Nel regno dell'ipocrisia e del vittimismo
Tahar ben Jelloun domina la scena
Testata: La Repubblica
Data: 26/05/2004
Pagina: 19
Autore: Tahar ben Jelloun
Titolo: L'Islam umiliato e i nuovi radicalismi
L'articolo di ben Jelloun si può sintetizzare in questo concetto: io ti
aggredisco e faccio una strage, ma se rispondi per le rime sei tu che con la
tua barbarie mi fai diventare estremista.
Le due colonne dell'articolo sono, difatti, una sequela ininterrotta di
lamentazioni, che accusano l'Occidente ed in particolare Bush e - come
potrebbe non essere così - il suo "maitre à penser" Sharon di aver fatto
arretrare ed imbarbarire l'Islam che diviene estremista a causa delle loro
malefatte.
Alcuni americani hanno torturato ignobilmente dei prigionieri? E' stata l'America, e la colpa è di Bush. Terroristi e guerriglieri dell'Islam (non
solo arabi, forse) nel nome di Saddam e di Bin Laden rapiscono, torturano ed
assassinano degli occidentali? Non una parola. Un carrista israeliano (sotto
inchiesta) spara un colpo contro un bersaglio civile? Ma certo, "applica
freddamente il suo (di Sharon) programma: uccidere il massimo numero di
palestinesi...". Terroristi palestinesi assassinano a sangue freddo una
madre incinta e 4 sue bambine, assicurandosene con un colpo alla nuca? Non
una parola.
Per ben Jelloun l'odio dell'Islam per l' Occidente (ma allora è vero che
questo odio globale esiste? Non è una invenzione dei razzisti occidentali?) è generato, più ancora che causato, dalla barbarie e dalla politica criminale soprattutto di Bush, che "s'è rivelato altrettanto fanatico e fondamentalista di quelli che pretende di combattere". Bush come Bin Laden dunque, come Saddam. Il Bush che mette sotto processo i torturatori americani e li bolla pubblicamente non è diverso da chi esalta i propri assassini come eroi nazionali.
L'accorata (si fa per dire) conclusione dell'articolo è emblematica: "Come
promuovere le idee della modernità in questo mondo dove la maggior potenza
mondiale, in nome della modernità, commette ogni giorno crimini contro l'umanità?".
E' deprimente dover constatare in quale misura parte dei media italiani abbia seguito o segua tuttora la linea tracciata da una filosofia perversa, della quale il saggio di ben Jelloun è un esempio estremo. Nel corso dell'operazione compiuta a Rafah l'esercito israeliano ha consentito il passaggio di 70 ambulanze e 40 camion di aiuti umanitari, ed ha trasportato esso stesso 490 carichi di ossigeno dagli ospedali israeliani verso quelli del territorio sotto assedio, ma è stato dipinto quasi coralmente come un esercito di barbari e di assassini. Ugualmente, nei nostri media leggiamo con enfasi della strage compiuta per errore ad un matrimonio, o delle torture (a proposito: tutte quelle immagini ripetute all'infinito ed in contesti diversissimi, non sono un sintomo di antiamericanismo ideologizzato?), ma non troviamo una informazione sull'opera di ricostruzione dell'Iraq. Su Repubblica possiamo leggere un lungo articolo di Bernardo Valli che esalta lo sbarco in Normandia e la guerra americana contro il nazifascismo come "l'ultima guerra giusta", con un salto che gli fa ingoiare in un sol colpo la memoria di altre guerre giuste combattute negli ultimi 60 anni, dagli Stati Uniti ma non solo. La guerra è giusta per antonomasia anche per lui, sospettiamo, unicamente se il nemico è di destra, ma non se è di sinistra od arabo. Evidentemente, questa guerra che gli specialisti definiscono asimmetrica lo è anche per motivi che nulla hanno a che fare con concezioni militari o politiche: nel campo occidentale esistono una libido dell'autoflagellazione ed una divaricazione ideologica interna che sono del tutto assenti nell'Islam, la cui compattezza - apparente o reale che sia - si fonda su connivenze sotterranee, sul terrore, su abitudini omertose, che ne
forniscono una immagine non tranquillizzante.

