Per il quotidiano comunista Sharon è un dittatore
e la propaganda prende il posto dell'informazione
Testata: Il Manifesto
Data: 08/06/2004
Pagina: 3
Autore: Michele Giorgio
Titolo: Sul ritiro da Gaza Sharon tira dritto
Ai redattori del Manifesto evidentemente piace la similitudine, espressa dal titolo dell'articolo, tra Mussolini, dittatore antisemita, e il premier israeliano, democraticamente eletto.
Il mondo ha celebrato la «storica» approvazione, due giorni fa, da parte del governo israeliano del progetto di «disimpegno» da Gaza elaborato dal premier Ariel Sharon. Pochi si sono dati la pena di informare che il ritiro vero e proprio dal quel lembo di terra occupato non è affatto certo.
Fino a quando i palestinesi non si metteranno d’accordo sui confini della loro terra (disaccordo di cui Giorgio evita di parlare)…
E che comunque si tratta di un arretramento in quattro fasi, entro il 2005, ma solo se sul terreno si creeranno determinate condizioni di sicurezza per Israele. Domenica Sharon ha ottenuto il voto favorevole che cercava ma solo su questioni legali, le modalità del risarcimento da garantire ai 7.000 coloni ebrei che eventualmente lasceranno Gaza.
Le varie fasi del piano devono quindi essere sottoposte al voto del Parlamento: questa è la notizia. Michele Giorgio la riferisce in malafede; d’altronde nei Paesi democratici il Parlamento ha un certo potere, ma questo è un concetto difficile da comprendere per i sostenitori di Arafat.
Sull'evacuazione vera e propria degli insediamenti ieri i deputati del Likud hanno detto al premier di essere rimasti fedeli all'esito del referendum del partito dello scorso 2 maggio (che bocciò il piano) e lo hanno avvertito che alla Knesset non ci sarà disciplina di partito. Ognuno voterà secondo coscienza
A questo punto dell’articolo dovrebbe essere chiarissimo che la coscienza degli ebrei è cattiva, ma quella del Likud è malvagia. Ma allora come si spiega il voto favorevole ?
Così se ieri sera la coalizione di governo (ridotta a 61 deputati su 120, dopo l'uscita dalla coalizione del partito di estrema destra Unione nazionale) è riuscita a superare indenne due mozioni di sfiducia, non è detto che riesca a farlo in futuro.
Non si spiega per nulla, certe questioni per Michele Giorgio sono materia di fede.


Oggi dopo un discorso di Sharon, il parlamento tornerà a votare e domani le opposizioni di estrema destra e di sinistra potrebbero tentare assieme di passare una bozza di legge per la fine anticipata della legislatura. Tutto ciò mentre un altro partito di governo, il Mafdal, minaccia di andare all'opposizione
Che roba strana, la democrazia; nell’eroica Palestina certe cose si risolvono in altro modo (vd infra).


In soccorso di Sharon dovrebbero correre i 21 deputati laburisti che già ieri si sono astenuti sulle mozioni di sfiducia. E' una «rete protettiva» dicono, lanciata per il bene del ritiro da Gaza. Ma forse è il preludio di un nuovo governo di unità nazionale.
Di fronte a questo quadro politico così incerto in Israele, non sorprende che i palestinesi abbiano accolto con scetticismo il piano approvato da Sharon. Il quotidiano al-Quds di Gerusalemme est ha scritto che il premier israeliano «sta semplicemente trasmettendo agli Usa uno spot pubblicitario, per migliorare la sua immagine».
Oh che è, questa cosa ? ma non c’era una intesa di ferro tra USA e Israele, assicurata dalla onnipotente lobby sionista USA ? Che bisogno ha, Sharon, di "migliorare la sua immagine" ?


Il ministro Saeb Erekat ha ridimensionato la «portata storica» della decisione dell'esecutivo israeliano. Se davvero Sharon è sincero - ha domandato Erekat - perché aspettare fino amarzo 2005 per vedere il primo sgombero dei coloni? Hamas ha accusato Sharon di «ingannare» l'opinione pubblica internazionale e ha ribadito che ai palestinesi resta una sola strada vincente: la lotta armata.
I gentiluomini di Hamas ripetono la loro canzoncina; qualcuno dei lettori si stupisce ? Hanno mai praticato altro ?


L'ex responsabile dei servizi di sicurezza Mohammed Dahlan sostiene invece che il piano deve essere preso in seria considerazione. Il premier Abu Ala da parte sua ha assicurato che «l'Anp è pronta con le sue forze ad assumere il pieno controllo di tutte le aree che saranno evacuate dall'esercito israeliano» ma ha aggiunto che «è necessario restare fedeli alla Road map».
Quindi c’è qualche palestinese che non vede in questa manovra uno "spot" del perfido Sharon noi ne siamo rincuorati, i lettori del quotidiano comunista ne saranno informati?
Ma Giorgio non demorde

Cisgiordania, uccisi due disabili
E proprio a Gaza la situazione resta grave. Un ragazzo di 17 anni è stato ucciso dai soldati israeliani perché si era avvicinato troppo alla colonia di Newe Dekalim.

Falso. Riferisce l’anti-governativo Ha-aretz – 8 giugno 2004 che il ragazzo stava muovendosi all’interno di un cimitero ove spesso "si allenano" i terroristi.


Alcuni colpi di arma da fuoco inoltre sono stati sparati contro l'abitazione del generale Musa Arafat, comandante dell'intelligence militare palestinese, nel rione Tal Hawa di Gaza city. Musa non è stato colpito ma è la seconda volta che sfugge ad un attentato. Nei mesi scorsi contro la casa gli spararono addirittura un razzo anticarro e molti puntarono l'indice contro il suo rivale Mohammed Dahlan.
Ecco la versione palestinese della dialettica democratica !
In Cisgiordania a pagare il prezzo più alto sono stati due disabili. Il primo, Arafat Yacub, un paraplegico, è stato ucciso durante una incursione di soldati nel campo profughi di Kalandia, a nord di Gerusalemme. Il secondo, Omar Farah, affetto da disordine mentale, è stato abbattuto a Tulkarem, nei pressi del muro dell'apartheid.
E portava con sé una borsa, e ha rifiutato di fermarsi ad un ordine dei soldati di un posto di blocco (fonte: sempre l’anti-governativo Haaretz - 8 giugno 2004). Chissà perché cercava di superare il "muro dell’apartheid"

Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione del Manifesto. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
redazione@ilmanifesto.it