Nazismo e islamismo
ieri e oggi. Conoscere la storia fa bene.
Testata:
Data: 27/05/2004
Pagina: 4
Autore: Caren Davidkhanian
Titolo: La nazi-connection in nome di Allah
Nazismo e islamismo. Le connessioni storiche fino ad oggi.
Jorg Haider era in visita ufficiale a Teheran due settimane fa insieme al vice
primo ministro austriaco, Hubert Gorbach, e una settantina di uomini d’affari in rappresentanza di società austriache che si occupano di alta tecnologia,
ricerca, medicina, elettricità, comunicazioni e ingegneria industriale. Quattro
mesi fa toccò al presidente austriaco, Karl Hartleb: l’Iran è il più grande partner commerciale dell’Austria nell’area. La delegazione è stata ricevuta calorosamente dalle autorità iraniane.Quanto a Haider, è stato trattato da ospite di riguardo. La visita di Haider - noto per le sue battaglie contro l’immigrazione musulmana e le sue simpatie naziste - in una teocrazia islamica ha suscitato molte perplessità e interrogativi. L’attrazione dei paesi del Vicino e Medio Oriente per la Germania risale all’epoca di Guglielmo II, l’imperatore che voleva trovare «un posto al sole» per tedeschi. Era già iniziato il tramonto dell’Impero ottomano,sempre più insofferente verso inglesi, francesi e russi. Sentimenti anti-britannici e anti-russi erano in aumento anche in una vasta area che comprendeva il Caucaso musulmano, la Persia, l’India e l’Asia centrale. In questo contesto i tedeschi erano
gli antagonisti e cercarono di approfittarsene per battere i loro nemici europei. Nel 1898, Guglielmo si imbarcò per una visita ufficiale a Costantinopoli, Gerusalemmee Damasco dove dichiarò che «sua maestà il Sultano e i 300 milioni di musulmani, sparsi nel mondo, che lo venerano come il loro califfo possono essere sicuri che l’imperatore tedesco resterà sempre il loro amico». Il messaggio politico era chiaro e valse al kaiser una vignetta su Punch dal titolo:«Deutschland über Allah!» Era l’atto primo di un’amicizia che ebbe come scopo, durante la prima guerra mondiale, l’incitamento del mondo musulmano allo jihad contro nemici europei dei tedeschi. Decine di spie e agenti tedeschi e austriaci si infiltrarono in territori musulmani allo scopo
di convincere capi tribali e emiri che gli inglesi erano nemici dell’Islam. Due di questi,Wilhelm Wassmuss e Oskar von Niedermayer (che cercò di attraversare il deserto iraniano in piena estate per arrivare a Kabul prima che gli inglesi si rendessero conto di ciò che stava accadendo sotto il loro naso), vennero soprannominati "Lawrence di Persia". Agenti tedeschi arrivarono perfino in California dove arruolarono circa ottomila immigrati sikh per destabilizzare
l’India. Il progetto di Guglielmo fallì ma solo dopo aver risvegliato il fanatismo islamico,causando migliaia di vittime occidentali, molte dei quali decapitati. Il progetto tedesco ebbe nuova vita con l’ascesa dei nazisti, che aggiunsero gli ebrei all’elenco dei "nemici comuni". L’immigrazione ebraica verso la Palestina inglese era già iniziata, così come le prime rivolte arabe in Gerusalemme, capeggiate da Haj Amin al-Husseini, rampollo di una potente famiglia palestinese e futuro mufti di Gerusalemme. Husseini, a differenza di molti notabili arabi, che vedevano nell’arrivo degli ebrei una opportunità economica, rifiutava qualsiasi compromesso con i sionisti e incitava i suoi seguaci a massacrare gli immigrati. Col passare degli anni, Husseini si
trovò sempre più d’accordo coi nazisti finché nel ’37 chiese a Hitler di impedire la formazione di uno stato ebraico in Palestina. Nello stesso anno, però, in seguito al massacro di arabi moderati e ebrei, gli inglesi cacciarono
il mufti in Siria. Nel frattempo, nel ’39, veniva pubblicato al Cairo la prima
edizione araba di Mein Kampf e il famigerato "Protocollo dei Savi di Sion", di produzione zarista, ora esposto anche alla biblioteca di Alessandria.
