Chi e cosa manca al nazionalismo arabo
senza un Mazzini arabo sarà sempre crisi in M.O.
Testata: Il Foglio
Data: 05/06/2004
Pagina: 3
Autore: Emanuele Ottolenghi
Titolo: Finche Mazzini e Wilson non guideranno i nazionalismi arabi, sarà crisi in M.O.
Al nazionalismo arabo mancano Mazzini e Wilson. E' la tesi di Emanuele Ottolenghi sul Foglio di oggi 5-6-2004.
Il nazionalismo non è necessariamente una forza negativa: nel ventesimo secolo,
accanto alla tragica e distruttiva esperienza del nazi-fascismo e delle sue crude imitazioni balcaniche e mitteleuropee, è sopravvissuta l’idea wilsoniana dell’autodeterminazione dei popoli. I due modelli riflettono due versioni diverse dell’idea di nazione. La prima, nell’asserire il primato della nazione, nega a tutte le altre nazioni limitrofe lo stesso riconoscimento e gli stessi diritti che si arroga. Esclusivo e razzista, questo tipo di nazionalismo porta alla repressione delle minoranze e alla negazione dei diritti degli altri popoli. La seconda, invece, rifacendosi all’idea wilsoniana dell’universalità del diritto all’autodeterminazione, riflette una versione liberale del nazionalismo con implicazioni universaliste: se tutti i popoli hanno lo
stesso diritto all’autodeterminazione, allora il diritto di una nazione all’indipendenza e alla sovranità finisce, per dirla con Stuart Mills, dove comincia il diritto di un’altra nazione. Questa versione di nazionalismo,
mazziniana e liberale, rappresenta la sola speranza di convinvenza tra popoli in un mondo di nazioni. Il riconoscimento infatti del diritto all’autodeterminazione come diritto universale impone alla nazione di contenere le proprie aspirazioni territoriali nei confronti di altri popoli proprio in virtù del riconoscimento necessariamente reciproco dei diritti universali
dei popoli. L’Europa è emersa dalle tragedie del ventesimo secolo soltanto a seguito della sconfitta del nazionalismo esclusivo, razzista ed espansionista rappresentato dal nazi-fascismo, a opera del nazionalismo liberale mazziniano, wilsoniano ed universale, accettato dalle grandi democrazie occidentali come base della convivenza tra Stati in un universo di nazioni sovrane. Il medio
oriente invece è ancora nella morsa del nazionalismo arabo, un nazionalismo
razzista, esclusivo ed espansionista, che nega ogni diritto ad altre nazioni, pur demandando un riconoscimento pieno delle sue rivendicazioni alla comunità internazionale. Il mondo arabo lotta da più di cinquant’anni contro le rivendicazioni delle minoranze nazionali che vivono in medio oriente. Nonostante cinque guerre perdute, la maggior parte dei paesi arabi si ostina a non riconoscere il nazionalismo ebraico come espressione di una rivendicazione
nazionale detentrice di legittimi diritti storici; accetta la presenza d’Israele come fatto temporaneo, non essendo in grado di rimuoverlo, ma nessuno nel mondo arabo ha finora riconosciuto in maniera ufficiale diritto del popolo ebraico a uno Stato. Israele rimane agli occhi degli arabi una presenza coloniale, una versione recente dei regni crociati, che con il tempo dovrà
essere rimosso. Berberi, curdi, cristiani e altri musulmani. Né il negazionismo arabo di fronte Israele rappresenta un’eccezione dovuta all’eccezionalità del sionismo. Non soltanto il mondo arabo non riconosce il sionismo come un movimento di liberazione nazionale legittimo. Esso non è in grado concedere ad altri quello che a gran voce da decenni esige in nome dei diritti inalienabili
del popolo palestinese. La storia del nazionalismo arabo, dal Golfo all’Altantico, è una storia ininterrotta di repressione minoranze non arabe cui viene negata sistematicamente la libertà, il diritto all’autodeterminazione,
l’identità culturale, l’autonomia linguistica e la specificità storica.
Dai berberi, la cui sottomissione all’impresa coloniale del Marocco nel Sahara
occidentale è stata sostanzialmente accettata dalla comunità internazionale, ai
curdi in Iraq, il cui diritto all’autodeterminazione ha la stessa legittimità di quello palestinese, ai cristiani del Libano, il cui breve intermezzo di autonomia politica in uno Stato multietnico e multiconfessionale è stato annegato in un bagno di sangue interrotto soltanto dall’occupazione siriana,
ai cristiani, agli animisti e ai musulmani non arabi del Sudan, tutti a varie riprese vittime di una politica genocida del governo arabo di Khartoum, per concludere con i copti egiziani, certo in condizioni migliori dei loro fratelli in Sudan, ma comunque condannati a una perenne precarietà e a frequenti abusi e ingiustizie. Il mondo arabo si agita in nome dei suoi diritti nazionali: invoca il diritto all’autodeterminazione per l’Iraq occupato e lotta contro l’occupazione israeliana; ma tace nel Nordafrica, in Libano, in Israele e altrove, commessi per reprimere gli stessi diritti che si arroga nei consessi internazionali. A meno di un mese dal trasferimento di pieni poteri al governo provvisorio iracheno, lo spettro del nazionalismo arabo agita ancora. I paesi confinanti stanno facendo di tutto per impedire che l’impresa americana in Iraq abbia successo. Il re giordano, il cui Stato da sempre nega potere alla maggioranza non beduina della popolazione, auspica il conferimento del
potere sull’Iraq a un generale della vecchia guardia militare irachena del passato regime, un uomo forte, ma soprattutto arabo sunnita. L’inviato dell’Onu, Lakhdar Brahimi, lui stesso espressione del nazionalismo
arabo e con un passato non troppo trasparente come ministro degli Esteri in Algeria all’inizio degli anni Novanta (quando scoppiò la guerra civile),
preme perché il potere sia distribuito a scapito degli arabi sciiti e dei curdi. La Siria, ultimo campione (e dinosauro) del nazionalismo
arabo, lascia passare jihadisti del regime (e forse ad altro) che sono riusciti
a sfuggire agli alleati. I sauditi hanno anche loro la loro responsabilità nel fomentare la violenza anti-sciita nel sud dell’Iraq per frustrare le aspirazioni di questo gruppo alla sua legittima parte nella gestione del potere nel futuro Stato iracheno. il mondo arabo, offeso dalle immagini di al Jazeera di abusi su prigionieri e di atrocità varie inflitte su fratelli arabi, ignora,
dimentica, tace, o approva, complice, i crimini commessi in nome del nazionalismo arabo contro le proprie minoranze. Le idee di Wilson e Mazzini non sono ancora sbarcate nel mondo arabo, né la loro visione di nazionalismo che riconosce a tutti i popoli i medesimi diritti ha qualche chance per il momento di affermarsi in medio oriente. Soltanto quando questa visione avrà il sopravvento sul razzismo esclusivista del nazionalismo arabo e darà spazio e riconoscimento alle legittime rivendicazioni di altri popoli non arabi che
vivono nella regione, si potrà sperare di risolvernei conflitti.
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