Ecco l'articolo:

Una delle funeste conseguenze della guerra angloamericana in Iraq è la regressione dei valori di democrazia e libertà nel mondo arabo-musulmano. Questa guerra ha l´effetto di radicalizzare le popolazioni arabe che assistono ogni giorno all´umiliazione degli iracheni, popolo già martirizzato dalla dittatura di Saddam, cui bisogna sommare gli effetti perversi e scandalosi dell´embargo dell´Onu. Nel contempo, s´osserva che Sharon, che appare come un maître à penser di Bush, pratica in Palestina la stessa politica. Applica freddamente il suo programma: uccidere il massimo numero di palestinesi, facendo saltare in aria le loro case (dall´inizio della seconda Intifada ne sono state distrutte 3.000) e rifiutando qualsiasi soluzione di pace (come quella di Ginevra).
Quando le tv arabe dicono che l´esercito Usa bombarda un matrimonio in un villaggio della regione di Al-Qaem nell´ovest dell´Iraq uccidendo 41 persone tra le quali molti bambini, quando l´esercito di Sharon, lo stesso giorno, lancia missili su una manifestazione pacifica a Rafah, nel sud di Gaza, provocando una dozzina di morti e 70 feriti, come si può, se si è arabi, non lasciarsi travolgere dall´ira e magari scivolare nell´estremismo? Come convincere una madre che ha appena perso il figlio che bisogna ancora credere alla pace e alla convivenza? Come padroneggiare il flusso d´odio provocato da quelle azioni che calpestano il diritto e violano le leggi internazionali?
È stato detto ben prima che Bush guidasse il suo paese in quell´avventura illegale e soprattutto criminale: facendo la guerra in Iraq si fa il gioco degli integralisti, conforta gli estremisti nel loro fanatismo, suscita la disperazione che si traduce in terrorismo. Ma Bush s´è rivelato altrettanto fanatico e fondamentalista di quelli che pretende di combattere. Le rivelazioni delle torture praticate da soldati e soldatesse americani non sono che il riflesso d´un orrore ancora più grande, di qualcosa che non è stato formulato né confessato ma che si sta realizzando: questa guerra sta generando il caos e la regressione nel mondo arabo e pare fatta perché quei paesi sprofondino nel fanatismo e si facciano un dovere d´odiare l´Occidente. Ma quest´odio per l´Occidente si traduce soprattutto nel rifiuto dei suoi valori umani e universali (il riconoscimento dell´individuo, lo Stato di diritto, l´emancipazione femminile). L´America di Bush ha insozzato quei valori: li ha corrotti. L´uomo arabo, inondato dalle immagini di massacri, torture e umiliazioni, finisce per pensare che questi crimini siano commessi in nome di quei valori. In questo processo, bisogna dire che le tv satellitari come Al-Arabya, Al-Manar, Al Jazeera, e altre, sfruttano al massimo quelle immagini utilizzando un linguaggio di parte per informare la gente. Sono conniventi con le immagini d´orrore che mandano e rimandano in onda. Ecco perché assistiamo un po´ dappertutto nel mondo arabo alla progressione dell´islamismo, sia esso moderato o estremista, che s´esprime nel rifiuto dell´Occidente: un rifiuto che non fa distinzione tra Bush e il resto dell´America, tra Sharon e gli israeliani che militano per la pace e per il riconoscimento dei palestinesi; un rifiuto che mescola tutto e si presenta come una nuova ideologia, quella che "vendicherà il crimine commesso contro l´Islam". Tale rifiuto lo troviamo anche in Europa, nei genitori che costringono le figlie a portare il velo e a rifiutare lo stile di vita occidentale. Imam spesso analfabeti nelle loro prediche stigmatizzano l´Europa, insultandola e inserendola nella lista dei "nemici dell´Islam".
Come parlare oggi di laicità, tolleranza e cooperazione tra le due entità dette Oriente e Occidente a una popolazione araba che non ha più fiducia nei suoi dirigenti, che si riuniscono per constatare che sono d´accordo solo su un punto, quello di non unirsi mai? Come promuovere le idee della modernità in questo mondo dove la maggior potenza mondiale, in nome della modernità, commette ogni giorno crimini contro l´umanità? Quest´ultima modernità, però, ha uno strano odore di petrolio.
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