Amnesty: torture di serie A e di serie B
secondo lo schema che ben conosciamo
Testata:
Data: 28/05/2004
Pagina: 3
Autore: un giornalista
Titolo: Amnesty dedica più spazio all'Italia che a Cuba
Riportiamo dal RIFORMISTA di ieri un articolo che mette in luce l'unilateralismo antioccidentale dell'ultimo rapporto di Amnesty International.
Quando si dice tempismo. "Amnesty International", che ieri ha presentato
nella sede Rai di viale Mazzini il rapporto 2004 sulle violazioni dei
diritti umani nel mondo, ha già pronto un istant book sulle torture nel
carcere iracheno di Abu Ghraib. Titolo? "Abu Ghraib e dintorni". Leit motiv?
"Noi lo avevamo detto da un anno". Motivi della degenerazione annunciata da
parte degli alleati in Iraq? "Potremmo far iniziare la nostra storia -si
legge a pagina 6 del pamphlet- dall'11 settembre 2001. La reazione ai
terribili attentati negli Stati Uniti determinò l'irrompere sulla scena
mondiale di un'agenda sulla sicurezza che, si è capito da subito, avrebbe
lasciato ben poco spazio alla protezione dei diritti umani". L'America
dunque sul banco degli imputati non solo nell¹istant book a parte ma anche
nella conferenza stampa di presentazione con il responsabile italiano Marco
Bertotto che preannuncia manifestazioni di protesta sia per la visita di
Bush del 4 giugno sia per la giornata mondiale contro le torture del 26
dello stesso mese. Per non parlare delle pagine dedicate a Usa, Israele e
Italia dallo stesso rapporto 2004: rispettivamente 8, 7 e 5 contro le quasi
4 dedicate a Cuba, le 3 e mezzo all'Anp di Arafat e le 5 e mezzo all'Iran.
Questa arida contabilità delle citazioni sulle violazioni dei diritti umani
può forse spiegare le ardite dichiarazioni introduttive dello stesso
Bertotto che (excusatio non petita) ha affermato di "non volere mettere
sullo stesso piano il terrorismo e la guerra al terrorismo culminata con
l'occupazione anglo americana dell'Iraq", asserendo però che "gli effetti
sono gli stessi".
Cioè diritti umani meno rispettati nel mondo. Bertotto, conscio di avere
Dio dalla sua parte almeno in questo frangente, ha usato i paragoni
cinematografici per spiegare la violenza dei soldati americani sui detenuti
iracheni: "c'è una sottile linea rossa che lega le prigioni di Kabul, quella
di Abu Ghraib e Guantanamo." Poi ha impietosamente citato alcune "last
famous words" di Bush del 26 giugno 2003 in cui si celebrava la giornata
mondiale contro la tortura: "gli Stati Uniti sono impegnati nell¹abolizione
mondiale della tortura e guidano questa battaglia con il buon esempio".
Infine le accuse a Italia, Usa e Inghilterra riguardo al traffico e alla
vendita di armi nel mondo: "si lamentano del terrorismo ma le armi che usano
i terroristi sono le loro".
Pura routine i dati sugli altri 150 paesi monitorati: a parte le carenze di
informazioni sulla guerra civile in corso fra i palestinesi ("l'Intrafada"
di cui questo giornale si è già occupato e che ha provocato 300 morti in tre
anni) e le mancate scuse per le notizie false diffuse due anni orsono sulla
battaglia di Jenin, che per Amnesty era un "massacro", l'ong in questione
ha in genere notizie meno fresche di altre come quella radicale Nessuno
tocchi Caino e alcune citazioni appaiono inspiegabilmente datate. Ad esempio
si parla ancora delle violazioni del governo filo russo in Cecenia ma non si
fa cenno al fatto che nel frattempo il presidente Akhmad Kadhyrov è passato
a miglior vita grazie a un attentato di terroristi islamici ceceni di
qualche settimana fa.
Il tempo per fare l¹istant book su Abu Ghraib l¹hanno trovato, quello per
aggiornare il file sulla Russia evidentemente no.
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