Il pericolo islamista incombe sull’Europa
come fronteggiarlo
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Data: 11/06/2004
Pagina: 1
Autore: Angelo Mauri
Titolo: Il pericolo islamista incombe sull’Europa
Le elezioni europee ormai prossime, avrebbero dovuto produrre dei seri dibattiti politici su uno dei temi attualmente più importanti: il controllo dei flussi migratori provenienti dai paesi islamici.
Invece abbiamo assistito ad una campagna elettorale da cortile, con temi secondari, o di stretta caratterizzazione interna. Le solite beghe da pollaio, insomma; con poche eccezioni.
Eccezioni che sono rappresentate da quegli schieramenti politici che vedono nell’immigrazione islamica, giustamente, un pericolo per l’identità stessa nazionale ed europea.
Negli ultimi anni, si è fatto più marcato il divario tra le nostre società occidentali e quelle che gli islamisti hanno in mente; non solo in Medioriente, ma anche nella stessa Europa cristiana, e non si tratta di conflitti di civiltà, ma di visioni completamente opposte.
I proclami di Bin Laden o chi per lui (poco importa, Al-Qaida esisterebbe pienamente anche se lo sceicco saudita fosse morto sotto le bombe Usa in Afghanistan), sono molto meno deliranti di quanto si possa pensare.
Il loro obiettivo è quello di scardinare i regimi arabi che commerciano ed ospitano imprese occidentali (Arabia Saudita in primis), e creare un enorme califfato fondato sulla Sharia, la legge coranica, che si estenda anche a paesi non mediorientali.
Un regime islamista che comprenda Afghanistan, parte dell’Iraq, il Pakistan con il Kashmir, l’Iran, il Tagikistan, l’Azerbaigian, parte della Russia, la Cecenia, il Kirghizistan, l’Uzbekistan, il Kazakistan, il Turkmenistan, la Georgia, parte della Turchia e la regione cinese dello Xinijang. Più naturalmente i paesi dell’area del Golfo Persico e, come obiettivo principe, la distruzione dello stato d’Israele.
Follie? Forse per noi, ma non per le legioni di islamisti pronti al martirio falciavite per raggiungere questo obiettivo.
Un califfato quindi, da usare come trampolino di lancio per la conquista dell’Europa cristiana dal ventre molle.
Le avanguardie di questo obiettivo le abbiamo viste con la carneficina di Madrid, servita ad Al-Qaida per dirigere i voti verso quella parte politica insensibile ai pericoli islamisti, e pronta ad assecondare i voleri dei terroristi con il ritiro zapateriano anticipato e scriteriato delle truppe spagnole dall’Iraq.
Nonché con le indagini e gli arresti di numerosi esponenti di spicco, o di cellule terroriste dormienti in Italia e in Europea, che hanno dimostrato il pericolo incombente di attentati.
Persone che frequentavano abitualmente moschee o centri di culto islamici e che avrebbero compiuto stragi a breve nelle città europee, anche e non solo, per indirizzare il voto imminente.
Come difendersi da tutto questo?
Le indagini e gli arresti, certo, ma anche e soprattutto prendendo coscienza del pericolo migratorio, favorendo l’immigrazione dai paesi cristiani.
È un esercizio inutile chiedere ai musulmani di isolare i violenti, prima di tutto perché non c’è un autorità unica, una guida suprema, come il Papa per i cattolici o il Pope per gli ortodossi, che possa decidere, poi perché è conclamato ormai in loro l’uguaglianza tra stato e religione, tra legge civile e legge coranica, mischiate in una miscela esplosiva.
Quando, tra pochi decenni e con l’aiuto di forze politiche compiacenti e irresponsabili che straparlano di razzismo per biechi e squallidi giochetti elettorali, gli islamici saranno in maggioranza anche politica grazie alla leva demografica, cosa dovremmo sperare? Nel loro buon cuore? Che nel frattempo abbiano capito la distinzione tra Sharia e codice civile-penale? Non sarebbe il caso di pensarci subito con politiche appropriate e responsabili?