Comunque vada Sharon colpevole
e quanta ambiguità sull'esecuzione di Nick Berg
Testata:
Data: 06/06/2004
Pagina: 4
Autore: la redazione - Piero Sansonetti
Titolo: Ritiro da Gaza - L'America di Nick Berg
L’Unità attende con tiepido scetticismo il voto del gabinetto israeliano atteso in giornata riguardo al piano di disimpegno da Gaza.

Già da settimane tira un’aria d’imbarazzo tra le pagine de L’Unità: da un lato si apprezza l’idea del ritiro, dall’altro imbarazza il fatto di dover stare di fatto dalla parte dell’odiatissimo Sharon (il promotore del ritiro).

Sarà per questo che nei giorni passati Umberto De Giovannageli ha macinato dubbi e ipotesi: quanto "il ritiro" sarà veramente un ritiro? Quanto Israele è prigioniera della "lobby dei coloni"? Quanto l’ombra del "falchissimo" Netanyahu peserà sui futuri equilibri di potere?

Ed è per questo che possiamo affermare che L’Unità attende con tiepido scetticismo l’esito del verdetto e possiamo già fare una previsione, conoscendo il disfattismo interessato che da sempre condisce la linea di questo giornale quando si tratta di Israele.

Se il Ritiro non sarà approvato si accuserà Sharon di impotenza, di ignavia (dopo che per anni è stato accusato di eccessivo pugno di ferro...), si accuserà la lobby dei coloni e i falchi di tenere prigioniera Israele, si darà spazio alle farneticazioni di questo o di quel "ministro" palestinese

Se il Ritiro sarà approvato, si affermerà che in fondo il piano approvato non era quello originale ma una versione assai edulcorata, si dirà che il ritiro è solo di facciata e che in realtà questo carroarmato o quel colono rimarranno, si dirà che Israele non fa abbastanza per la pace e si darà spazio, sempre e comunque, alle farneticazioni di questo o di quel "ministro" palestinese.

Migliaia di manifestanti si sono radunati ieri sera davanti alla residenza del premier israeliano Ariel Sharon a Gerusalemme per chiedere il ritiro da Gaza.
Oggi il gabinetto dovrà votare il piano di Sharon per il ritiro dalla striscia di Gaza.
Sulla carta il premier Sharon può contare su undici voti favorevoli e dieci contrari, fra cui quelli di tre dirigenti del Likud
Per ottenere questa risicata maggioranza, venerdì Sharon è stato costretto a rimuovere dal governo due ministri del partito di estrema destra Unione Nazionale, che pure si opponevano al ritiro.
Segnaliamo inoltre a pagina 10 de L’Unità di oggi l’articolo firmato da Piero Sansonetti dal titolo "Terrore e pacifismo, l’America vista dal paese di Nick Berg"
Non entriamo nel merito dell’articolo, un viaggio on the road alla Jack Kerouac dove tutti gli americani sono semplici lavoratori di scarso intelletto ma sani principi, contrari alla guerra e denigratori di Bush, per segnalare il profilo inquietante che si vuole dare al massacrato Nick Berg (della serie "embè, ma forse... se lo meritava).
Nel sottotitolo troviamo scritto:

A Westchester, in Pennylvania dove è vissuto l’antennista ebreo sgozzato in Iraq




Il fatto che Berg fosse ebreo, oltre a essere citato nel sottotitolo viene ribadito almeno quattro o cinque volte nel testo dell’articolo. Dal momento che Berg era in Iraq per fare l’antennista e non il rabbino, ci chiediamo: perchè questa esigenza di affermare e ribadire che fosse ebreo (forse prima ancora che americano)? L'essere ebreo di Berg avrebbe potuto e dovuto suscitare in Sansonetti una qualche condanna aggiuntiva dei suoi assassini, mossi evidentemente da odio antisemita. Tanto poco gli importava che Nick fosse un americano pacifista e anti-Bush. Il fatto che fosse ebreo sovrastava ogni altro argomento. Ma Sansonetti ci passa sopra. Un'omissione resa ancora più stridente da suo ossessivo sottolineare l'ebraismo di Berg senza coglierne l'effettiva rilevanza nel determinare la sua esecuzione.
La strana storia di Nicholas.
Nel 99 fece amicizia con un arabo, Zacarias Moussaoui, e probabilmente gli prestò il suo computer. L’arabo poi fu arrestato e accusato di terrorismo, addirittura di aver avuto a che fare con il gruppo che organizzò l’11 settembre
Nick fu interrogato e poi scagionato. Nick lasciò L’Iraq alla fine di gennaio e fece ritorno il 14 marzo. Dieci giorni dopo fu arrestato dagli Americani. Perchè? Non si sa.
Le autorità negano di averlo mai arrestato ma il padre di Nick ha in mano una email speditagli da una dirigente del consolato americano a Baghdad
Nick viene rilasciato il 6 aprile e cercò un mezzo per rientrare in patria. Invece trovò i rapitori che lo catturarono il 9 aprile.
Perchè fu rilasciato? Perchè non fu aiutato a tornare in America?
Ci aspettiamo una seconda puntata sulla misteriosa storia dell’antennista ebreo che giocò con il fuoco e rimase scottato...




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