi palestinesi vicino ad una scuola e alla piazza del mercato: 7 i morti, 20 i feriti, alcuni dei quali in condizioni disperate. Le forze di occupazione hanno riconosciuto di aver aperto il fuoco verso una zona densamente popolata ma hanno precisato di aver sparato «contro un gruppo di militanti armati». Una versione seccamente smentita dai palestinesi. «Hanno sparato in modo indiscriminato. Abbiamo raccolto ovunque resti dei ragazzi uccisi, i corpi erano orrendamente mutilati, le persone ancora in vita erano in condizioni terribili», ha raccontato al manifesto Ahmad Abu Sal, un infermiere, tra i primi ad arrivare sul luogo della strage. Nelle ore precedenti 14 palestinesi erano stati uccisi ancora a Jabaliya, nell'area di Beit Hanoun e vicino all'insediamento ebraico di Alei Sinai, dove un commando di Hamas ha ucciso una donna israeliana che faceva jogging e un soldato infermiere intervenuto per prestarle soccorso.

Due degli assalitori sono stati colpiti mortalmente dal fuoco dei militari. Un altro soldato israeliano era stato ucciso all'alba durante l'attacco ad una postazione militare. «Seria preoccupazione» per la situazione in Medio Oriente è stata espressa ieri sera dal segretario generale dlle Nazioni unite, Kofi Annan, che si è detto rattristato soprattutto per la morte e il ferimento di bambini. «Il segretario generale ¡ si legge in un comunicato dell'Onu - resta profondamente convinto che non ci sia soluzione militare a questo conflitto ed esorta entrambe le parti a cessare immediatamente ogni forma di violenza, ad agire in stretta aderenza ai loro obblighi previsti dalla «Road Map e dalla legge internazionale e a rinnovare la loro ricerca di soluzioni pacifiche». Annan fa finta di non capire che per Sharon la Road Map è morta e sepolta per sempre e che sul campo, grazie anche alla «benedizione» degli Stati uniti, c'è solo il cosiddetto piano di «disimpegno» del premier israeliano, che in cambio del ritiro dei 7.000 coloni ebrei che vivono a Gaza annetterà a Israele ampie porzioni della Cisgiordania e impedirà ai palestinesi di costruire un loro stato realmente indipendente e sovrano.
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