Ritiro da Gaza: ultimi sviluppi
l'annuncio di Sharon
Testata: Corriere della Sera
Data: 03/06/2004
Pagina: 15
Autore: Elisabetta Rosaspina
Titolo: Sharon sicuro: via da Gaza
A proposito delle ultime vicende della politica israeliana e del piano di Sharon di ritiro da Gaza pubblichiamo l'articolo di Elisabetta Rosaspina uscito sul Corriere di oggi che informa dettagliatamente degli ultimi sviluppi.

DAL NOSTRO INVIATO
GERUSALEMME — L’America, innanzitutto.
Non si può deludere la Casa Bianca, non si può prendere per il naso, in mondovisione, il presidente Bush: l'argomento forte di Ariel Sharon fa breccia nel muro di gomma del suo stesso governo, in maggioranza contrario al ritiro unilaterale dalla Striscia di Gaza.
Nell’estenuante trattativa che da settimane impegna il premier e i suoi 23 ministri, Sharon trova un alleato, anzi un'alleata preziosa e insperata: Tzipi Livni, ministro dell'Immigrazione, che con femminile inventiva ribalta l'ordine del giorno e sblocca ( forse) la situazione. Il governo non sarà più chiamato a esprimersi sulla smobilitazione, in quattro fasi, delle colonie di Gaza, ma domenica darà prima il suo via libera al piano di disimpegno generale dalla Striscia e poi, di volta in volta, autorizzerà l'evacuazione di ogni insediamento. Alla fine del 2005 il risultato sarà identico a quello promesso da Sharon a Bush che, tramite i suoi consiglieri, ha fatto sapere di non riconoscere altro piano al di fuori del primo; e di non autorizzare alcun compromesso che lo vanifichi.
Per Sharon, la soluzione Tzipi è forse l'unico rimedio al più formidabile mal di testa che gli abbia procurato la politica da quando è a capo del governo. Nell' ultima settimana, il premier era arrivato ai ferri corti con il suo eterno rivale di partito, Benyamin Netanyahu, che non gli ha mai perdonato di avergli affidato il dicastero dell'Economia anziché quello degli Esteri. Il secco « no » di Netanyahu a un voto che condanni in un colpo tutte le colonie di Gaza, oltre a quattro insediamenti minori nel nord della Cisgiordania, aveva indotto Sharon a evitare una prova di forza, domenica scorsa, alla riunione settimanale dei suoi ministri. Tutto ciò che sarebbe riuscito a far passare era lo smantellamento delle prime tre colonie, senza riferimento alcuno al piano generale.
Dagli Stati Uniti erano arrivati segnali di nervosismo e dall'Egitto una mano tesa per collaborare alla sicurezza del confine tra il sud di Gaza e l'Egitto, dopo il ritiro israeliano dall' area. Sharon li ha colti al volo entrambi, ringraziando il presidente egiziano Hosni Mubarak e facendosi forte del malumore americano con i suoi ministri ribelli: dove potrebbe illudersi di andare Netanyahu dopo aver boicottato la mediazione di Bush? I conciliaboli sono ripresi e Tzipi Livni ha calato l'asso che potrebbe ritagliarle una nicchia nelle pagine di storia: « La sua è l'unica proposta seria e ragionevole » l'hanno gratificata dall'ufficio di Sharon. Netanyahu e i ministri Limor Livnat e Silvan Shalom, hanno deciso di discuterne seriamente, ignorando gli appelli dell'ala di estrema destra, come il partito nazional religioso e i falchi del Likud.
Sharon, nel frattempo, ha informato la commissione Difesa e Affari esteri della Knesset, il parlamento israeliano, che a dar manforte in Cisgiordania, se il piano sarà applicato integralmente, ci saranno pure i giordani, disposti ad addestrare le forze di polizia palestinesi.
Sul futuro dei coloni evacuati, Sharon ha aggiunto che prevede per loro nuove collocazione nel deserto del Negev e in Galilea: « Per la fine del 2005 non ci sarà più un ebreo a Gaza » si è spinto a prevedere. Corretto dai suoi stessi consiglieri: per la fine del 2005 il piano sarà stato interamente approvato, ma non completato. Da sinistra si seguono con sarcasmo le manovre del governo e anche le minacce di Sharon di cacciare alcuni ministri: « Non sarai mai né de Gaulle, né Ben Gurion » gli ha detto il deputato Yossi Sarid.

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