Una sigla nuova: Cooperanti italiani in Palestina
se ne sentiva la mancanza
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Data: 30/05/2004
Pagina: 1
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: Una sigla nuova: Cooperanti italiani in Palestina
I nomi sono sempre pieni di buone intenzioni, sigle che invitano al volontariato e alla dedizione verso il prossimo infelice. Se pensiamo alle più famose, da Amnesty international, a Medici senza frontiere, Emergency, sembra che l'amore verso il mondo intero sia rappresentato da loro e solo da loro. Senza dimenticare la Caritas, i fraticelli di Assisi, che tra un campo antimperialista e un raduno di pacifisti si sono messi pure loro a fare concorrenza alle associazioni laiche. Che poi, più che laiche o religiose, sarebbe meglio chiamarle politiche, perchè alla fine della fiera è quello il filo rosso che le unisce tutte.
Una non l'avevamo ancora vista esisbirsi sul palcoscenico del bene globale. E da dove poteva spuntare se non dai territori palestinesi ?
Si chiama "Cooperanti italiani in Palestina": L'appello delirante lanciato all'opinione pubblica italiana chiarisce chi c'è dentro la nuova sigla. Arci, Movimondo, Associazione Orlando, Terres del hommes Italia, Caritas italiana, Ricerca e cooperazione e un mare di sigle piene di vocali e consonanti che risparmiamo ai lettori. Tutte unite per denunciare i "crimini di guerra dell'esercito israeliano contro la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza". Gli altruisti "cooperanti" non raccontano ovviamente perchè l'esercito israeliano ha dovuto combattere contro i terroristi di Hamas che, attraverso i tunnel scavati sotto le case di abitazione civile, sovente dopo averne espulso gli abitanti per attribuirlo poi agli israeliani, fanno entrare ogni tipo di armamenti dall'Egitto. Ai cooperanti interessa solo affermare che è mancata l'acqua potabile, che le linee telefoniche non hanno funzionato e che i medicinali erano scarsi. Come se l'obiettivo dell'azione anti guerriglia fosse quello di manomettere le strutture civili e non eliminare le organizzazioni terroriste. Conosciamo le regole di Hamas. Circondarsi di popolazione civile, meglio se donne e bambini, fare in modo che si trovino in mezzo al fuoco e tanto di guadagnato se ne muoiono un bel numero. I media occidentali avranno argomenti in più per giustificare il comportamento israeliano come "inaccettabile".
Che le notizie siano gonfiate o addirittura inventate - come il famoso massacro di Jenin mai avvenuto ma nel quale ci ha inzuppato il pane per mesi la propaganda di Arafat- poco importa. Questi "cooperanti italiani in Palestina" avvertono che "l'esercito israeliano ha impedito l'intervento di numerosi operatori palestinesi ed internazionali, delle ambulanze, del personale medico e paramedico", senza peraltro dirci quando e dove, basta lanciare l'accusa anche senza provarla. Qualcuno, ci scommettiamo, la raccoglierà. E poi perchè verificarla, è di fonte palestinese e questo basta.
Buon ultimo, l'accusa più grave, scritta addirittura in grassetto: "le scorte di medicinali sono ormai in via di esaurimento", come se toccasse ad Israele procurarle. Non gli passa per la mente ai nostri solerti cooperanti che se i palestinesi vivono in condizioni di estremo disagio non devono far altro che reclamare i loro diritti a chi finora li ha usati come arma per distruggere lo stato ebraico. Di loro ad Arafat non importa un bel nulla. L'importante è che si facciano ammazzare in azioni terroristiche per poter condannare la "brutalità" di Israele.
Per fortuna che ogni tanto qualche "laboratorio", dove terroristi maldestri preparano bombe, salta in aria, e qualche auto piena di tritolo mal confezionato esplode senza che se ne possa dare la resposabilità all' esercito israeliano. Ma questo non interessa ai nostri cooperanti. Quel che è da attribuire alla parte palestinese interessa solo se chiama sul banco degli imputati Israele. Loro si preoccupano dei diritti dei palestinesi, quelli degli israeliani si chiamano solo doveri.