L'Europa che gira la testa dall'altra parte
e lascia i democratici iraniani soli
Testata:
Data: 27/05/2004
Pagina: 4
Autore: un giornalista
Titolo: Gli studenti iraniani condannano l'Europa
L'Europa non condanna mai il regime degli Ayatollah. Gli studenti iraniani ce lo ricordano.
Aryo Pirouznia è uno dei responsabili del movimento studentesco per la democrazia in Iran (Smccdi), un gruppo di studenti che cerca di promuovere il rispetto dei diritti umani e la democrazia nel loro paese. «L’Iran - ricorda Aryo - è sotto il giogo di una teocrazia islamica da 25 anni. La data di nascita del movimento studentesco di opposizione all’attuale regime risale al ’96. E’ in quell’anno che scoppiarono i primi tumulti in due sobborghi poverissimi di Teheran. In quella occasione intervenne l’esercito, e gli elicotteri spararono sulla folla. Nel ’97 - prosegue
Pirouznia - il regime degli ayatollah tentò di "imbrigliare" il movimento di riforma, inseguendo forse il "modello cinese". Alle elezioni vinsero i cosiddetti riformisti, cercando così d’ingannare sia l’opinione pubblica iraniana che quella mondiale. In realtà la classe politica non cambiò». Poi venne il ’99, «quando il regime aggredì in maniera ingiustificata un gruppo di studenti riuniti a discutere in una aula dell’Università di Teheran. La reazione fu immediata: gli studenti scesero in piazza scandendo "Re-fe-rendum! Re-fe-ren-dum!".Volevamo (e vogliamo) essere noi a scegliere la forma di governo». Aryo è determinato, e non risparmia frecciate al recente premio Nobel per la pace, l’iraniana Shirin Ebadi. «Le donne - spiega - sono la maggioranza
della popolazione iraniana. In passato non furono discriminate. Poi con la rivoluzione khomeinista si tentò una operazione "stile-Afghanistan": le donne
iraniane non sopportarono questo oltraggio e scesero subito in piazza. Seppero opporsi con intelligenza: continuarono e continuano ancora oggi a studiare, a lavorare, seppure in posizioni subalterne. Il movimento per l’emancipazione femminile sarà il prossimo movimento che interesserà l’Iran: dopo gli studenti,
le donne. Per quanto riguarda il nobel a Shirin Ebadi, dirò cose che forse vi stupiranno. Al momento della sua nomina si pensò potesse rappresentare le donne iraniane, ma in seguito prese posizioni pubbliche molto discutibili: ringraziò Khatami e si disse pronta a baciare le mani dei Guardiani islamici. Paradossali poi le sue posizioni sulla legge contro il velo nelle scuole francesi: si schiera contro questa decisione ma non dice una parola per le sorelle islamiche
torturate e picchiate nel nostro paese». Sulla guerra in Iraq, Aryo sembra avere le idee chiare. «La maggior parte degli iracheni era contraria al regime di Saddam. Il problema sono i paesi che hanno interessi strategici in quella regione. Pensiamo al sud dell’Iraq, dove è in atto un braccio di ferro tra Iran e Stati Uniti». E sull’Europa dice: «Una volta, parlando con una studentessa iraniana le sentii pronunciare una frase che mi lasciò allibito: "Quando saremo liberi non dimenticheremo il silenzio dell’Europa". La verità è che l’Europa deve capire che fare affari sulla pelle del popolo iraniano potrà in futuro essere controproducente politicamente ed economicamente. L’Ue deve prendere una posizione netta; come fece con il regime franchista in Spagna o con il Sud Africa dell’Apartheid».
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