(Mein Kampf è stato tradotto in arabo anche da Shawqi Abdel Nasser, fratello
del presidente egiziano Nasser.) Nel ’41, trasmettendo una fatwaalla radio tedesca, Husseini incitò gli iracheni alla rivolta contro gli inglesi. La rivolta fallì e Husseini fu costretto a lasciare il Medio Oriente per Berlino
dopo una breve sosta a Teheran, dove esisteva già un partito nazional socialista, il Sumka, ora risorto come opposizione antiislamica, anti-araba e antiamericana. In Germania, Husseini aiutò i nazisti a reclutare musulmani bosniaci per la 13esima divisione di Waffen SS e ebbe almeno un incontro, documentato,con il Führer. Nel ’45, si rifugiò in Egitto, dove morì esattamente trent’anni fa. Dopo la guerra, e fino alla fine degli anni cinquanta, l’operazione Odessa portò molti ex-nazisti in paesi mediorientali, soprattutto in Egitto e Siria, dove questi iniziarono una lunga collaborazione con i servizi segreti e le forze armate dei due paesi. Secondo servizi francesi, arrivarono in Egitto Hans Eisele, medico di Buchenwald; Johannes von Leers, alias "Omar Amin", responsabile di propaganda anti-ebraica di Goebbels; l’ufficiale SS Louis Heiden, alias "Louis al-Hadj"; Wilhelm Bokler, alias "Abdelkarim", responsabile per le deportazioni di Varsavia; Otto Ernst Remer, guardia di corpo di Hitler (morì nel 97; aiutò gli indipendentisti algerini a procurarsi armi; negli ultimi anni di vita era membro del comitato editoriale dell’Institute for Historical Review, gruppo revisionista con sede in California) e molti altri ancora. Alois Brunner, braccio destro di Adolf Eichmann, responsabile dell’uccisione di 147 mila ebrei, invece, finì a Damasco, dove lavorò come security advisor per il governo siriano come George Fischer. Pare sia morto nel ’97. Buona parte di questi rifugiati nazisti abbracciarono l’Islam (ne da conferma nei suoi scritti anche Claudio Mutti, fondatore con Franco Freda di Ordine Nuovo, anch’egli convertitosi all’Islam).
L’arrivo della propaganda nazista, il conflitto con l’Israele e l’affannosa
ricerca dei regimi arabi di un capro espiatorio per il loro fallimento portò alla diffusione di teorie occidentali di cospirazione ebraica nelle terre d’Islam, dove storicamente gli ebrei avevano vissuto come una delle tante minoranze religiose tollerate. Oggi, purtroppo, basta seguire i mass media
arabi, anche quelli ufficiali di paesi cosiddetti filo-occidentali, per rendersi
conto della diffusione di questo fenomeno. Revisionisti europei e americani trovano spazio su importanti giornali arabi e iraniani e vengono intervistati
da radio regionali. L’americano David Duke, per esempio, ha scritto sulle pagine di Oman Times mentre William Pierce, capo di National Alliance, gruppo neonazista americano, è stato intervistato diverse volte dalla radio iraniana tra il 2001 e il 2002. Pierce - morto due anni fa - scriveva romanzi paranoici con lo pseudonimo di Andrew MacDonald. Uno di questi, The Turner Diaries (1978), è diventato la bibbia dei neonazisti americani e, secondo l’Fbi, ispirò il gesto folle di Timothy McVeigh a Oklahoma City nel ’95. Nell’ultimo capitolo del libro, l’"eroe" riempie un aereo con esplosivi e lo fa schiantare contro il
Pentagono. Teheran, tra l’altro, ha dato asilo a Jurgen Graf, revisionista svizzero condannato a quindici mesi di reclusione nel ’98. L’intermediario principale tra neonazisti occidentali, islamisti mediorientali e nazionalisti arabi è un certo Albert Huber, alias Ahmed, cittadino svizzero, ex-giornalista socialista convertitosi all’Islam. Secondo gli americani, Huber è coinvolto nelle operazioni finanziarie di Osama bin Laden. Del resto, si è vantato pubblicamente di aver incontrato gli uomini di bin Laden, che definì «discreti,
educati e molto intelligenti».Huber è membro del consiglio di amministrazione
di Nada Management,insieme al cittadino italiano Youssef Nada, ex-membro
del gruppo fondamentalista egiziano Fratellanza Musulmana. Nada Management
fa parte della costellazione finanziaria al-Taqwa (paura di Dio), citato
da George W. Bush nel 2001 come il centro d’affari di al-Qaeda. Intervistato da San Francisco Chronicle nel 2002, accusò gli Stati Uniti di essersi «alleati con
cinque milioni di israeliani contro 200 millioni di arabi. Faremo affondare la
lobby israeliana - disse - e cambieremo la politica estera.Lo faremo in America.Ve ne accorgerete quando sarà successo». Lo studio di Huber, nota l’intervistatore, è decorato con fotografie di Hitler, Richard Wagner, Khomeini, l’ex-mufti di Gerusalemme e Nasser. Huber non è l’unico ad avere legami con bin Laden.Nel 2001,Frontline,il prestigioso programma di inchieste di Pbs, la televisione pubblica americana, scoprì che Baudoin Dunant, avvocato difensore di François Genoud,banchiere svizzero ritenuto uno dei «principali nazisti del mondo» dall’Observer di Londra, era consigliere di amministrazione di Saudi Investment Company, società che curava le attività internazionali della famiglia bin Laden. Dopo la seconda guerra mondiale, Genoud era stato consigliere finanziario dell’ex-mufti Husseini e del Fronte nazionale per la liberazione dell’Algeria. Aveva anche finanziato l’operazione Odessa e la difesa di Eichmann e Klaus Barbie nonché di alcuni membri della Fronte popolare per la liberazione della Palestina. Secondo gli investigatori occidentali, Genoud sarebbe stato anche il fondatore di al-Taqwa.Troppo perfino per lui. Si suicidò nel ’96.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta di inviare il proprio parere alla redazione de Il Riformista. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.
cipiace@ilriformista.it