Contro il terrorismo: l'Occidente deve svegliarsi
prima che sia troppo tardi
Testata: Il Giornale di Sicilia
Data: 28/05/2004
Pagina: 2
Autore: Valter Vecellio
Titolo: Terroristi e Occidente, è una sfida mondiale
L'Occidente deve combattere il terrorismo islamico. Prima che sia troppo tardi. E' l'analisi di Valter Vecellio sul GIORNALE DI SICILIA.
Chiedete a Charles Krauthammer, analista dell'American Enterprise, uno dei più quotati "think tank" americani, premio Pulitzer nel 1987 per i suoi editoriali sulla "Washington Post", che cosa sta accadendo in Irak. "Prendete l'Iran, aggiungete la Siria, i terroristi di Al Qaeda, quel che rimane dei seguaci di Saddam, ecco che avete il micidiale cocktail costituito dall'Irak di oggi".
E perché l'Irak è diventato così importante, sia per i terroristi islamici che per gli occidentali? La risposta questa volta viene da Magdi Allam, editorialista e analista principe del "Corriere della Sera" per quel che riguarda le vicende mediorientali, autore di libri illuminanti su terrorismo internazionale, Islam, rapporti Nord-Sud. Vi dirà Allam che è giunto il momento, per l'Occidente, di svegliarsi. Di comprendere finalmente la realtà per quella che è, non per quella che desidereremmo che fosse: "Calandoci nella mente e nell'animo dei nostri veri nemici. La mente dei burattinai che disconoscono il valore della sacralità della vita. Miliardari riciclati in imprenditori del terrore, guide religiose fanatiche e assetate di sangue, leader politici e violenti e senza scrupoli. Tutti impegnati a strumentalizzare l'Islam per conquistare il potere politico ed economico".
Allam, che conosce la lingua parlata dai terroristi, ne sa leggere e decodificare i documenti e i messaggi, riesce a penetrarne la mentalità, si chiede: "E' mai possibile che a meno di tre anni dalla tragedia delle Twin Towers ci siamo dimenticati che proprio quell'attentato segnò lo scoppio di una guerra totale e frontale all'Occidente, lungamente preannunciata, preparata e infine decisa? E' mai possibile che non ci rendiamo conto che questa guerra del terrorismo internazionale è di natura aggressiva, non reattiva, e che quindi anche se noi ci mostrassimo accondiscendenti nei loro confronti, loro non la smetterebbero di infierire e di massacrarci?".
Con buona pace, evidentemente, di quanti più o meno in buona fede predicano la "pace" senza "se" e senza "ma", e invocano il ritiro degli Occidentali dall'Irak. Come se in questo modo si risolvesse il problema del terrorismo internazionale. Come se gli attentati che hanno sconvolto New York e Bali, Istanbul o Djerba non siano parte di un disegno contro l'Occidente, e specificatamente gli Stati Uniti, Israele e i loro alleati.
Si preferisce evidentemente ignorare che ogni giorno, alle 14 in punto il sedicente hojatoleslam Moqtada Al Sadr la radio clandestina dei terroristi islamici si collega con la moschea di Kufa, per diffondere i suoi infiammati appelli alla guerra santa. Dalla "Voce dei mujaheddin", Al Sadr tuona: "Noi usiamo tattiche diverse basate sulle circostanze. A un certo stadio possiamo continuare per un breve periodo, oppure per un periodo più lungo. Tutto dipende dalla reazione del nemico".
Parole di chiaro, inequivocabile significato. Come inequivocabile significato assume la visita, di metà maggio a Najaf, fatta da una delegazione di teologi sunniti di Falluja: hanno coordinato le future azioni terroristiche, anche con la partecipazione dei kamikaze di Al Qaeda.
Secondo le informazioni delle varie intelligence, la soldataglia di Al Sadr è composta da non più di 5-6mila terroristi, tutti giovani, molti addestrati nell'esercito di Saddam; poi c'è una rete di complici e simpatizzati i cui vertici, oltre Baghdad, sono Najaf, Kerbala, Al-Amarah, Kula, Nassiriya e Bassora. Ma quello che maggiormente impressiona è la qualità di armi di cui sono dotati: kalashnikov Ak7, lanciagranate Rpg-7, mortai, lanciarazzi portatili terra-aria russi Sa-7 Grail. Materiale bellico che certamente non è in dotazione alle popolazioni locali che la dittatura di Saddam ha fatto precipitare in condizioni economiche a dir poco pietose. Quelle armi, quei mezzi, quel fiume di denaro, è "esterno": viene da fuori, dalle centrali del terrore interessate a che in Irak non si avvii neppure un processo democratico, e che anzi il paese diventi una sorta di portaerei del terrorismo internazionale come lo era a suo tempo l'Afghanistan dei Talebani.
C'è poco da trattare, "negoziare", discutere. Al Sadr ha ricevuto la "benedizione" religiosa dall'ayatollah Hussein Al Hairi, che risiede nella città "santa" di Qom, in Iran. Quella militare da Ahmad Foruzandeh, che dirige la centrale operativa dell'intelligence iraniana dalla città iraniana di Ahwaz. A Nassiriya si è insediato da qualche tempo Hamid Sayed Jafar: viveva in Iran, ha fatto tappa a Baghdad. Coordina i mujaaheddin locali. Questa è parte della filiera terroristica in Irak.
Tutto questo, dice sempre Magdi Allam, significa che oggi "l'Occidente sta fronteggiando una prova decisiva, cruciale per la sopravvivenza della sua civiltà in cui si identificano lo stato di diritto, la democrazia e la libertà. E' una guerra aggressiva, frontale e totale. Teorizzata, annunciata, in atto. Che ha individuato nell'Irak il fronte di prima linea, con l'obiettivo di isolare e sconfiggere l'America". Per fare dell'Irak il bastione della Jihad islamica e di una rivoluzione universale contro l'Occidente, coinvolgendo il più ampio arco di forze sovversive e violente.
Ora i militanti del "se" e del "ma", facciano quello che credono. In Italia e in Occidente si può. Ma non si nascondino la realtà dietro un dito. La posta in gioco è quella che abbiamo descritto, piaccia o meno.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Giornale di Sicilia. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.


gds@gds.it