Intifada: bilancio di quattro anni di terrore contro Israele
e di autodistruzione della società palestinese
Testata: ANSA
Data: 04/09/2004
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: MO: 4 anni di intifada, la vita distrutta degli Akhras
La famiglia di una terrorista suicida, all'oscuro del piano criminale della ragazza, racconta la propria disperazione. E formula un implicito atto d'accusa: contro le Brigate dei Martiri di Al Aqsa che "celebravano" mentre loro piangevano, e contro l'Intifada che ha distrutto il benessere raggiunto negli anni di Oslo. Un lancio dell'agenzia ANSA
DEHEISHE (CISGIORDANIA), 27 SET - Mohammed Al- Akhras vive facendo qualche lavoretto saltuario, a malapena riesce a sfamare la famiglia. ''Prima dell'Intifada e dell'operazione di martirio (attentato kamikaze, ndr) compiuta da mia figlia Ayat, le cose andavano molto meglio. Certo non eravamo ricchi ma con il mio lavoro di guardiano nei cantieri edili israeliani si andava avanti senza affanno. Ora e' tutto diverso'', racconta con gli occhi umidi di pianto. Mohammed Al-Akhras, 56 anni, tutti vissuti nel campo profughi di Deheishe, a sud di Betlemme (Cisgiordania), non avrebbe mai immaginato che l'inizio della seconda Intifada, nel settembre del 2000, avrebbe significato la fine di quel piccolo benessere conquistato con tanta fatica. Piu' di ogni altra cosa non avrebbe mai immaginato di dover vedere un giorno il bel viso di sua figlia Ayat, 18 anni, sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo che riferivano di un attentato compiuto da una palestinese kamikaze a Gerusalemme. ''Le parole non possono esprimere il dolore che provo'', ha detto all'Ansa. ''Se solo Ayat mi avesse detto cosa stava progettando di fare l'avrei bloccata. Che Dio la perdoni per cio' che ha fatto''. Ayat invece non si confido' con i familiari e il suo attentato suicida, costato la vita a una sua coetanea israeliana e a una guardia privata, esaltato come ''eroico'' dal gruppo armato delle 'Brigate dei martiri di Al-Aqsa', continua a pesare come un macigno su genitori e fratelli. ''Non si ride piu', la gioia ha abbandonato la nostra famiglia - riferisce Umm Samir, madre della kamikaze - mio marito non ha piu' una occupazione fissa, i miei figli sono stati ripetutamente arrestati dagli israeliani solo perche' sono i fratelli di Ayat. Come tutti i profughi abbiamo sempre vissuto con difficolta' ma da quando c'e' l'Intifada le cose vanno sempre peggio''. Gli Akhras dopo l'attentato di Ayat rischiarono, come altri familiari di kamikaze palestinesi, il confino per 'motivi di sicurezza', ma le autorita' militari non applicarono nei loro confronti il provvedimento. ''Gli israeliani non ci hanno demolito la casa, e' l'unica fortuna che abbiamo avuto'' aggiunge Umm Samir. Quando era ancora una bambina Ayat Akhras divenne nota negli ambienti pacifisti italiani che negli anni della prima Intifada (1987-93) sostenevano il dialogo tra israeliani e palestinesi. Una sua foto, scattata dal reporter Tano D'Amico, in cui appariva una bambina sorridente, con i capelli arruffati, venne pubblicata in diversi opuscoli e libri di quel periodo. Quattordici anni dopo, animata dal nazionalismo, Ayat ha messo fine a quella immagine di bimba innocente e ha assunto invece quella di donna spietata pronta a morire pur di uccidere. La mattina del 29 marzo del 2002 la giovane evito' i posti di blocco israeliani e camminando per i campi riusci' ad entrare a Gerusalemme senza che nessuno la notasse. Un complice le consegno' la cintura con gli esplosivi. Ayat, giunta nel quartiere di Kiryat Ha-Yvesi si fece saltare in aria all' ingresso di un supermercato mentre le passava accanto Rachel Levy, una ragazza israeliana di 17 anni. Rimase ucciso anche l'addetto alla sicurezza, Haim Smadar, di 55 anni. Mohammed al- Akhras ricorda di aver ricevuto la conferma che la kamikaze era sua figlia quando i miliziani delle Brigate di Al Aqsa si misero sull'attenti di fronte a casa sua sparando in aria una salve d'onore. ''Loro celebravano, noi invece piangevamo e avevamo paura'', dice scuotendo la testa.
27/09/2004 18:33
Un bilancio della campagna terroristica palestinese contro Israele
TEL AVIV - In quattro anni di intifada sono rimasti uccisi complessivamente 1.017 israeliani (il 70 per cento dei quali civili), secondo dati divulgati oggi alla stampa israeliana dallo Shin Bet, il servizio di sicurezza interno israeliano. Da questa e da altre statistiche si evince che per Israele l'anno peggiore e' stato il 2002. Il grafico delle vittime israeliane parte con 47 morti nel 2000, sale a 207 morti nel 2001, tocca la cifra di 452 morti nel 2002, poi cala a 214 nel 2003 e a 97 nel 2004.

