Antisemitismo in Spagna e ad Auschwitz
un'analisi e una cronaca
Testata:
Data: 12/08/2004
Pagina: 10
Autore: un giornalista - Francesca Sforza
Titolo: Non solo Francia, anche in Spagna brutto clima per gli ebrei - Auschwitz, israeliani aggrediti da francesi.
Il FOGLIO di oggi, a pagina 3 pubblica l'articolo "Non solo Francia, anche in Spagna brutto clima per gli ebrei"
Madrid. In Europa non c’è soltanto la
Francia a creare preoccupazioni (anche al
suo presidente Jacques Chirac) per il continuo
ripetersi di atti di antisemitismo: ultimo
di una lunga serie è stata la profanazione,
due giorni fa, del cimitero ebraico di
Lione. Anche in Spagna, infatti, i timori
nelle comunità ebraiche crescono.
"Sono di discendenza ebraica", con queste
parole il premier socialista spagnolo,
José Luis Rodriguez Zapatero, aveva accolto
il ministro degli Esteri israeliano, Silvan
Shalom, a Madrid prima delle europee, dicendo,
con quel suo sempre eterno sorriso,
di essersi stupito che il primo ministro
Ariel Sharon non si fosse congratulato con
lui dopo la sua vittoria, date le sue chiare
origini giudaiche. Il fatto è che, discendenza
a parte, il Psoe non sembra convincere
la popolazione ebraica della Piel de Toro,
la quale si sente sempre più minacciata da
una nuova leadership politica debole nella
lotta contro il terrorismo e poco simpatetica nei confronti d’Israele. Secondo le ultime
statistiche dell’Agenzia ebraica circa il
15 per cento degli spagnoli di religione
ebraica sta pensando di lasciare il paese
entro il 2007, a causa del crescendo di una
nuova giudeofobia, che riempie le pagine
di giornali, come il pur liberal el Mundo,
con vignette che affiancano il candelabro
ebraico (Menorah) al terrorismo o articoli
dove ci si chiede da quale strano Dio siano
stati prescelti gli ebrei. In un’inchiesta dell’Anti
Defamation League, il 72 per cento
degli spagnoli ha risposto che l’unica soluzione
per porre fine al conflitto araboisraeliano
è la deportazione degli ebrei da
Israele, per lasciare la terra ai palestinesi,
come vorrebbe Hamas, mentre soltanto il
12 per cento degli intervistati accetterebbe
di buon grado di avere come vicino di casa
un ebreo o un israeliano. Il 69 per cento degli
spagnoli sostiene che gli ebrei abbiano
troppo potere, sebbene non sappiano specificare
quale. Un 62 per cento crede che abbiano
una relazione speciale col denaro
e più del 55 per cento attribuisce loro "interessi
e intenzioni oscure". Le aree a rischio
sono le zone più nazionaliste, come la
Catalogna e i Paesi Baschi, che s’identificano
con la causa palestinese, seguite dall’Aragona,
dall’Andalusia e dalla Murcia.
Dopo l’11 marzo di Madrid, così come dopo
l’11 settembre di New York e Washington,
sia alcuni giornali sia alcune reti televisive
hanno fatto circolare storie di cospirazioni,
come quella secondo la quale nell’attentato
sarebbe stato coinvolto il Mossad.
