Il terrorismo suicida crimine contro l'umanità: lo dichiari l'Onu
la richiesta del centro Wiesenthal
Testata:
Data: 14/09/2004
Pagina: 3
Autore: un giornalista
Titolo: Wiesenthal chiama Berlusconi
Da pagina 3 de Il Riformista di oggi, 14-09-04, "Wiesenthal chiama Berlusconi", sulla proposta avanzata dal centro Wiesenthal di una risoluzione Onu che condanni il terrorismo suicida come crimine contro l'umanità.
Ecco il pezzo:

Il desiderio del rabbino Abraham Cooper, da quasi trent’anni braccio destro di Simon Wiesenthal al Simon Wiesenthal center di Los Angeles è molto semplice. Berlusconi, spiega, potrebbe essere il leader giusto per presentare tra pochi giorni all’Assemblea Generale dell’Onu una piccola risoluzione di tre paragrafi per dichiarare che le bombe suicide sono un crimine contro l’umanità. «Abbiamo bisogno - dice - di un paese che prenda l’iniziativa per avviare il processo». L’idea che il centro californiano persegue e che il Riformista ha deciso di appoggiare è nata alla fine dello scorso anno da un gruppo di accademici americani, Da dicembre, il Simon Wiesenthal, l’organizzazione ebraica nata per assicurare alla giustizia i criminali nazisti, ne ha fatto ufficialmente una delle sue battaglie. «La nostra ragione è duplice - spiega il rabbino Cooper - la prima è un segno di solidarietà da parte di tutti i paesi con l’affermazione che questo tipo di comportamento è inaccettabile e criminale. La seconda è di dare alle vittime, alle famiglie delle vittime e anche agli stati un meccanismo legale per perseguire chi promuove queste azioni». La legge internazionale come è ora, puntualizza il rabbino, è diretta contro quei gruppi che possono essere legati direttamente ai governi che li sponsorizzano. Ma questo, nella situazione attuale, non è più il caso. «Non e’ il modo di operare di Al Qaeda, né di quegli sceicchi che dal Qatar mandano in giro il loro messaggio attraverso Internet o Al Jazeera. Eppure sono loro che creano la cultura dell’odio».
Per promuovere l’iniziativa, il centro Simon Wiesenthal si muove attivamente ormai da mesi, i suoi rappresentanti hanno incontrato il Papa in Vaticano, il rappresentante dell’Unione Europea, Xavier Solana, i ministri degli esteri di 18 diversi paesi. «Il Papa si è mosso molto in fretta e ci è stato molto utile - racconta -. Lo abbiamo incontrato, credo, all’inizio di dicembre e proprio il giorno dopo ha ricevuto in Vaticano un gruppo di cristiani e musulmani e ha detto loro in termini molto semplici che questo tipo di azioni non può essere giustificato invocando il nome di Dio». In quasi un anno, però, la strada verso una risoluzione dell’Onu si è scontrata contro tutta una serie di ostacoli tanto ambigui e sfuggenti quanto difficili da sormontare. «Quello che ci serve è uno stato, abbiamo tentato con l’America Latina, siamo in contatto con la Turchia (il primo ministro ci ha appena risposto), abbiamo scritto perfino a Bush e Kerry, anche se non crediamo che gli Stati Uniti siano il paese giusto, la Turchia o un paese europeo sarebbero meglio. Speravamo, considerando anche che tante vittime sono musulmane, che qualcosa si sarebbe mosso, ma per ora non è successo - ammette il rabbino -. Ci vuole una volontà politica, la determinazione a tracciare una linea. D’altra parte, dopo quello che è successo in Russia, se la comunità internazionale non troverà un accordo quando si riunirà tra qualche giorno all’Onu, vuol dire che ci avviamo a gran velocità a un nuovo oscurantismo».
A legare le mani della comunità internazionale, secondo l’opinione del centro Simon Wiesenthal, è soprattutto quella che Cooper definisce «la tirannia della maggioranza» all’interno del Palazzo di Vetro, la percezione, in altre parole, che il blocco dei paesi islamici finirebbe per bloccare l’idea. «Non credo che sia una percezione giusta - asserisce il rabbino -. Solo negli ultimi giorni una parte significativa dell’opinione pubblica araba si è schierata contro quello che è successo nella scuola russa. E poi questa questione non ha niente a che fare con il conflitto israelo-palestinese, la piaga è cominciata in Sri Lanka e ora fa sempre più vittime musulmane in tutto il mondo». La soluzione, comunque, potrebbe venire da un’Italia sdegnata e coraggiosa. «Se Berlusconi o un altro importante politico italiano sollevasse la questione, magari dietro le quinte, con la lega araba o la associazione dei paesi islamici, potrebbe riuscire a dare per la prima volta un’arma legale alle vittime del terrorismo. Oppure potrebbe prendere la parola all’Onu o all’Unione Europea. Ci vorrebbero tre minuti per presentare una risoluzione lunga solo tre paragrafi» è la speranza di Abraham Cooper.
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