Perché Israele non può cedere alle richieste dei detenuti palestinesi
lo spiega il ministro della Sicurezza interna
Testata: Il Foglio
Data: 24/08/2004
Pagina: 3
Autore: un giornalista
Titolo: Il ministro di Sharon ci dice i motivi della linea dura carceraria
Il Foglio di oggi, 24-08-04, intervista Tzachi Hanegbi, ministro per la Sicurezza interna israeliano, sullo sciopero della fame dei detenuti palestinesi. Hanegbi spiega il perché della linea dura adottata dal governo.
Ecco il pezzo:

Gerusalemme. Circa 1.500 detenuti palestinesi reclusi nelle carceri israeliane hanno cominciato domenica 15 agosto uno sciopero della fame, negli istituti di ’Eshel e Nafha, nel sud del paese, e Adarim, con l’intenzione di allargare la protesta, interrotta però ieri da 100 prigionieri. Secondo il quotidiano
Haaretz 2.800 persone continuano lo sciopero, in reazione del quale nuove misure
restrittive sono state imposte. La radio e la televisione all’interno delle carceri sono state rimosse, è stata sospesa la distribuzione di quotidiani. Sono state cancellate le visite dei congiunti e interrotta la vendita di sigarette. Alla direzione carceraria è venuta perfino l’idea di organizzare barbecue fuori dalle progioni per stimolare i prigionieri a mangiare. I detenuti chiedono la fine di maltrattamenti e intrusive perquisizioni corporali;
la rimozione dei vetri che li separano dai parenti durante le visite e telefoni pubblici. Protestano contro le percosse delle guardie carcerarie. La reazione israeliana è stata dura fin dal primo momento. Il ministro per la Sicurezza
interna, Tzachi Hanegbi, aveva detto di non avere nessuna intenzione di ammorbidire le condizioni carcerarie. "I detenuti possono scioperare per un giorno, un mese, addirittura andare avanti fino alla morte". La dichiarazione
ha causato molte polemiche, ma il ministro non ritratta. Hanegbi dice al Foglio
che "la legge israeliana prevede che, anche se i prigionieri vogliono morire di fame, il nostro obbligo è assisterli, quando si sentono male. Saremo costretti ad alimentarli. Ma l’idea è ancora valida", spiega il ministro.
"I 4.000 prigionieri sono terroristi. Almeno il 70 per cento ha responsabilità dirette nell’uccisione di israeliani. Non vedo perché devo facilitare le loro condizioni".
Secondo il ministro il motivo per cui non tutti i 4.000 prigionieri hanno aderito all’iniziativa sta nel fatto che la lotta fra le diverse organizzazioni
terroristiche palestinesi continua anche dentro le prigioni "La ragione per cui mi sono espresso in maniera tanto radicale è semplice. I prigionieri non chiedono un miglioramento delle condizioni umanitarie. Inchieste legate a diversi attacchi suicidi hanno appurato che certi attentati sono partiti proprio dalle prigioni. Per questa ragione ho ordinato di fare il possibile
per rendere minime le loro possibilità di comunicazione con gli attivisti. Le pareti di vetro evitano che vengano passati cellulari all’interno. I prigionieri possono anche lamentarsi per i controlli a sorpresa o per le
perquisizioni corporali, ma noi abbiamo trovato oltre 850 cellulari nascosti nelle parti intime dei detenuti. Se devo scegliere fra la morte di un terrorista che non vuole mangiare e quella di un cittadino israeliano che vuole continuare a vivere, non devo pensarci due volte". Intanto la Commissione delle donne arabe a sostegno dell’Intifada in Siria ha promosso una campagna di solidarietà con i prigionieri palestinesi, organizzando un sit-in a Damasco. Inoltre una delle massime autorità religiose palestinesi, lo sheikh Taysir Tamimi, ha emesso una fatwa dichiarando che ogni morto per lo sciopero della fame sarà considerato martire e ha chiesto tutti i musulmani di digiunare giovedì in solidarietà. "E’ un sciopero rivolto all’opinione pubblica – dice il ministro – Dopo otto giorni la maggior parte delle persone dovrebbeessere in condizioni pessime, invece il movimento nei cortili dove si gioca a basket è intenso. Alcuni mangiano di nascosto, altri chiedono assistenza medica e mangiano nelle cliniche, per non parlare dei leader: Marwan Barghuti si è fatto sorprendere mentre mangiava in cella".
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