Mentre prima della guerra in Iraq, nel
2003, Tele 5, nel programma "La mirada
Critica", assicurava che l’allora premier José
Maria Aznar stesse andando a Washington
per ricevere un premio dalla lobby
ebraica per la sua partecipazione alla
guerra. Durante varie manifestazioni pacifiste
a Madrid, dall’inizio della seconda Intifada,
gli slogan preferiti sono stati: "Hitler
aveva ragione!" oppure "Prima ammazzate
Gesù Cristo, poi Yassin, chi verrà
dopo?". Nel frattempo non ci sono molti
scrupoli a vendere alla fiera del libro di
Vallaloid libri negazionisti dell’Olocausto
o a richiedere la proibizione della vendita
di armamenti a Israele. La Spagna è stata
considerata dall’European Monitoring
Center (EUMC) come il principale foro di
antisemitismo europeo tra il 2002 e il 2003,
oltre a essere l’unico paese dell’Osce cui
manca una politica specifica contro l’antisemitismo
e l’unico della zona occidentale
dell’Unione europea a non partecipare al
Remembering the Holocaust, il programma
di insegnamento contro l’antisemitismo
nelle scuole. Perla Aufgang, presidente
della comunità ebraica di Barcellona, ha
detto che "la società e le istituzioni spagnole
devono prendere coscienza del problema
esistente e devono lavorare per evitarlo".
"La nostra comunità – ha aggiunto –
ha paura che si ripeta qualcosa che dovrebbe
già appartenere al passato".


Su La STAMPA, a pagina 10 Francesca Sforza firma l'articolo "Auschwitz, israeliani aggrediti da francesi".
Attraversava i campi di sterminio Auschwitz-Birkenau con una bandiera israeliana appoggiata sulle spalle. E’ un’immagine consueta in quei luoghi, ma per un gruppo di turisti francesi, la vista di quella studentessa, che con altri cinquanta compagni polacchi, americani e israeliani stava visitando domenica scorsa le baracche del campo, è risultata insostenibile. Un uomo si è staccato dal gruppo e in un misto di inglese e francese le ha gridato: «Che razza di pubblicità è questa? Ti dovresti vergognare di indossare una cosa del genere. E’ disgustoso!».
La ragazza ci ha messo un po’ a reagire, ci dice il professore che guidava il gruppo, Laurence Weinbaum, direttore del World Jewish Congress. Poi ha risposto: «Come osi dire a me cosa devo indossare in questo posto, dove una parte della mia famiglia è stata uccisa?». La sequenza è stata veloce: gli studenti si sono ribellati, gridando alla profanazione, altri turisti francesi sono accorsi in difesa del loro concittadino, sono volate brutte parole. «Tornatevene a casa vostra!», ha detto un francese secondo la ricostruzione di Weinbaum. A quel punto uno dei ragazzi ha risposto che lui era polacco e dunque si trovava già a casa sua. Sono volati gli insulti. «Poi sono accorse delle persone a separare i due gruppi, le guide li hanno allontanati l’uno dall’altro, e si è almeno evitato lo scontro fisico», racconta Weinbaum.
La guida polacca conferma l’accaduto: «Non è vero che nessuno è intervenuto, la verità è che eravamo tutti così scioccati che non sapevamo come reagire». Lo scontro non è durato più di qualche minuto e comunque alla fine la guida ha segnalato agli uomini della sicurezza che «quell’uomo ha umiliato i ragazzi». «In tanti anni che lavoro al Museo – prosegue la guida – non avevo mai visto una scena così». Molti ragazzi hanno cominciato a piangere, «è stata una giornata di grande amarezza». Dopo qualche ora era previsto un incontro con un reduce di Birkenau, «ma i ragazzi erano tristi e nervosi – dice Weinbaum – e alcuni di loro hanno cominciato a telefonare ai giornali israeliani per raccontare l’accaduto». La notizia è arrivata al «Jerusalem Post» che ha parlato di «Attacco a studenti ebrei ad Auschwitz». «In realtà non c’è stato un attacco fisico – precisa Weinbaum – ma sorprende che l’uomo che ha insultato la ragazza sia stato spalleggiato dagli altri».
Se fosse successo per strada Weinbaum non se ne sarebbe sorpreso, e pensa che anche i ragazzi non avrebbero reagito con tanta durezza, «ma che una cosa del genere sia accaduta ad Auschwitz è incomprensibile». «Che in Francia ci fosse una nuova ondata di antisemitismo lo avevo letto – aggiunge – ma un conto è leggerlo, un altro è vederlo di persona». La direzione del Museo di Auschwitz ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
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