Franco Cardini, l' "Islam moderato" e i fondamentalisti neocons
intervista a uno storico con troppa fantasia
Testata: Europa
Data: 04/09/2004
Pagina: 2
Autore: Gianni Del Vecchio
Titolo: "L'Islam moderato è contro il terrore, lo dimostrano i musulmani francesi" Intervista a Franco Cardini
Su Europa di oggi, 03-09-04, Gianni Del Vecchio firma il pezzo "L'islam moderato è contro il terrore, lo dimostrano i musulmani francesi", un'intervista a Franco Cardini, nella quale il noto medievista ripropone luoghi comuni quali il terrorismo causato dalla povertà (come quella degli attentatori dell'11 settembre, agiati sauditi), Al Qaeda e i neocons portatori di "fondamentalismi" equivalenti perchè accomunati dalla pericolosa volontà di esportare modelli di vita e di società (i terroristi vogliono una società basta sul terrore e l'oppressione totalitaria, i neocons sui diritti e la libertà individuale, ma per il relativismo etico di Cardini non fa differenza).
Non una parola, naturalmente sul fatto che tra i "moderati" che condannano il terrore antifrancese si contano Hamas e Hezbollah.
Del Vecchio registra tutto acriticamente.
Ecco il pezzo:

Professor Cardini, il terrorismo ceceno è in linea rispetto al mondo del fondamentalismo islamico? O ha qualcosa di diverso rispetto ad altre organizzazioni come, ad esempio, Hamas o al Qaeda?
Bisogna subito fare una premessa e sgombrare il campo da interpretazioni fuorvianti. Il terrorismo islamico oggi non è figlio di uno scontro fra ideologie o civiltà ma dal mondo in cui viene attuato uno schema di governo mondiale fortemente globalizzato. In altri termini, è inevitabile che, quando ci si affida a un sistema in cui si mondializzano i profitti e si localizzano invece i malesseri, venga fuori una distribuzione della ricchezza fortemente asimmetrica.
Mi riferisco a grosse aree mondiali depresse e con forti tassi di povertà che fanno da contraltare a un occidente opulento.
Tali squilibri però rappresentano l’humus ideale in cui nasce e si sviluppa il terrorismo.
Il caso ceceno non sfugge a questa regola. I guerriglieri infatti rispondono con il terrorismo contro la miseria e la fame impostagli dall’egemonia russa, fortemente attaccata alla regione per motivi "energetici": il Caucaso è uno snodo fondamentale per il passaggio di importanti oleodotti petroliferi.
E la risposta russa al terrorismo ceceno è simile a quella degli altri stati sensibili, come Israele o Stati Uniti?
Sì, infatti il presidente Vladimir Putin da sempre opera una dura repressione nella regione caucasica.
E da inizio dell’anno lo fa anche con l’autorizzazione implicita degli Stati Uniti: la mano libera sulla Cecenia è stata infatti la contropartita per il consenso russo alla risoluzione 1551 del consiglio di sicurezza dell’Onu, che ha legittimato l’occupazione americana del territorio iracheno.
Gli Usa hanno però giustificato la loro azione con la volontà di esportare la democrazia occidentale in medioriente.
Questo progetto non ha nessun senso. Non si può pensare di impiantare su di un sistema culturale completamente diverso, come quello mediorientale, un complesso di regole e valori che derivano da secoli di storia. Paradossalmente, focalizzando l’attenzione sullo stato iracheno, è sicuramente più efficace un sistema di governo laico e autoritario come quello di Saddam Hussein, che teneva a bada tutte le forze integraliste di stampo religioso, rispetto alla situazione attuale. Ora in Iraq c’è un vero e proprio governo coloniale, costituito da collaborazionisti, per lo più ex tecnocrati filo-saddamiti. Un governo che non riesce a fungere da collante, a causa della complessa composizione etnica della società irachena.
Anzi, posso affermare come in realtà storicamente non vi sia mai stata una precisa identità irachena.
Di fronte al dilagare del terrorismo di matrice religiosa, come si pone l’ampia fetta moderata della società islamica?
Gli islamici moderati sono da sempre contro il terrorismo. Vorrei portare come esempio calzante quello che sta succedendo in Francia in questi giorni. Dopo la diffusione della notizia dei due giornalisti presi in ostaggio dall’Esercito islamico in Iraq, tutte le organizzazioni musulmane francesi hanno duramente condannato il gesto. Ma non solo: si sono mobilitate per attuare tutte le pressioni necessarie, a livello istituzionale, per la loro liberazione.
E ciò, bisogna ricordarlo, sebbene anche gli islamici moderati siano contrari alla legge che impone il divieto di indossare il velo nelle scuole transalpine.
Anche se, a onor del vero, la legge sulla laicità della scuola pubblica in Francia vige già da diversi anni.
È vero. Però è stato introdotto lo scorso anno un codicillo che vieta di ostentare simboli religiosi in maniera vistosa. Un provvedimento che rischia però di scadere nel ridicolo: chi può stabilire se, ad esempio, una croce sia più o meno vistosa? Si rischia di dover legiferare su misure consentite e misure fuorilegge.
Inoltre, mi sembra un paradosso garantire la libertà di culto e la laicità, vietando appunto la stessa libertà di esprimere il proprio orientamento religioso.
In Francia, quindi, l’islam moderato ha risposto con prontezza. In Italia invece le cose non sembrano stare allo stesso modo.
Il problema in Italia non è quello della mancanza di musulmani moderati ma quello del clima di tensione creato a livello mediatico. In questo dobbiamo ringraziare le dichiarazioni irresponsabili di esponenti del governo e della maggioranza, come Frattini e Pera. Non c’è da meravigliarsi tuttavia, visto che provengono da una parte politica che ha appoggiato acriticamente la politica egemone americana.
Si rischia allora uno scontro di civiltà?
Non credo, visto che il livello di integrazione culturale delle nostre società è ormai elevatissimo. Tuttavia bisogna lottare contro i fondamentalismi di quelle fazioni che spingono per applicare a livello mondiale il loro modello di vita: non mi riferisco solo agli integralisti islamici ma anche a quegli occidentali che vogliono esportare i propri sistemi culturali e di governo, come i neocons americani
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