Dall'Autonomia palestinese vengono solo cantanti, nessun terrorista
la vicenda del cantante palestinese Ammar Hassan interpretata dal quotidiano comunista
Testata: Il Manifesto
Data: 24/08/2004
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: Palestinesi, la musica per dimenticare
A pagina 9 del Manifesto di oggi, 24-08-04, Michele Giorgio firma l'articolo "Palestinesi, la musica per dimenticare", che di seguito riproduciamo:
In questi ultimi anni tanti si sono affannati a scrivere e a proclamare l'università Al-Najah di Nablus (Cisgiordania) una «fucina di terroristi».
Ricordiamo che è presso l'Università di Nablus che, nel settembre del 2001, è stata organizzata la mostra celebrativa, allestita dagli "artisti" locali con manichini mutilati e insanguinati e foto celebrative degli attentatori, dell'attentato alla pizzeria Sbarro del 9 agosto 2001 (15 morti tra cui 7 bambini). Meta di visite "d'istruzione" da parte delle scolaresche palestinesi. Non c'era davvero da "affannarsi", ci sembra, per descrivere l'Università di Nablus come una "fucina di terroristi". Bastava descriverne la realtà. Cosa che purtroppo non hanno fatto poi in tanti.
Quelle stesse persone ora scoprono che l'ateneo palestinese produce anche artisti e non solo «attentatori suicidi».
Le virgolette apposte all'espressione "attentatori suicidi" lasciano intendere che per Giorgio sarebbe più corretta un altra denominazione. Saremmo curiosi di sapere quale...
Ad esempio Ammar Hassan, il giovane cantante originario di Salfit e laureato in musica e arte ad Al-Najah, che domenica prossima potrebbe essere incoronato a Beirut vincitore di «Superstar», la popolare gara canora in onda (via satellite) sulla televisione libanese Al-Mustaqbal (Future Tv). Un titolo effimero ma che sta scatenando l'entusiasmo dei palestinesi in Cisgiordania e Gaza alla ricerca di qualche momento di serenità tra una incursione militare israeliana ed un'altra. Così a Nablus, Salfit e altre località due giorni fa erano tutti davanti al video. Gli altoparlanti delle moschee per una volta non hanno lanciato l'allarme per l'ennesimo raid «antiterrorismo»
Se le operazioni militari israeliane sono impropriamente, secondo Giorgio, che usa ancora le virgolette, denominate "antiterroriste", nonostante siano volte a prevenire attacchi contro la popolazione civile, come dovrebbero essere chiamate? E come dovrebbero essere chiamate le stragi di civili israeliani?
ma invece sollecitazioni a votare, con un sms, per Ammar, proclamato «eroe nazionale». Il giovane con il suo passato di espulso dal Kuwait nel 1991 assieme alla sua famiglia e il suo repertorio di brani classici di Abdel Halim e Abdel Wahab, fa sognare il mondo arabo (tranne la Libia, patria del suo rivale per la vittoria finale Ayman Al-Atar). Tira il fiato Nablus ma anche Salfit - dove vivono i genitori del cantante - che deve fare i conti con il muro israeliano in costruzione a pochi chilometri di distanza. Fugace spensieratezza nella terribile «normalità» dei Territori occupati.