Molto simile il grafico che illustra i 138 attentati suicidi compiuti dai palestinesi in questi quattro anni. Furono quattro nel 2000, salirono a 35 nel 2001 e toccarono la vetta di 60 attentati nel 2002. Nel 2003 si ha un inversione di tendenza (26), confermato nel 2004 con 13 attentati suicidi realizzati. Gli attacchi armati compiuti da i palestinesi sono stati secondo il rapporto 13.730. L'anno piu' scottante fu il 2001, con 5.274 attacchi armati. Nel 2004, la cifra aggiornata e'di 1.198. Molto diverso il grafico degli attacchi con razzi Qassam: un fenomeno che nasce solo nel 2002. Nel 2003 sono stati lanciati da Gaza 105 razzi e nei primi nove mesi del 2004 si e' gia' saliti a 259. A partire dall'aprile 2002 (quando, in seguito a una strage in un albergo di Natanya, Israele avvio' la Operazione Muraglia di difesa rioccupando militarmente la intera Cisgiordania) i ''terroristi tolti dalla circolazione sono stati 6.964'', secondo il rapporto che precisa: 959 sono stati uccisi, mentre 6.005 sono stati incarcerati.

Il rapporto spiega che l'evidente successo israeliano nel contenimento degli attentati palestinesi e' dovuto sia alla occupazione della Cisgiordania che alla costruzione della Barriera di separazione, avviata solo nella seconda meta' del 2002 ed divenuta operativa (nel solo settore Nord della Cisgiordania) nel luglio 2003. Il rapporto rileva che nei 34 mesi trascorsi dall'inizio del conflitto fino alla entrata in funzione operativa del primo tratto della Barriera, i palestinesi sono riusciti a compiere 73 attentati in territorio israeliano, uccidendo complessivamente 293 civili e ferendone 1.950. Nell'anno compreso fra l'agosto 2003 e l'agosto 2004 gli attentati in territorio israeliano sono stati complessivamente cinque (28 morti, 81 feriti). Sulla base di questi dati, gli autori del rapporto auspicano che la costruzione della Barriera sia conclusa in tutta la sua estensione nel minore tempo possibile.

Gli autori del rapporto rilevano inoltre che dall'inizio del 2004 si nota un aumento del ricorso da parte dei gruppi armati della intifada a donne-kamikaze. Avvertono anche che i palestinesi si stanno specializzando nella costruzione di tunnel utilizzati per il contrabbando di armi (e in casi molto piu' rari per far saltare in aria obiettivi israeliani): dall'inizio della intifada nella zona di Rafah (fra la striscia di Gaza e l'Egitto) le forze israeliane hanno otturato quasi cento tunnel.
27/09/2004 20:10
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