Intervista in ginocchio a un sostenitore del terrorismo anti-israeliano
Al Tayyb, rettore dell'università al Azhar
Testata: Europa
Data: 10/09/2004
Pagina: 4
Autore: Franca Giansoldati
Titolo: Il terrorismo secondo Al Tayyb, rettore di al Azhar
Europa di oggi, 10-09-04, pubblica a pagina 4 l'articolo "Il terrorismo secondo Al Tayyb, rettore di Al Azhar", un'intervista di Franca Giansoldati.
Che, dopo una debole obiezione alla difesa del terrorismo suicida fatta da al Tayyb, lascia cadere ogni senso critico, registra dichiarazioni di odio e distorsioni della realtà senza controbattere e addirittura anticipandole ("Dunque a suo parere esiste un terrorismo israeliano ed un terrorismo americano?" chiede, e Al Tayyb, come fosse una scolara poco pronta, la rimprovera: "Domanda un po' strana", è evidente che esistono!).
Ecco il pezzo:

Dottor Ahmad al Tayyb, lei che è il rettore di al Azhar, la più prestigiosa università del mondo sunnita, può dare una definizione di terrorismo? Terrorismo vuol dire creare terrore negli animi di coloro che vivono tranquilli, calmi in modo illecito e illegittimo. Perché lei sostiene che attorno a questo termine
ci sia troppa confusione non essendoci una definizione precisa e condivisa? Io mi chiedo: perché la resistenza di un popolo è automaticamente annoverata sotto il termine di terrorismo, mentre la distruzione opera dei carr armati è considerata un diritto lecito? Forse sarebbe bene interrogarsi. Cosa s’intende realmente per terrorismo? Cosa si dovrebbe dire quando gli israeliani uccidono dei palestinesi e distruggono le loro case? Il criterio del bene e del male non è più stabile. Diventa un criterio soggettivo che segue certi interessi.

Due giorni fa a Milano, al meeting sulle religioni organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, il cardinale Walter Kasper ha detto che i kamikaze vanno condannati da tutte le fedi sempre e comunque come omicidi-suicidi. Cosa ne pensa?
Occorre fare una distinzione tra difesa da aggressione e terrorismo. Per quanto riguarda la Palestina e i palestinesi noi abbiamo di fronte uno stato super armato con armi infernali e un popolo che non ha nessun’arma, l’unica sua arma sono i sassi. Questo popolo è isolato, non ha aiuti né vicini né lontani e il mondo occidentale non fa altro che assistere da spettatore mentre lo stato armato continua a distruggere le sue case, a uccidere i suoi animali, a sradicare le sue piante. E, quindi, i figli di questo popolo non hanno che un
solo mezzo per autodifendersi: suicidarsi e divenire kamikaze. Avrei voluto che lei mi domandasse il motivo per il quale i palestinesi si fanno kamikaze. Vorrei che si capisse che la vita di un palestinese non è meno cara di quella di un israeliano.

Ma i kamikaze palestinesi uccidono anche civili, gente inerme, bambini…
Mi spiace che tanti bambini israeliani che vivevano tranquilli siano stati uccisi. Mi spiace davvero. Ma vorrei rilevare che i bambini israeliani che sono morti non sono che il quinto dei bambini palestinesi uccisi. Noi ci aspettavamo di assistere ad una condanna da parte della stampa occidentale nei confronti di coloro che commettono gli atti più gravi rispetto, invece, a coloro che
combattono con atti meno gravi. Ci aspettavamo di vedere riconosciute le altre forme di terrorismo che esistono. Spero che in futuro i mass media occidentali abbiano il coraggio di fare questo.

Dunque a suo parere esiste un terrorismo israeliano ed un terrorismo americano?
Domanda un po’ strana. Perché non si vede quello che sta succedendo? In Iraq, per esempio, c’è l’occupazione di uno stato legittimo. Uno stato occupato senza nessuna motivazione da un altro stato. E ciò che accade in quella terra è il frutto di una gran confusione internazionale. La continua condanna dell’Islam e dei musulmani, anche da parte dei mass media occidentali, ci reca un gravissimo danno. E noi siamo disperati proprio perché non riusciamo più a capire qual è il ruolo dell’Europa.

Lei, nel suo intervento al meeting, ha affermato che i musulmani considerano il popolo americano amico, facendo distinzione da «quella piccola minoranza che lavora solo per i propri interessi».
A che cosa alludeva? Io ho parlato di una minoranza in America che pensa solo a coltivare i propri interessi. Non ho precisato di chi si tratta. Non ho nemmeno mai parlato di una lobby ebraica. Noi abbiamo ottimi rapporti con gli ebrei e vorrei ricordare che in passato le comunità ebraiche vivevano pacificamente
con le comunità musulmane.

Che cosa ha provato di fronte alle terribili immagini della carneficina di Beslan?
Noi musulmani rifiutiamo categoricamente questi atti e condanniamo coloro che li hanno commessi. Sono persone che non fanno parte del mondo musulmano. Del resto noi non li consideriamo tali.

Secondo lei il fattore religioso ha a che fare con queste persone?
Ma perché quando vengono commessi atti atroci da musulmani, o presunti musulmani, si mette subito sotto accusa l'Islam intero, mentre quando vengono commessi atti atroci da cristiani o da ebrei non si condanna la cristianità o l’ebraismo? Io credo che il terrorismo non ha nessuna religione.
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