Da ieri, nella Cisgiordania meridionale, alla immediata periferia di Gerusalemme, i bulldozer hanno cominciato a spianare una intera collina dove - con lo scandaloso «silenzio-assenso» dell'mministrazione americana - sorgeranno 100 nuove case per coloni israeliani. Centinaia di nuovi appartamenti spunteranno come funghi in altri insediamenti colonici della Cisgiordania, aggiungendosi ai mille approvati dal ministero della edilizia israeliano mercoledì.
L'Anp di Yasser Arafat e del premier Abu Ala brancola nel buio, non capisce, si appella vanamente (e ingenuamente) al rispetto della «Road Map», l'itinerario di pace ufficialmente ancora sostenuto da Washington.
E totalmente disatteso dall'Anp nella parte riguardante la lotta al terrorismo.
Per il primo ministro Ariel Sharon invece è tutto chiaro. Washington è d'accordo: in cambio del possibile ritiro da Gaza di soldati e coloni, lui può «rafforzare» gli insediamenti ebraici in Cisgiordania. Per mascherare le sue intenzioni, il governo israeliano ha annunciato ieri in parlamento che di 104 avamposti colonici costruiti senza permesso (accanto agli oltre 150 sorti con l'approvazione governativa ma ugualmente illegali per le leggi internazionali), 82 sono stati smantellati.
"Per mascherare le sue intenzioni" che sarebbero quelle, suggerisce Giorgio, di annettere la Cisgiordania: un'interpretazione non suffragata dai fatti e in contrasto con il dichiarato proposito di Sharon di smantellare anche insediamenti legali in Cisgiordania (legali anche secondo un'interpretazione del tutto plausibile del diritto internazionale).
Per i rimanenti 22 esisterebbero «problemi di carattere giuridico» che ne impediscono, per ora, l'evacuazione. Due deputati di sinistra Yossi Sarid e Ran Cohen, e anche Peace Now, hanno smentito subito il governo. «Avamposti illegali eretti due anni fa hanno quadruplicato nel frattempo la loro popolazione».

Se il governo parla di insediamenti smantellati, e gli oppositori di incremento demografico, i dati delle due parti potrebbero essere anche entrambi veri, e non vi sarebbe nessuna "smentita". Per altro Peace Now ha contestato anche il numero degli insediamenti illegali smantellati fornito dal governo (82 su 104 per il governo, 24 su 96 per il movimento pacifista, che "corregge" anche, al ribasso, il numero complessivo degli avamposti, vedi "Israele costruisce in Cisgiordania", pagina 6 del Sole 24 Ore del 24-08-04. Non disponendo di una terza fonte o di prove raccolte in modo indipendente Giorgio avrebbe comunque dovuto scrivere più correttamente, anche se si fosse riferito a questi dati, che il governo era stato "contestato" e non "smentito" .
Preoccupazione per il nuovo impulso alla colonizzazione è stata espressa anche dalla Chiesa cattolica. «Questa decisione di non evacuare gli insediamenti e di non mettere un limite al popolamento delle colonie nei Territori palestinesi - ha detto il patriarca di Gerusalemme Michel Sabbah - è un nuovo ostacolo sul cammino verso la pace. Denota una volontà di continuare il conflitto, fa temere una scelta di guerra permanente. Se veramente si vuole la pace, occorre accettare l'idea di lasciare i territori ai loro abitanti: la Palestina ai palestinesi, Israele agli israeliani».
Michel Sabbah è un esponente della Chiesa cattolica, noto anche al suo interno per essere un intransigente nazionalista palestinese, giustificazionista nei confronti del terrorismo. Non è in alcun modo, invece, "la Chiesa cattolica".
Non pare interessato a seguire con attenzione questo ulteriore aggravamento della situazione dei Territori occupati Mohammed Dahlan, ex ministro e «oppositore» del presidente palestinese. Dopo aver sparato a zero su Arafat e soffiato sul fuoco delle proteste popolari dello scorso luglio a Gaza, Dahlan adesso fa capire di potersi accontentare di una poltrona di ministro nel governo di Abu Ala, ormai vicino al rimpasto. Arafat e Dahlan ieri si sono incontrati a Ramallah, nell'ufficio del presidente palestinese. Baci, abbracci, tutto dimenticato. Secondo le voci Dahlan avrebbe chiesto di riavere la responsabilità dei servizi di sicurezza dell'Anp.
Secondo altri invece, come riportato dal Foglio ne "La giornata. Nel mondo", in prima pagina, avrebbe chiesto più democrazia.

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